SITELMAN
SITÈLMAN… COSI’ TANTO…COSÌ ELASTICO!
Abbiamo da poco celebrato la nostra Festa Patronale nella ricorrenza della Festa dell’esaltazione della Croce, giovedì 14 settembre. Grandissima partecipazione, veramente oltre ogni previsione. Tutto è stato più grande, più debordante, più forte di come si pensava. Sopra l’altare campeggiava la frase biblica che ha ispirato i giorni di preghiera e di celebrazione: “Bondye te sitèlman renmen te a …” (Dio ha tanto amato il mondo…), presa dal testo del Vangelo della festa, Gv3,16. Ho riflettuto su quel termine “sitèlman”, (“così tanto”) e spontaneamente ho pensato alle magnifiche corde elastiche inviate come dono dall’Italia e ho potuto illustrare alla gente come l’amore di Dio fosse così elastico, così capace di tendersi per riuscire a raggiungere anche i più lontani per tenerli stretti a sé, per salvarli dalle cadute e dalla dispersione del male.
SILTÈLMAN, in missione occorre tanta elasticità mentale e non solo. Nei giorni precedenti la festa c’è stato il solito trambustio di lavori, di preparazioni varie, prove di canto, acquisti ai mercati, imbiancature, decorazioni… Io, da buon ambrosiano fremevo per l’apparente mancanza di tempistica o di organizzazione pratica… almeno secondo la mia logica…. Ma loro hanno comunque fatto tutto e anche bene, secondo il loro ritmo e la loro modalità haitiana, nonostante le mie ansie e le mie pretese lombardo-venete. Un’altra delle cose che faccio fatica ad accettare è il loro non avvisare per tempo, il non dire se verranno e quanti verranno… Così la sera prima della festa, aspettavamo una trentina di pellegrini per dare loro posto per dormire e qualcosa da mangiare, sono arrivati in più ben un centinaio di ragazzi e giovani provenienti dai diversi gruppi Kiwo del territorio. Bella cosa, ma i loro responsabili non avevano detto niente…. Così ho avuto un momento di lampante nervosismo, ma quando l’ho detto ai miei responsabili e collaboratori pensando di vederli in difficoltà questi invece mi hanno dato lezione di una grande elasticità organizzativa nell’assorbire il colpo e nel provvedere a dare posto e mangiare per tutti, aggiungendo dei tappeti da mettere a terra (facendoseli prestare dalle case vicine), restringendo gli spazi, buttando in pentola dell’altro riso, sorridendo ai nuovi arrivati come se niente fosse. Questo, se volete, è anche una caratteristica della società haitiana, almeno qui da noi, tra gente contadina e semplice. C’è posto per tutti, se si vuole. Le famiglie sembrano a noi nel disordine morale perché spesso non c’è un matrimonio che unisce la coppia secondo le regole e ci sono i figli dell’uno e dell’altro, avuti da altre relazioni e poi si aggiungono cugini e nipoti che hanno perso il papà o la mamma o non hanno altro posto per abitare. Sarà un disordine, ma alla fine c’è una elasticità nel gestire le situazioni che permette di dare accoglienza a tutti. A volte il rigore morale o sociale crea barriere, restrizioni, rifiuti e genera emarginazione e solitudine. In genere non è così qui da noi, disordine certo, ma anche una grande capacità di accoglienza.
SITELMAN i giovani hanno collaborato alla preparazione della festa tanto da stupire tutti. Non era mai stato così, di solito era il comitato formato da adulti che provvedeva ai lavori e a tutta l’organizzazione. Mi dispiaceva di non vedere i giovani impegnarsi e dare una mano, senza interesse per la buona riuscita della festa. Sembrava davvero che gli adulti avessero il monopolio e non facessero conto su di loro. In occasione di questa festa la cosa si è invece ribaltata ed è stata la presenza giovanile quella che ha fatto di più. Credo sia stato anche merito dell’investimento fatto questa estate con la scuola professionale organizzata per cinque settimane con corsi di informatica, inglese, cucito, musica e cucina. Hanno partecipato in media una ottantina di giovani, soprattutto per informatica e inglese. Così c’è stato un bel contatto con tanti di loro ed è stato un bel guadagno per la nostra pastorale giovanile e per il senso di appartenenza alla comunità cristiana.
Per finire in bellezza abbiamo organizzato per tutti i giovani dei corsi , per i chierichetti e alcuni collaboratori una bella gita al mare. Per diversi di loro era la prima volta che vedevano il mare da così vicino e addirittura potersi guazzarci dentro.
SILTELMAN abbiamo celebrato le nostre feste patronali, perché avendo ben 17 comunità nel vasto territorio parrocchiale, ben 14 hanno fissato le date della loro festa annuale proprio in questo stesso periodo dell’estate favorito dalla scarsità di precipitazioni, dalla pausa stagionale del lavoro dei campi (non è tempo né si semina, né di raccolto) e dalle vacanze scolastiche con molti giovani che tornano a casa e ripopolano le comunità. Feste patronali che richiedono continui spostamenti, visite ai malati, tridui di preghiera e celebrazioni dei sacramenti. Da giugno a settembre ho potuto amministrare più di 350 battesimi e almeno 200 prime comunioni. Un periodo davvero intenso e molto appagante sotto il profilo pastorale e che ha davvero chiesto tantissime energie. Forse anche per questo che ho tardato tantissimo nel offrire il contributo sul blog.
SILTELMAN sono stati contenti i nostri bambini e i nostri ragazzi nel vivere una bellissima giornata con i volontari del servizio civile operanti con la nostra Caritas Ambrosiana ad Haiti di cui sinceramente faccio fatica a ricordare i nomi, ma non certo la loro bella testimonianza di affetto e spirito di servizio per i nostri piccoli. Hanno proposto con successo giochi, animazioni e attività tipiche del nostro più classico repertorio dell’oratorio estivo. Hanno potuto notare come i bambini di Ka-Philippe sono facilissimi da gestire, coinvolgere ed entusiasmare, molto di più rispetto ai bambini della capitale. Accompagnava il gruppo la nostra operatrice Caritas presente a Port de Paix, Chiara Aspesi
SITELMAN l’amicizia non ha limiti e confini che spesso abbiamo gruppi di volontari, giovani e adulti, e di persone che amano vivere la solidarietà con i più poveri che scelgono di vivere le loro vacanze nel venire a trovarci e stare qualche giorno con noi. Si tratta di una scelta coraggiosa e non certo comoda, spesso chiede di correre dei rischi per la salute e l’incolumità, e di affrontare l’avventura di un paese senza strutture, strade e altre belle garanzie da villaggi turistici. Ad Agosto sono passati da noi il gruppo di amici della parrocchia milanese di Opera, guidati dal parroco don Olinto, mio grandissimo amico, compagno di ordinazione, anche lui con alle spalle una forte esperienza Fidei Donum in Zambia. Con loro, come guida haitiana, c’era padre Paul, un sacerdote originario della stessa diocesi di Port de Paix e che è ora ospite da don Olinto per seguire gli studi di Teologia Pastorale nella nostra facoltà di Milano e per poi tornare ad Haiti per compiti formativi e aiutare il presbiterio locale a crescere in esperienza e qualità pastorale.
Avevo avuto modo di conoscere il gruppo in Italia, nell’ultima mia permanenza a maggio 2017 ed ero stato invitato da don Olinto per offrire la mia testimonianza sulla missione ad Haiti. Il gruppo ha potuto visitare in lungo e in largo la parte haitiana dell’isola, con tanti spostamenti in Jeep e visitando parecchi luoghi e comunità. A Ka-Philippe sono venuti sabato 19 Agosto, il poco tempo a disposizione non gli ha permesso di vedere molto, ma quanto basta per rendersi conto della situazione ed essere colpiti al cuore.
Questa visita permetterà così anche di tenere viva una collaborazione con la parrocchia e magari realizzare qualche progetto di cui si è parlato insieme a tavola e non solo. Uno dei progetti è quello di sostenere l’azione a favore della salute, con l’acquisto della moto per le visite a domicilio e di medicine.
SITELMAN il Gruppo Missionario le Formiche di Melzo è carico di passione per lavorare con i poveri e per tenere aperti i confini del cuore che i giovani e i giovanissimi ne sono attratti e coinvolti. Penso al grande lavoro di volontariato che si prodiga in tanti settori per raccogliere i fondi necessari ai progetti. Il campo dei sogni continua a far sognare e a quanto pare dalle foto che vedo su Facebook produce frutti buonissimi e genuini. Rilancio il sogno di venire ad Haiti ad aprire un altro campo dei sogni, insegnando alla gente di qui coltivazioni nuove e più capaci di dare sicurezza alimentare. Il terreno non manca e la nostra parrocchia ne è veramente ricca .
I frutti più buoni poi, non sono solo quelli da mettere in tavola, ma ci sono anche frutti come il giovane Saverio che riparte per la Bolivia e questa volta per 6 mesi. Gli auguro tutto il bene possibile e di tornare a Melzo con tanta carica missionaria da contagiare tanti altri giovani a credere nel dono della vita e nella solidarietà.
Vi seguo da oltre oceano, ma il mio cuore è sempre lì con voi, in modo speciale per questa prossima Giornata Missionaria.
SITELMAN il gruppo degli alpini di Arcisate vogliono bene alla nostra missione di Haiti che hanno scelto di adottarci con le loro iniziative di solidarietà. Addirittura il gruppo corale alpino delle Orobie, che mi ha regalato il calice da Messa di don Bruno e che sto usando ogni giorno da quando sono tornato dall’Italia, ha in programma di dedicare ad Haiti il ricavato delle manifestazioni canore programmate per l’anno e non solo. La sezione di Varese, inoltre mi ha già inviato da tempo il prima tranche di 10.000 euro che mi aveva promesso e intende inviare ancora una cifra simile prossimamente. Grazie a questi contributi potrò realizzare il sogno d dare l’acqua potabile alla popolazione di Ka-Philippe in collaborazione con Filomondo (grazie sempre al contatto diretto e appassionato con l’ingegniere Bertani Giuseppe di Abbiate Guazzone) che ci invierà la gran parte del materiale necessario. Ormai c’è una bandierina tricolore degli alpini italiani ben piantata nel nord ovest di Haiti, in prima linea per combattere la povertà e garantire un futuro migliore a tutti.
SITELMAN la luce è vita. In Italia, salvo qualche momentaneo black out non abbiamo l’idea di cosa significhi vivere senza energia elettrica, senza luce nelle case e nelle strade. Il fatto di mettere un pannello solare con batterie e inverter che permetta di ricaricare il telefono o la lampada a led per la notte cambia la qualità della vita delle persone. E’ proprio il caso di dire che dove c’è luce c’è la vita. Il telefono da ricaricare non è solo un problema di fare delle chiamata e di conversare con amici e parenti, è anche il solo mezzo per ricevere notizie dal mondo, sentire la radio, vedere delle immagini e dei video. Qui non esiste la televisione, se non a prezzi proibitivi (nemmeno io l’ho ancora istallata) per via della parabola, del sistema di abbonamento e dell’energia. Il contatto con il mondo, anche per vedere l’ora del giorno, resta il telefono cellullare. Inoltre, grazie all’energia di questi pannelli la gente può ricaricare le lampade a led per avere la luce a partire dal tramonto e al mattino presto quando tutti si alzano che è ancora buio. La qualità della vita è certamente cambiata. I giovani così possono anche avere più tempo per leggere e studiare per la scuola. La giornata diventa più lunga e le relazioni famigliari e sociali più facili.
In parrocchia ho da tempo istallato un sistema di 5 grandi pannelli solari che danno energia per il funzionamento della casa e della chiesa. In una sala ricostruita abbiamo messo a disposizione molte prese per permettere la ricarica gratuita alle persone della comunità.
Inoltre, a questo proposito, devo dire un immenso grazie per il contributo degli amici dell’Urbs Franciscana, una Onlus persegue finalità di solidarietà sociale. Ha come scopo fondamentale la costituzione di un movimento globale apolitico e apartitico basato su principi di solidarietà, giustizia, equità e partecipazione, orientato al raggiungimento di due obiettivi di lungo periodo: riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici e lotta contro la povertà nel rispetto della dignità umana.un gruppo di volontari animati dallo spirito francescano e ispirati dal ministero di Papa Francesco che ho conosciuto grazie ai coniugi Simona Fantini e Marco Pezzaglia (che è consigliere della fondazione) di Melzo che hanno inserito il progetto per la mia missione dentro il quadro delle loro iniziative benefiche (vi consiglio di visitare il loro sito: http://www.urbsfranciscana.org/), soprattutto nel campo delle risorse
energetiche per le popolazioni più povere del mondo. Con il loro contributo abbiamo fatto ben cinque altre istallazioni nelle altre comunità più numerose dopo Ka-Philippe, come Gran Falez, Boukan Patriot, La Bellèe e Moustik che permettono anche a loro di ricaricare i telefoni, dare luce di notte in casi di emergenza colera o ricoveri urgenti nei dispensari, di offrire la ricarica di apparecchi per il suono e la musica utili per la scuola e l’animazione. Per ogni installazione abbiamo messo un pannello da 280 whatt, un inverter, un regolatore, prese, interruttori, circuiti di filo per far arrivare la luce e le prese dove occorrevano. Abbiamo pagato i due tecnici e provveduto al trasporto. Così la somma inviata è stata spesa tutta e bene con la gioia di queste sei comunità beneficiarie.
SITELMAN gli amici di Arcisate avevano raccolto e inviato tanti generi di grande utilità che l’ultima parte del materiale è arrivata con i container del mese di agosto. La raccolta era stata fatta prima di fine Aprile e tutto il materiale portato alla sede di Torino della congregazione dei Camilliani che hanno un continuo invio di materiale per il loro ospedale di Port au Prince e che gentilmente, da anni, collaborano con noi nel riservarci alcuni spazi gratuiti nei loro container. Così tanto ben di Dio da distribuire e da utilizzare che ha riempito ancora due camioncini. Ancora tante biciclette, cibo, materiale per la scuola, vestiti, macine manuali per il mais, giochi, materiale sanitario…
In questi giorni ho già visto le foto dell’enorme lavoro che gli amici dell’associazione Levhaiti di Arcisate, Brenno e dintorni stanno svolgendo per la nuova raccolta di materiale da spedire. Già radunati ben sette bancali di ogni ben di Dio, addirittura ancora 30 biciclette, 12 brandine (utilissime per i bambini e le persone anziane che dormono sul pavimento di terra battuta) e 60 materassini da campeggio… Spero che il tutto trovi spazio al più presto nei container che verranno spediti a fine mese o nel prossimo viaggio prima di Natale.
SITELMAN ci volete bene che le occasioni per aiutarci e i modi per farlo si moltiplicano. In questo momento penso a Peppo che con il Mooving for Africa si sta prodigando per raccogliere i fondi e per sensibilizzare gli amici. L’ultima trovata “pepponiana” è stata quella proposta in occasione della recente festa Patronale dei Ss. Siro e Materno di Desio. Si tratta della “matithaiti”, una matita ecologica, biodegradabile che una volta consumata abbastanza per scrivere e disegnare, può essere infine piantata in un vaso e produrre con i semi contenuti nel suo fondo una bella piantina ornamentale. Lo slogan dice “vuoi aiutare la missione di don Levi ad Haiti? Allora piantala!!!”. Peppo e company hanno proposto questo gesto anche in occasione della rappresentazione teatrale del gruppo che ha devoluto il ricavato utile della serata che animava la festa patronale per la nostra Missione. Approfitto per dire ancora grazie al nostro grande amico e benefattore, il parroco di Desio, mons. Gianni Cesena sempre calorosamente e sinceramente disponibile a favorire le attività di animazione e solidarietà per le missioni.
SITELMAN ci voleva bene il nostro caro Vittorio Ramponi, un affetto alimentato dall’amicizia e dal ricordo degli anni vissuti insieme nell’oratorio maschile Beata Vergine Immacolata di Desio. Lo ricordo come un ragazzino intelligente, sensibile e servizievole, un chierichetto fedelissimo e motivato. I suoi occhi stupendi ed il suo sorriso, sono ancora stampati in mente anche dopo quasi trent’anni dal mio servizio come coadiutore a Desio. Purtroppo la tristissima notizia della sua morte assurda avvenuta il 30 agosto, a soli 39 anni di vita, mentre viaggiava in moto per tornare a casa. Era su un cavalcavia e dalla strada sopra di lui è caduta la ruota persa da una macchina d’epoca che lo ha colpito in pieno. Una fatalità veramente crudele ci ha così privato di una persona stupenda e lo ha strappato dalla vita della sua cara moglie e delle sue due bambine e del suo carissimo fratello Roberto. Non ho potuto fare altro che unirmi al dolore della sua famiglia, a quella dell’immensa folla che ha gremito la Basilica di Desio e celebrare per lui una bella Messa a tamburi suonanti perché come mi insegnano i credenti haitiani l’amore di Dio ci assicura che c’è una festa della vita che ci attende ed bene entrarci con il passo danzante di chi ci crede.
Finalmente dopo quasi tre mesi, tanti tentativi andati a vuoto per mancanza di tempo e di connessione, ecco fatto! Riprendiamo a comunicare e per adesso finisco così anche se avrei una montagna di cose da dire e da presentare. Mi metto subito d’impegno per la prossima puntata…
Un abbraccione a tutti, buona Giornata Missionaria a tutti.
Pè Levi
GRAZIE ITALIA
GRAZIE ITALIA
Sono tornato da qualche giorno e tento di mettere per iscritto il racconto del mio recente viaggio in Italia così intenso e vorticoso, quasi come essere stato dentro il cestello di una lavatrice in centrifuga. Avevo programmato tante cose, tante visite, tante iniziative… e poi ne ho potuto vivere solo la metà e in compenso ci sono state tante sorprese e tanti altri incontri felicemente non previsti… Tutto sommato ho percorso 3500 km in lungo e in largo per la diocesi per rispondere alle richieste di testimonianze o di celebrazioni o per presenziare ad eventi organizzati per raccogliere fondi e sensibilizzare.
La qualità più bella, l’elemento unificante in tutto questo marasma è stato il segno dell’amicizia. Tutti coloro che si sono mossi per aiutarmi nella missione lo hanno fatto a partire dalla storia della nostra amicizia, in nome di una relazione che ci ha unito a suo tempo grazie al mio ministero come sacerdote o semplicemente per il tratto di strada percorso insieme.
Quest’anno avevo con me Padre Zaccaria, il parroco della parrocchia di Jean Rabel dal cui territorio è stata ricavata la mia nuova parrocchia di Ka-Philippe. Siamo grandi amici e si collabora per il servizio a tutta la zona e ho ricambiato la sua grande ospitalità invitandolo in Italia. Naturalmente per lui è stata un esperienza straordinaria e non finisce più di ringraziarmi. Purtroppo è restato in Italia poco più di 15 giorni ed è dovuto rientrare per motivi pastorali. Ha però avuto l’occasione di trascorrere qualche giorno a Roma presso la comunità dei Monfortani.
Stavo per stampare un foglio ed ecco che mi ritrovo una bella lucertolina piazzata sul piano di ingresso dei fogli. Il bello è che non voleva andare via… Si vede che voleva sfidarmi con il tridimensionale… In effetti sarebbe bello avere stampanti che riproducono in 3D animali veri come le caprette ad esempio, così ne avrei da dare a tante famiglie ancora restate senza. Comunque il miracolo della comparsa di nuove caprette vere e belanti si è già realizzato grazie all’aiuto di tanti di voi e invece di marchingegni elettronici si è trattato di cuori sensibili e carichi d’amore. Così ora possiamo duplicare perché la famiglia che ha ricevuto una capretta ha promesso di dare il primo capretto nato ad un’altra famiglia che a sua volta farà altrettanto…. 100 caprette ne daranno altre cento, e queste altrettanto… molto meglio di una stampante a 3D….
Abbiamo fatto una prima riunione con tutti i beneficiari delle caprette già donate, circa un centinaio… Le caprette stanno bene e alcune sono già in stato interessante…. Purtroppo qualcuna si è ammalata ed è morta a causa della mancanza di scrupoli di alcuni venditori che hanno usato il trucco del bicarbonato. Facendo assumere del bicarbonato alle caprette queste si gonfiano, sembrano più grosse e si vendono ad un prezzo più alto. Poi, una volta portate a casa mostrano inappetenza e dolori allo stomaco e solo alcune si possono salvare se curate per tempo. Bisogna allora considerare un dieci per cento di perdite sul gruppo iniziale…
GRAZIE ARCISATE E BRENNO
Gli arcisatesi e i brennesi mi hanno dato tantissimi segni di solidarietà, di stima e affetto. Alcuni genitori hanno organizzato una cena di solidarietà al PalaVelmaio gestito dalla cooperativa che ha deciso di donarci lo spazio gratuitamente. I partecipanti erano quasi trecento o forse più e ho potuto vedere come erano tutti legati alla mia storia, per parentele, amicizie e esperienze vissute insieme negli anni giovanili. Ma la cosa che ha stupito di più è stato vedere arcisatesi e brennesi a tavola insieme (eh… eh …). Tra coloro che poi si sono dati da fare a livello organizzativo ho trovato con sorpresa Giulio Magnoni il catechista della mia prima adolescenza e che ora poteva con sano orgoglio vedere in me uno dei suoi buoni frutti da educatore.
Con una certa emozione sto celebrando le Messe in parrocchia con il calice donatomi dal coro alpino Orobica in occasione della serata dedicata al gruppo alpini di Arcisate nel 85° anniversario di fondazione. Era il sabato 27 maggio sera, nella Basilica, l’alpino e mio grandissimo amico Daniele Resteghini, anche lui alpino, che ha presentato con tanta finezza e passione la serata, mi ha fatto chiamare davanti a tutti per donarmi la grossa valigia di metallo contenente tutto il corredo della messa da campo che utilizzava don Bruno, il cappellano militare fondatore del coro e che “è andato avanti” come amano dire gli alpini quando un loro compagno muore e li precede in paradiso. Molto emozionato e preso del tutto alla sprovvista credo di aver balbettato qualcosa sul fatto che il sacrificio di tanti alpini ora può continuare a dare frutto in una delle terre tra le più povere al mondo.
Quando ho mostrato il calice alla mia gente di Ka-Philippe è sgorgato un grande ooohhh da vero coro di montagna e ho cercato di spiegare loro chi sono gli alpini. Ho detto che sono soldati specializzati a combattere sulle montagne e sono gente che ama la sua patria è che è disposta a dare la vita per respingere ogni nemico e ogni minaccia. Hanno combattuto tante battaglie e tanti sono “andati avanti”. Ora, anche in congedo, non smettono di offrire la loro vita per combattere tanti mali di oggi tra cui la povertà dei paesi più sfortunati. Sono dei veri eroi, un esempio per tutti e in Italia sono molto amati e stimati. Tutti gli alpini amano cantare insieme come gli haitiani e alcuni di loro sono veramente bravi come gli alpini del Coro Orobico che ci ha regalato tante cose belle per celebrare le nostre messe e insieme ad un grande aiuto in denaro per le nostre necessità. Così abbiamo dedicato la mia prima Messa del mio ritorno a don Bruno e alla memoria di tutti i nostri amici alpini andati avanti. I responsabili del gruppo alpini di Arcisate con il presidente del gruppo Bini Graziano, mi hanno accompagnato a Varese ad incontrare il presidente della sezione per presentarmi e verificare se una parte del fondo disponibile raccolto per Haiti può essere destinato ai progetti che seguo, in particolare quello per portare l’acqua potabile più vicina alla gente. La collaborazione con noi Fidei Donum di Haiti non è nuova, gli alpini hanno già collaborato generosamente per alcuni progetti a Mare Rouge. C’era molta disponibilità e sincera attenzione e credo proprio che la sezione di Varese potrà continuare a darci una bella mano.
Quest’anno ad Arcisate ho potuto gustare una giornata a Monteviasco (alto luinese) insieme agli amici di Levhaiti. Qui potete vedere un bel video della giornata composto dal nostro Paolo Raccagni. E’ stato davvero bello poter trascorrere una domenica in assoluto relax. Alcuni di noi sono saliti a piedi, altri con la funivia. Il paesino conta circa 5 residenti, ma è molto frequentato da turisti ed escursionisti. Ci ero stato almeno altre due volte, una da giovane con l’oratorio e una da educatore di Seminario con i seminaristi di Venegono. Vi consiglio di andarci se volete gustare un angolo di paradiso, lontano dal caos, immerso nella tipica natura prealpina con vista sulla catena del monte Rosa. Volevo proprio trascorrere qualche ora senza dover correre e guardare l’orologio. Stare semplicemente con i miei amici, con le persone che per tutto l’anno si danno da fare per animare e sensibilizzare la solidarietà verso la nostra missione di Haiti. Abbiamo pranzato al sacco e celebrato la Messa di orario delle 16.00, animandola con chitarre e bel canto, per la gioia dei due Monteviaschini presenti e di una coppia di turisti. Grazie davvero per il bel momento, per il maggio prossimo prenotiamo ancora qualcosa del genere…
GRAZIE MELZO
La comunità pastorale di Melzo mi ha accolto con tanto affetto anche se non ho potuto essere presente come avrei voluto. Il primo appuntamento è stato sabato 6 per il battesimo di Sara, la terzogenita di Diego e Daniela, membri storici del Gruppo missionario “Le Formiche”. Sabato 20 maggio ho potuto partecipare alla serata del Mission Rock con il concerto dal vivo del gruppo Blascoforever. Ho gustato insieme a don Fabio la pizza fatta con il nuovo forno mobile e ho potuto stare un po’ con gli amici del gruppo delle Formiche tutti straimpegnati nell’animazione e nel servire la gente con le bevande, il cibo e altre buone cose. Ad un certo punto mi hanno chiamato sul palco per dare un saluto e un messaggio. D’accordo con Massimo Bari, il cantante del gruppo e mio grande amico, abbiamo invitato tutti a cantare insieme a noi “Voglio una vita spericolata” proprio per dire che tutti coloro che si prendono cura del prossimo devono avere il coraggio di buttarsi in questa avventura, lasciando ciò che è più comodo e sicuro, spericolandosi nel servizio proprio come stavano facendo gli amici del gruppo missionario che formicolavano alacremente dappertutto per la buona riuscita dell’evento il cui ricavato era destinato proprio per Haiti.
In un’altra occasione, la settimana prima di partire, ho potuto partecipare alla Messa con tutti i sacerdoti nativi o che hanno svolto il ministero per alcuni anni in occasione della festa Patronale del Sacro Cuore… Ho colto l’occasione per incontrare il nuovo parroco don Mauro Magugliani che mi ha ascoltato con grande interesse e si è informato della situazione della missione. Poi ho potuto passare dalle parti del Campo dei Sogni dove lavora il nostro gruppo missionario. Li ho trovati come sempre indaffarati e pieni di energia. Ho visto in diretta persone venire ad acquistare i prodotti già maturati come zucchine, insalata e quant’altro. Don Valerio poi mi ha accolto davvero con tanta amicizia e affabilità, abbiamo cenato insieme e così ho potuto aggiornarmi sulla situazione della comunità. Infine la Messa presieduta da don Mauro e poi un momento di rinfresco con tanti abbracci e saluti.
GRAZIE DESIO
Quest’anno sono stato più volte a Desio, il mio primo amore perché è li che ho svolto i miei entusiasmanti primi anni da prete dell’oratorio maschile (Beata Vergine Immacolata) dal 1985 al 1991. Dopo tanti anni devo proprio dire che gli ex giovani di allora (oramai sulla cinquantina o quasi) e i ragazzini e le ragazzine dell’oratorio (ormai adulti e con famiglia) hanno mantenuto un grande affetto nei miei confronti ed è sempre una grandissima emozione tornare per celebrare la Messa o presenziare a qualche evento organizzato per aiutarmi nella missione. Il primo impegno è stato proprio presenziare al matrimonio di Luigi Ciotti che ha chiesto di trasformare ogni regalo per lui in offerte da destinare a diverse realtà da sostenere tra cui anche la nostra missione di
Haiti. Il nuovo parroco, mons. Gianni Cesena è davvero una grande amico, l’ho conosciuto sin dal seminario e fra l’altro ha per anni guidato l’ufficio diocesano di pastorale missionaria. Grande cordialità e disponibilità da parte sua insieme ad una passione per la missione sempre viva e aggiornata. Peppo (Giuseppe Sala) si è fatto in quattro (tanto la stazza c’è eh ..eh….ma niente in confronto al suo cuore) per organizzarmi gli incontri e mantenere vivi tutti i contatti. Un evento che ha superato ogni limite di attesa e di previsione è stato la serata di concerto “Canthaitiamo” con il gruppo dei Beagles che ha suonato musica anni 60 e 70 coinvolgendo tutti i presenti, una marea di folla che ha occupato ogni posto disponibile nella sala teatro il Centro. Il cantante Lorenzo e membro storico del gruppo ha fortemente voluto l’evento coinvolgendo i suoi amici. Con Lorenzo mi ricordo le belle sfide a pallavolo, quando anch’io mi potevo permettere certe acrobazie e certe belle schiacciate. Lui era un fenomeno e io mi impegnavo a non sfigurare. Indimenticabile era stata la 24 ore di volley in palestra. Con commozione, proprio lui in persona, mi ha chiamato sul palco e mi ha regalato una mini palla di Pallavolo con la scritta Beagles come ricordo della serata da portare ad Haiti. Le ACLI di Desio hanno approfittato dell’occasione per donarmi il loro generosissimo contributo come associazione.
Sono tornato a Desio per pranzare con mons. Gianni e poter così scambiare qualche chiacchera sulla situazione ad Haiti e poterci salutare con più calma. Nel pomeriggio dello stesso giorno Peppo mi ha portato nel cremonese per visitare una fabbrica per macchine agricole per verificare la possibilità di realizzare un impianto per la trasformazione della manioca da realizzare a Ka-Philippe (ve ne parlerò in seguito). Abbiamo preso accordi per un tipo di macchina che però è molto adatta alla macina, ma andrebbe corredata con degli accessori per spelare la manioca, lavarla e poi per l’essicazione…. Vedremo….
Infine, l’ultima domenica di Maggio ho celebrato messa nella zona di campagna fuori Desio dove un bel gruppo di amici radunati da dottor Ostaldo Maurizio, con tanti genitori che collaboravano con me in oratorio, con figli e nipoti. Il posto è stato allestito per il ritrovo del gruppo che ama l’escursionismo e la montagna. C’erano i responsabili del CAI di Desio, amici di Maurizio che mi hanno offerto un contributo per Haiti e la disponibilità a continuare una attenzione di solidarietà anche per il futuro. Il dottor Maurizio che ha lavorato tantissimi anni nel reparto rianimazione dell’ospedale di Desio, ora entra in pensione e ha già programmato di venire a stare con me per tutto il mese di dicembre, sia in veste di medico, sia in veste di esperto agronomo….
Sono stato in Caritas dal nostro Davide Boniardi responsabile per i progetti in centro-America e nell’America Latina. C’era da definire il resoconto dei progetti realizzati con gli aiuti inviati in occasione del devastante ciclone Matthew e prevedere i prossimi con il resto dei fondi pervenuti. Anche Davide si è mostrato interessato al progetto per la lavorazione della manioca. Ci siamo lasciati con l’impegno di trovare esperienze già collaudate con le quali confrontarci per fare la scelta più giusta. Inoltre, abbiamo approfondito la fattibilità del progetto che impegnerà i volontari del servizio civile nella zona dove operiamo noi italiani.
C’è stato un momento in cui eravamo presenti in Italia tutti e tre i sacerdoti Fidei Donum italiani di Haiti. Agli inizi di maggio ci siamo trovati in ufficio missionario incontrare don Antonio Novazzi, il nostro responsabile per un aggiornamento sulla situazione che conosce bene anche perchè è stato più volte a visitarci ad Haiti come nel febbraio di quest’anno. Ho incontrato anche il nostro Vicario Generale Mons. Mario Delpini sempre molto attento e premuroso per noi Fidei Donum. Nello stesso periodo era a casa anche don Giuseppe Noli che ora presta servizio come Fidei Donum nel Niger e ne abbiamo approfittato per vederci e confrontarci sul nostro impegno missionario.
Ho potuto incontrarmi anche con il nostro caro Ingegnere Giuseppe Bertani di Abbiate Guazzone per rivedere insieme il progetto per dare acqua potabile a Ka-Philippe. Il tutto procede, anche se con tempi incerti per via dell’invio del materiale e dei possibili problemi doganali. Ne riparleremo presto qui sul nostro blog
Mi fermo qui, anche se dovrei parlarvi dei tanti incontri personali, di alcune famiglie che mi hanno invitato a casa, di persone che preferiscono fare del bene nella totale discrezione. Sto ricevendo aiuti da famiglie che hanno iniziato un rapporto sul tipo delle adozioni a distanza per sostenere la vita di alcuni tra i bambini più poveri (progetto Selfina …) o per far studiare dei giovani senza possibilità economiche. Ci sono persone che mi hanno fatto avere il loro aiuto direttamente sul conto e non riesco nemmeno a risalire alla loro identità. So che verranno fatte delle raccolte di generi alimentari e di materiale utile per la vita di qui. Vi ringrazio ancora per quanto avete inviato e per quanto invierete ancora.
Mi dispiace di non aver visitato altre comunità che mi sono vicine e mi sostengono. Mi renderò presente in qualche altra forma in attesa di ritornare da voi il maggio prossimo.
Da alcuni mesi ero a Ka Philippe, mi ero prefissato di girare attorno alla parrocchia per conoscere i miei vicini, girare per le case sparpagliate tra la vegetazione e i campi. A non più di 500 mt dalla chiesa mi imbatto in un sorrriso che spunta da dietro una pianta. Era il sorriso irresistibile di Selfina, una bambina poverissima, che non avevo mai visto prima perché non si muoveva da casa e non andava nemmeno a scuola o in chiesa per la vergogna della mancanza di vestiti.
Ho notato che aveva una gambina storta e mi hanno spiegato che era così dalla nascita. Ha un fratellino più piccolo, vive con la mamma e il nonno anziano. Vivono di ciò che coltivano e non sempre mangiano una volta al giorno.
Selfina ha 8 anni e ha frequentato pochissimo la scuola, ed è da almeno un anno che sta a casa perchè non può pagare la quota e tantomeno l’uniforme.
L’incontro con Selfinà e il suo sorriso è stato come un colpo di fulmine… La mia cuoca mi ha aiutato a recuperare dei vestiti nuovi e la biancheria intima. Ho iscritto Selfina alla nostra scuola e gli ho fatto fare l’uniforme. Ho assunto la mamma come donna delle pulizie per la scuola così da farle avere un minimo di contributo. Abbiamo trovato il contatto con un’organizzazione che si occupa delle malformazioni dei bambini e che offre in Haiti un servizo gratuito per procurare apparecchi correttivi. Selfina è stata visitata da una equipe ed è in lista di attesa per l’apparecchio correttivo. Quando l’ho portata in macchina alla visita era la primissima volta che saliva in una macchina e che si spostava da Ka-Philippe.
In vista dell’applicazione dell’apparecchio l’equipe medica ha riscontrato i segni della malnutrizione e ha chiesto di farle bere latte e mangiare cibi pieni di vitamine e proteine. Così abbiamo messo a disposizione una quota mensile per non farle mancare il necessario
Adesso Selfina viene a scuola e partecipa alla Messa. Tutti le vogliono bene e lei è davvero piena di vita.
Selfina mi ha provocato ad aprire gli occhi e a visitare la mia gente, casa per casa…. Selfina era a pochi metri da me e non l’avevo mai notata. Mi sono chiesto chissà quante Selfinà ho nel mio immenso territorio parrocchiale. Per questo lei è un simbolo, una testimonianza vivente a cui dire grazie per avermi aperto gli occhi e il cuore per intervenire su altre situazioni. Lei è la prima della serie per questo le sono particolarmente affezionato. Naturalmente sarà fondamentale rendere tutta la comunità più attenta e più sensibile, soprattutto i collaboratori e i responsabili delle varie zone, altrimenti io davvero potrei fare poco e questo tipo di attenzione non avrebbe un futuro. Talvolta si riscontra quasi un sentimento fatalistico, un modo di pensare che sembra dire: “ Amen, è così perché Dio lo ha voluto, che ci possiamo fare?”.
PROGETTO SELFINA potrebbe essere un progetto per il sostegno dei bambini più poveri tra i poveri, un aiuto per cibo, vestiti e la scuola.
Il sorriso di Selfinà è il suo tesoro ed è una sorgente di tenerezza per chi la incontra. Come sarebbe bello se la nostra vita fosse anzitutto un sorriso, nonostante problemi e miserie?
La vita nasce da un sorriso, la vita nuova di Selfina è iniziata quando mi ha sorriso nonostante fossi un bianco e uno sconosciuto.
Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà
Che la vita sorrida al nostro piccolo Matteo, figlio di Marco e Valentina, che mi ha reso Granton-ton (nonno zio) per la terza volta.
BUONE VACANZE A TUTTI
LI LEVE BYEN VIVAN, ALLELUIA – MAI STATO COSI’ BENE, ALLELUIA
Li leve byen vivan, alleluia
Si è alzato bello vivo…. Mai stato così bene, alleluia
Un po’ come a dire che uno si è alzato pieno di energie e di vita dopo una bella dormita. Mai stato così bene! Il linguaggio semplice della gente povera di Haiti non ha certo categorie teologiche per esprimere il prodigio della Risurrezione di Gesù. In fondo, come ci ha fatto notare Padre Ermes Ronchi, il linguaggio usato dai vangeli è lo stesso. “Si è levato”, si è alzato in piedi”, come noi ogni mattino dal nostro letto. Gli evangelisti stessi non hanno trovato altro linguaggio per descrivere cosa sia successo il mattino di Pasqua se non quello semplice del risveglio, del levarsi in piedi, quello del quotidiano riprendere la vita ad ogni mattino. Così riprendo lo stesso linguaggio pasquale per augurarvi di svegliarvi bene, di sentirvi davvero pieni di forza e di speranza, di stare bene come non mai per riprendere la vita e affrontarla con una gioia nuova e con tanto amore.
Un esempio di risurrezione quotidiana me lo ha dato una ragazzina di 12 anni, Elid. E’ una ragazzina che se è viva è proprio grazie agli aiuti arrivati dall’Italia che mi hanno permesso di rafforzare il servizio sanitario e la cura dei malati. Il responsabile della comunità di Boukan Patryot mi aveva avvisato della malattia di questa bambina e che l’infermiera del locale dispensario dava ormai per spacciata, a meno che fosse stato possibile portarla nel più vicino grosso ospedale di Jean Rabel per tentare qualcosa. Ero stato a visitarla e la conoscevo perché faceva parte del gruppo di bambini in preparazione alla Prima Comunione. Abbiamo subito organizzato il trasporto e grazie alla nostra Jeep è stata portata all’ospedale con urgenza. Il dottore che l’ha visitata ha detto che se avessimo tardato un giorno ancora sarebbe morta. Dopo alcuni giorni di flebo e di cure Elid è guarita ed è tornata piena di forze e di voglia di vivere. Abbiamo poi celebrato la Prima Comunione due settimane più tardi. Poi lei è entrata nel gruppo Kiwo diventandone una presenza tra le più forti ed entusiaste, tanto da meritare un posto come responsabile dei più piccoli.
L’altro giorno è arrivata in parrocchia dopo due ore a piedi da sola, si era messa il vestito della festa per incontrarmi. Aveva una povera borsa semivuota tra le mani. Mi ha sorriso come solo lei sa fare e mi ha detto che voleva parlami di un problema. L’ho fatta sedere, gli ho dato dell’acqua fresca e un piwuili (tipo chupa chupa) e l’ho ascoltata. Mi ha detto che aveva fame, che da giorni non mangiavano un granchè e non c’era più niente in casa di commestibile. Lei vive con una zia anziana, il papà non c’è più da tempo, la mamma se n’è andata inspiegabilmente a Port au Prince dopo che lei era guarita e non ha più dato notizie, ne inviato niente, ne cibo, ne soldi. La zia intanto si è ammalata e ora è lei che cerca di governare la casa, di procurare l’acqua e qualcosa da mangiare. Nella borsa aveva una pannocchia, una cipolla e due piccole patate date da qualcuno. Mi ha davvero sorpreso il coraggio e la forza di questa ragazzina che ha deciso di propria iniziativa di muoversi, di fare tanta strada da sola e di cercare aiuto per la zia. Gli ho dato riso, pasta, fagioli e olio. Gli ho dato dei soldi per acquistare il resto responsabilizzandola nel darmi il resoconto e ho poi inviato la nostra infermiera a visitare la zia. Dopo che ha fatto tanta strada a piedi e per aiutarla con il carico di cose da portare a casa ho chiesto ad un nostro giovane di portarla con la mia moto a destinazione (e per lei era la prima volta) . Era già sulla moto, quando ad un tratto è scesa, mi ha abbracciato contenta e mi ha dato un bacio sulla guancia, dicendomi grazie. Gli ho detto che se io posso aiutare lei e tanti altri come lei è grazie alla generosità di tanti amici italiani che ci vogliono bene. In questi giorni le farò ancora visita per vedere come va la situazione e accordarmi con il responsabile laico della comunità.
Un altra storia di risurrezione è quella di Chelin una ragazzina di 11 anni che era a Port au Prince il 12 Gennaio 2010, quando il terremoto ha devastato tutto e ucciso quasi 250.000 persone. Tra queste vittime c’erano anche il suo papà e la sua mamma. Lei, che aveva 4 anni all’epoca, è miracolosamente rimasta illesa, non avendo più un familiare in vita, è stata mandata dalla zia, nel nord ovest di Haiti, a Fouby, una piccola frazione della cappella di Boukan Patryot. Così è stata accolta dai suoi parenti di qui. La zia però non ha mai mostrato molto amore per lei e adesso, che è diventata più grande, gli viene rinfacciato di essere un peso per la famiglia. Così l’altro giorno, mentre ero in visita al cantiere per la ricostruzione della chiesa della comunità di Fouby crollata con il ciclone, mi ha chiesto un favore. Mi ha detto:” Mon Pè, ho saputo che stai comprando pecore e caprette per aiutare la gente colpita dal ciclone. Non avresti una capretta o una pecorella anche per me? Così mia zia finalmente mi tratterà con rispetto e sarà contenta di me perchè ho portato a casa una pecorella o una capretta. Così non dirà più che sono un peso”. Potete immaginare come questo mi abbia toccato il cuore e dopo aver chiesto maggiori informazioni sulla bambina e aver verificato che davvero le cose stavano come lei diceva (caratteraccio della zia compreso), le ho dato i soldi (circa 3500 gourde, quasi 40 euro) e l’incarico di andare lei al mercato con una sua cugina più grande per acquistare una bella pecora. Due giorni dopo sono tornato da quelle parti per incontrare Chelin e fare due foto. La pecora scelta è anche incinta e presto darà alla luce uno o più agnellini. Le ho chiesto se adesso la zia è contenta di lei. Mi ha detto. ” mon Pè, adesso mi tratta benissimo e non mi rinfaccia più niente. Mi sembra di vivere in un’altra famiglia. Grazie tantissime mon Pè!”. Come non rinviare questo grazie a tutti voi che ci avete inviato fondi per restituire a tante famiglie qualcuno degli animali persi nella strage provocata dal ciclone?
Ecco le risurrezioni di ogni giorno, ecco che cosa è per me il LEVE BYEN VIVAN che continua nella storia di ogni giorno, in ogni angolo nel mondo. Gesù risorge là dove una generosità riaccende e rende possibile un nuovo slancio di vita, dove un gesto di attenzione e di cura è capace di far uscire da una situazione difficile se non disperata. Là dove si incoraggia il non arrendersi e sedersi difronte alla povertà e alla miseria.
Buona Pasqua a tutti e a tutte. Che la Pasqua sia il risveglio più bello per tutti noi.
Spero di riuscire a inviare altre informazioni con il nostro blog, ma soprattutto arrivederci in Italia a fine di questo mese. Arriverò giovedì 27 Aprile e ripartirò verso fine maggio. Sarà bello vedervi e ringraziarvi di persona.
BOUYON, la zuppa più buona del mondo
Soup la ki pi gou
LA ZUPPA PIU’ GUSTOSA: il bouyon
Il tempo è passato così in fretta che non mi sono quasi accorto di aver saltato l’appuntamento con il blog da quasi due mesi. Vi devo delle scuse, ma davvero l’intensità della vita di questo periodo mi ha preso la mano, la testa e il cuore. E’ stato un minestrone, una zuppa piena di ingredienti e di gusto. Qui ad Haiti la zuppa più buona, con carne, patate, cipolle, pane, banane, legumi e spezie varie, si chiama “bouyon” e ve la consiglio quando verrete ad Haiti a farci visita (ma non chiamatela zuppa – soup- se no si offendono).
Così proprio nello scrivervi assaporo il buon gusto di questo periodo, e ne apprezzo ora la ricchezza di ingredienti e di sapori.
A proposito ho trovato una storiella che non so bene di chi sia, forse ancora del mitico Ferrero, e che ho adattato al mondo haitiano. Si narra di un uomo misterioso, uno straniero che entrato in un villaggio ha chiesto alla prima signora che ha incontrato se aveva qualcosa da mangiare. Lei rispose quasi seccata: “No io non ho niente da darti, qui siamo tutti poveri”. L’uomo per niente scoraggiato le risponde:” Ok. Ma possiamo fare così. Io ho qui nella mia borsa una roccia speciale che se messa a bollire in una grande pentola è capace di trasformare l’acqua bollita nel bouyon più buono del mondo”. La donna stupita e incuriosita accetta di procurare la pentola e chiede aiuto alla vicina per la legna e ad un’altra per l’acqua. In men che non si dica tutto il villaggio si è radunato attorno alla grande pentola sul fuoco. L’uomo misterioso mette il sasso speciale nella pentola e dopo un pochino, dopo aver ben mestolato, assaggia un po’ della zuppa. “Uhm, veramente buona… Ma mancherebbe qualche patata. Qualcuno può offrirla?”. Una donna corse subito a casa a prendere delle patate che dopo averle pelate vengono gettate nella pentola. Ancora un assaggio e lo straniero dice.” Uhmmm… adesso sì che è ancora più buono. Ma se ci fosse della cipolla…”. Un’altra donna corse a prenderle a casa. Ancora una bella girata di mestolo e ancora un assaggio. “Mezanmi, veramente ottimo, ma… se ci fosse un pezzettino di carne…”. Anche qui, spinte dalla curiosità e ormai conquistate dal buon profumo che usciva dalla pentola alcune donne andarono a prendere un po’ di carne. “Poi, assaggio dopo assaggio, il misterioso cuoco venuto da chissà dove, chiedeva l’apporto di qualche altro ingrediente trovando da parte di tutti una inaspettata disponibilità ad accontentarlo.
Alla fine lo straniero disse: “Un pizzico di sale e… uhmmmmmm … Adesso sì che abbiamo il bouyon più buono del mondo! Andate a prendere piatti e scodelle e venite a mangiare questa delizia. Tutti corsero a prendere piatti e scodelle e tutti mangiarono con grande gusto questo bouyon davvero buono. Tutti erano piena di gioia e di allegria e tutti potevano dire:” E’ anche merito mio se è così buono!”. Mentre tutti mangiavano soddisfatti, l’uomo venuto da chissà dove scomparve senza che nessuno se ne accorgesse, ma lasciando a quella comunità il misterioso sasso che non aveva niente di magico, ma aveva fatto il miracolo di suscitare la collaborazione di tutti. Così da quel giorno il villaggio non mancò ogni tanto di ripetere l’esperienza di condividere ciò che avevano per fare il bouyon più buono del mondo, soprattutto quando avevano bisogno di sentirsi una comunità più unita e solidale.
E’ una bella storia e quando l’ho raccontata nella predica è partito anche un sincero applauso della gente. Mi sono scusato perché probabilmente più di qualcuno aveva davvero fame, ma forse ci sarebbe stato qualche invito a pranzo inaspettato da parte di chi aveva capito la storia.
Il vangelo citava le parole di Gesù all’inizio del discorso della montagna: “ Voi siete il sale della terra…. Voi siete la luce del mondo… Così ho voluto aiutarli a capire cosa vuol dire
essere luce e sale, qual è il gusto buono che dobbiamo mettere nella vita di tutti ….
A volte penso che avrei bisogno di più risorse per aiutare, ma devo anche fare attenzione di non riempire la pentola del villaggio dei miei sassi. L’emergenza del post uragano ha richiesto un grande sforzo economico per dare un minimo di risposta a tante urgenze. Ho trovato tanto aiuto da parte degli amici in Italia e devo dire grazie a tutti voi. Non solo ad amici e famiglie di Arcisate, di Brenno, di Melzo, Desio, Zibido S.Giacomo, Monza, Besnate Jerago, Ponte Sesto… Ma anche alla nostra Caritas Ambrosiana e all’Ufficio missionario con la Fondazione Lambriana.
Qui in parrocchia ho detto a tutti e continuo a dire che questo è stato un aiuto speciale, ma che non potrà ripetersi in questa misura. Dobbiamo invece far tesoro di questo tempo difficile per mantenere forte lo spirito di un amore reciproco, per non mancare di dare sempre il proprio contributo per il bene di tutti. Gli stranieri vengono e vanno, ma il popolo haitiano resta.
Noi sacerdoti Fidei Donum dovremmo agire proprio come il misterioso personaggio della storia e cercare quindi di essere presenti come uno stimolo ed un incoraggiamento per far venire alla luce ciò che è buono in loro, ciò che la gente stessa può far fare a partire dalle proprie risorse. Assaporare insieme a loro il gusto buono della solidarietà, della condivisione. Valorizzare il contributo di ciascuno anche se piccolo…
NUOVI INGREDIENTI DI GUSTO…
CAMBIA LA GUIDA POLITICA
In questo momento storico Haiti ha un nuovo presidente, Jovenel Moise, cattolico e uno che è della nostra zona, del nord ovest dell’isola. Per quel che si può intuire sembra davvero un buon uomo, una persona onesta e interessata al bene del paese. La gente nutre molta speranza in lui, soprattutto la popolazione di questo angolo di terra haitiana più trascurato dai governi precedenti. Alla fine di Gennaio c’è stato il secondo turno di elezioni la scelta delle autorità locali, tra i quali i cosiddetti Kasek, che sono come i nostri sindaci. Anche Ka-Philippe ha finalmente fatto eleggere una persona della comunità stimata da tutti, miss Franswa, una bravissima signora, formata come infermiera professionale e che fa parte anche del comitato parrocchiale. Altri due sindaci eletti in altre località del territorio parrocchiale sono persone che provengono dalle nostre comunità cristiane. Un trio di tutto rispetto e che davvero fa ben sperare. Anche questi sono ingredienti indispensabili per dare un gusto nuovo alla vita di tutti.
PROGETTO ACQUA POTABILE
L’ingegnere Giuseppe Bertani è stato tra noi per pochi giorni, ma come sempre, ha portato una ventata di energia e di intraprendenza che ha saputo contagiare tutti. C’erano con lui anche Antonio e Roberto , storici volontari e benefattori di Abbiate Guazzone che però ho potuto appena salutare e abbracciare un momento quando sono passati di qui. Hanno avuto molto da fare con don Claudio e i lavori in corso a Mare Rouge. Con Giuseppe invece ho potuto verificare la possibilità di un progetto per dare l’acqua potabile alla mia zona, soprattutto a Ka-Philippe. Abbiamo visto le due sorgenti più idonee dove la gente scende a prendere l’acqua ogni giorno camminando per un’ora buona in discesa per poi risalire con il peso delle taniche piene. Il progetto richiederà l’istallazione di due stazioni di pompaggio con l’alimentazione a pannelli solari. Si dovrà sistemare la zona delle sorgenti con muri di rocce e cemento e con cisterne di raccolta. Poi ci sarà da stendere e interrare almeno 3,5 km di tubo. L’acqua sarà distribuita in quattro o cinque punti costruiti lungo la grande strada che attraversa Ka-Philippe con i rubinetti e il bacino di arrivo.
Un grande progetto che Filomondo sponsorizzerà con l’acquisto e l’invio del materiale (circa 30.000 dollari). Si sta ora cercando uno sponsor per la realizzazione dei lavori che richiederanno almeno altri 20.000 dollari.
Un comitato di responsabili ci hanno accompagnato e guidato in tutto il percorso. Erano presenti rappresentanti di coloro che lavorano e risiedono all’estero, a Miami e che da sempre si adoperano per sostenere lo sviluppo e le opere sociali del posto dove sono nati. In particolare Guibert Saint Fort è il punto di riferimento principale, molto amato e stimato sia a Ka-Philippe come nelle comunità haitiana che risiede a Miami. Con loro abbiamo concordato il da farsi e come impostare la gestione futura della distribuzione quotidiana e della manutenzione.
Se il progetto di Ka-Philippe appare una cosa davvero grande, bisogna moltiplicarlo 10 volte quasi per avere l’idea del progetto che invece verrà realizzato sull’isola della Tortuga, la famosa isola dei pirati. Giuseppe è stato interpellato come esperto e a nome di una fondazione di Roma ha verificato la fattibilità del progetto e
l’impostazione dei lavori. Così ho potuto accompagnarlo nei due giorni di visita all’isola per fargli da interprete con il creolo. La Tortuga è davvero un isola con zone molto belle e ricche di vegetazione. Il tratto di mare da attraversare richiede quasi un‘ora di tempo e le correnti generano un bel movimento di onde non consigliabile per chi soffre il mal di mare. Il bello è stato salire sulla barca portati sulle spalle dagli addetti al servizio perché non c’era il molo per l’attracco.
La sorgente la si raggiunge dalla costa lungo un canalone nascosto dalla vegetazione (magari come facevano i pirati), oppure dall’alto scendendo per i sentieri che la gente percorre ogni giorno per prendere l’acqua. La fonte è ricchissima e la quantità di acqua come la qualità sono spettacolari. Tutto il progetto è valutato con un costo di circa 500.000 dollari (dieci volte quello di Ka-Philippe appunto). Il tutto potrà dare acqua a gran parte dell’isola con circa 12 punti di distribuzione.
OPERAZIONE CAPRETTE E PECORE
Proprio in questi giorni abbiamo finalmente iniziato l’acquisto del primo gruppo di caprette da dare alla gente che ha perso tutto. Abbiamo atteso che i prezzi calassero e
che il mercato avesse un maggior numero di animali da vendere dopo la strage causata dall’uragano. Adesso il prezzo è di circa 2500 a capretta, quasi 34 euro, ma può ancora abbassarsi. Per questo facciamo gli acquisti senza dare nell’occhio, un piccolo numero alla volta, e senza accendere appetiti speculativi (io non mi faccio vedere, perché se vedono un bianco ad acquistare i prezzi salgono di botto…). Inoltre, il problema delicato è la gestione degli animali da donare attraverso un comitato che possa verificare l’attività in modo che chi ha ricevuto in dono gli animali possa restituire alla comunità il primo capretto che nasce. Così si crea un circolo virtuoso che permette di accontentare sempre più famiglie con i nuovi nati e ripopolare di animali la nostra zona. Colgo l’occasione di dire grazie a tutti coloro che hanno aderito all’operazione “pecorella” e simili, perché ora cominciamo a vederne i frutti…
SEMENTI, SEMINA, PRIMI RACCOLTI
Il territorio della parrocchia è così vasto che mentre ad un estremo si comincia a seminare nella zona opposta si sta già raccogliendo. Inoltre c’è una buona varietà di prodotti a seconda del tipo di microclima che si crea nelle varie zone, quindi da un parte il miglio (pitimì) è già maturo, da un altra ci sono già i primi fagioli, in un altra il mais è a buon punto, in un’altra ancora i pistacchi sono pronti…. Così chi è stato da noi aiutato per la semina dei fagioli subito dopo l’uragano ora può già restituire una percentuale del raccolto da donare ad altri che semineranno per i primi di marzo… Così sarà per altri prodotti dove il nostro aiuto è stato davvero provvidenziale nei mesi di ottobre e novembre. Anche qui ci crea un circolo virtuoso di solidarietà e scambio che continuerà anche per altri raccolti e per altre semine. Così abbiamo i primi segni concreti che si sta davvero uscendo dall’emergenza.
OPERAZIONE CASE
Una parte di fondi è servita per dare una mano alla ricostruzione delle case danneggiate. Non ho intrapreso direttamente le costruzioni, ma ho dato del materiale (cemento, paglia, assi, travi, lamiere per il tetto,…) o un contributo per pagare muratori e falegnami a seconda delle disponibilità e dei casi. E’ stato un incoraggiare l’attività delle famiglia e sostenere i loro sforzi per ripristinare le abitazioni dopo la devastazione dell’uragano. Ci vorrebbero molti più fondi per accontentare più famiglie, ma non si può fare tutto e la gente lo capisce. Abbiamo aperto i dossier di chi mette in lista di attesa e di chi, come noi, spera nella provvidenza.
RICOSTRUZIONE E RIPARAZIONE DELLE CHIESE DANNEGGIATE
Grazie al contributo della Fondazione Lambriana secondo una scelta fatta in accordo con il nostro ufficio missionario abbiamo intrapreso la ricostruzione di tre chiese crollate a terra con l’uragano. Sono zone molto povere, dove l’esistenza di un edificio per la preghiera crea aggregazione e forza tra i fedeli cattolici, soprattutto in un contesto di forte presenza della chiesa protestante. La somma destinata è stata di 27.000 euro che ho diviso in tre parti uguali per ogni costruzione. Ho chiesto alla gente tutta la collaborazione possibile per far rendere al massimo i soldi a disposizione per arrivare almeno al tetto. Così ho cominciato con Loubye che è il progetto della chiesa più grande (18.50 x 9) perchè aspira a diventare una cappella e ne ha la chance. Purtroppo nel gettare le fondamenta abbiamo dovuto restare più alti con un utilizzo di materiale maggiore a causa di probabili allagamenti in caso di forti piogge. Siamo arrivati al tetto spendendo circa 11.000 dollari e per ora ci siamo fermati qui. Al posto delle pareti che mancano mettereno un intreccio di foglie di palma in attesa di avere un giorno altri fondi. La gente ha contribuito con l’acqua, recuperando le rocce, trasportando il materiale, facendo da mangiare a costi limitati per chi lavorava. I muratori e i manovali, quasi tutti appartenenti alla stessa comunità, hanno volutamente lavorare per una cifra minima e sottocosto. Immaginatevi una cosa così quanto sarebbe costata in Italia, per me è già un miracolo
arrivare dove siamo arrivati! Il giorno della grande gettata di cemento per il pavimento tutti hanno scelto di lavorare gratis e tutti hanno contribuito per il cibo da dare a tutti senza chiedermi un gourde (non ci vedete la realizzazione della storiella del sasso e del bouyon?). Adesso sto cominciando con la seconda chiesa crollata di Fouby per poi passare a quella di Vye Hatte. Per queste conto di far bastare i rimanenti 16.000 dollari, anche perchè saranno più piccole e destinate a comunità meno numerose.
AZIONE SANITARIA E ATTENZIONE AI BAMBINI PORTATORI DI HANDICAP (AKSYON GASMI)
Dopo l’uragano anche il tema della sanità è entrato a pieno titolo nella grande emergenza e ha chiesto un grande sforzo per dare risposta ai problemi di salute connessi alla mancanza di cibo e di risorse per vivere. Abbiamo dato forza alle attività dei nostri dispensari, abbiamo arricchito di quantità e qualità la scorta di medicinali e dato più disponibilità nei vari servizi. In particolare ritengo davvero provvidenziale il servizio di visita a domicilio e un coordinamento più preciso e studiato delle attività dei dispensari. Devo dire grazie alla nostra Miss Shinaidine che è entrata in piena sintonia con il servizio con capacità e passione. Per lei ho intenzione di acquistare un altra moto per agevolare gli spostamenti là dove la macchina non può arrivare e dove a piedi ci si metterebbe troppo tempo per arrivare a dare soccorso. Con Shinaidine stiamo portando avanti gli incontri con i bambini portatori di handicap insieme alle loro famiglie, sia nelle cappelle come nelle varie frazioni. Tutto questo nello spirito di Aksyon Gasmi di cui Madda è responsabile, come già sapete. Una attenzione privilegiata ai più poveri tra i poveri perchè piccoli e con gravi
difficoltà fisiche, psichiche e sociali. Madda continua a seguirci e a darci il suo supporto per ogni necessità. Grazie al suo interessamento abbiamo potuto dare al piccolo Loveson una gamba nuova e a Selfina un apparecchio correttivo per la sua gambina storta. Ma incontro dopo incontro scopriamo che si sono tanti Loveson e tante Selfina un pò dappertutto… Noi ci mettiamo tutto il nostro cuore e le nostre risorse, le risposte non potranno che aumentare a vantaggio di tanti altri.
TANTE BELLE COSE DALL’ITALIA
Dopo due mesi di viaggio, intorno alla metà di Gennaio, abbiamo ricevuto il materiale raccolto in Italia nei mesi prima del Natale.
Così abbiamo potuto distribuire la nostra buonissima pasta italiana e il gustosissimo tonno. Abbiamo dato i vestiti, i cappellini, le magliette, le borse, i foulard e quant’altro c’era nei 120 scatoloni arrivati. Stiamo distribuendo alle nostre scuole il materiale scolastico inviato con la gioia di tutti i nostri alunni e dei professori. Giochi e palloni adesso animano i pomeriggi in parrocchia, non solo a KA-Philippe, ma anche nelle nostre scuole e nelle varie frazioni. Grande successo per il lego e i giochi di incastro. Per i più piccoli sono stati apprezzati i vari pupazzi e i peluche. Va alla grande l’attività per il disegno, la pittura e la composizione di collane braccialetti. Un problema sono gli scoubidu perchè io non mi ricordo più come si facevano e qui nessuno li sa fare (mi mandate un video per ricordarmi la tecnica?). Amatissime e ricercatissime le biciclette che mettiamo a disposizione anche per chi deve andare lontano e ne chiede l’uso. Provvidenziale è stata la scorta di medicinali per rifornire i nostri dispensari. Certe qualità e tipologie di medicine qui da noi ce le sogniamo.
Non tutto era comunque arrivato e proprio ieri ci hanno avvisato che anche le ultime scatole sono sbarcate pronte per essere portate nei prossimi giorni a Ka-Philippe. Grazie davvero a tutti e avrò modo di mandarvi il resoconto con delle indicazioni su che cosa è meglio inviare in seguito, secondo le disponibilità.
I GRUPPI GIOVANILI, KIWO ALLA GRANDE
Un ingrediente di gusto nell’azione pastorale sono i nostri giovani, in particolare la loro partecipazione alle varie attività. In particolare va notato il crescere esponenziale delle adesioni di bambini, ragazzi e ragazze e giovani al gruppo Kiwo (vi ricordate, tanto per intenderci, qualcosa di simile ai nostri gruppi scout). E’ così vero che ormai tutte le cappelle e le frazioni hanno un gruppo così. Piano piano li stiamo aiutando ad avere le uniformi e il materiale necessario per la vita del gruppo. Sosteniamo con forza e convinzione la formazione degli aderenti e in particolare dei responsabili che non mancano agli appuntamenti formativi sia regionali che diocesani e nazionali.
Era cosi tanto che non scrivevo che rischio di mettere troppo in una volta sola. Il mio cuore è già pronto a promettervi di fare subito un’altra puntata per finire di raccontare e illustrare, spero che la realtà della vita di ogni giorno me lo possa permettere. Quindi a presto con altre informazioni e immagini, ve lo dice il mio cuore.
Pè Levi
SORRISI DI NATALE
SORRISI DI NATALE
Se venite in visita in questi giorni a Ka-Philippe, nel nord ovest di Haiti, non noterete quasi nulla che indichi il Natale come da noi. Non vedrete festoni, nè palline colorate, nè lucette intermittenti, nè tantomeno vetrine con tante belle cose esposte da comprare per fare un regalo. Ma se venite alla Messa delle 18.00 della vigilia vi potrete accorgere che più importante è proprio il Natale della Fede. Mi ricordo l’emozione del mio primo Natale a Ka-Philippe, la sensazione che ho provato di essere al posto giusto, nel momento giusto per celebrare uno dei Natali più belli della mia vita, ed è stato così. La povertà estrema della gente, del posto e della chiesa dove celebravo, insieme a tanta semplicità hanno veramente reso l’idea del Natale di Betlemme. Quest’anno, dopo il tremendo uragano che ha devastato il territorio, mi sento di dire che questo sarà il NATALE DEI SORRISI. Sono quei sorrisi di persone che scoprono di essere amate e pensate perchè hanno trovato un aiuto isperato nel mezzo della sciagura, di quei bambini che sorridono per una caramella, per un palloncino colorato o per un bicchiere d’acqua fresca. E’ quel tipo di sorriso di cui abbiamo scritto sui biglietti di ringraziamento per tutti coloro che hanno risposto con generosità all’appello drammatico del dopo uragano Matye che ha devastato grandi parti dell’isola. Ricordo ancora quelle parole che sottoscrivo in pieno:” GRAZIE A VOI, anche se dopo tante sofferenze causate dal terribile uragano e pur in mezzo a tante difficoltà, NOI POSSIAMO DI NUOVO TORNARE A SORRIDERE”.
Sono convinto che tutti voi possiate sorridere con noi, perché se è vero Dio ama chi dona con gioia, è anche vero che donare provoca gioia in chi dona e in chi riceve. Sorrido al pensare che tante persone si siano lasciate provocare dall’appello lanciato da Haiti perché hanno un legame di affetto e di amicizia con me. Sorrido perché questo è amore che circola, che non ristagna, che è più forte degli anni che passano, delle distanze e dei tanti cambiamenti nella vita di ciascuno. Davvero bello! Penso agli amici di Arcisate coinvolti dall’associazione Levhaiti che sta facendo di tutto per aiutarci e lo fanno con gioia, passione e sincera partecipazione. Qui metto una galleria minima per ricordare qualcosa delle loro ultime iniziative in vista del Natale, dalla spedizione del materiale per il container alla bancarella di sensibilizzazione con la vendita di panettoni, alla marcia dei Babbi Natale, agli anniversari di matrimonio, alle feste di Battesimo e di compleanno con la raccolta fondi per Haiti.
Sorrido anche perché ci sono tutti quelli che proprio non conosco di persona e che hanno contribuito inviando soldi direttamente con bonifici oppure attraverso l’associazione Levhaiti o facendoli recapitare a mano alle persone che mi conoscono. Sorrido insieme alla gente di qui, aspettando l’arrivo del container con dentro tanti scatoloni pieni di cose buone e utili da condividere e che tanti amici italiani hanno contribuito a riempire e ad inviare.
I Sorrisi di Natale sono diventati vere e proprie risate durante la rappresentazione teatrale del gruppo IdeeinScena di Desio e che il caro Andrea Pizzi ha voluto dedicare all’emergenza della mia missione ad Haiti. Si sta ora cercando di proporre la commedia “le nipoti del sindaco” anche agli amici di Melzo e di Arcisate. Trovo che sia stupendo vedere l’intreccio di queste amicizie e di come si possa collaborare insieme per il bene dei più poveri.
Sorrisi speciali ancora da Desio, sorrisi che potranno tramutarsi in sonori belati con le pecorelle che potremo acquistare grazie all’iniziativa “Adotta una pecorella” promossa da Peppo e dagli amici del Mooving for Haiti. Sono già stati raccolti più di 5000 Euro e la cosa non è finita. Graaaaaaaazieeeeeee!
Sorrisi di Natale, ma anche di Capodanno arrivano da Desio con il nostro stupendo gruppo missionario “Le Formiche” di Melzo. Mi hanno scritto da poco l’intenzione di animare la festa di Capodanno per raccogliere fondi per la nostra missione di Haiti. Intanto sorrisi non mancano presso il “campo dei sogni” che continua a produrre tanti buoni frutti ” e che cavolo!”. Mamma mia, quanto lavoro, quanta dedizione! Sono contento di poter essere presente a Maggio quando potremo vivere insieme il grande appuntamento del Mission Rock. Questa volta ho calcolato le date, proprio per non mancare!
Poi dovrei ricordare i tanti sorrisi di diverse parrocchie che in Avvento hanno raccolto fondi per noi. Come la Parrocchia di Cernusco sul Naviglio con don David Maria Riboldi o quella di San Giuseppe di Monza con don Giuliano Parravicini. Dovrò aspettare di farlo sul numero di Gennaio per avere il quadro completo dei vari aiuti fatti arrivare dalle parrocchie, oratori e gruppi impegnati nella raccolta.
Sorrido perchè ho potuto e posso aiutare la gente in mille necessità grazie ai soldi inviati. A conti fatti sono arrivati più di 30.000 euro dalle offerte personali, tra piccole e grandi. Conosco inoltre di iniziative in corso e che porteranno il loro frutto di solidarietà nelle prossime settimane. Ci sono diverse iniziative per la raccolta di fondi utili all’acquisto di pecore, caprette e altri animali per restituire alle famiglie colpite un nuovo inizio di allevamento per la loro sussistenza dopo la grande stage di animali. A questo posso aggiungere il sorriso della nostra Caritas milanese che ha inviato 15.000 Euro per ciascuno dei tre preti Fidei Donum presenti ad Haiti. Dal cielo, sorride anche Peppino Vismara che grazie alla fondazione Lambriana a lui dedicata, con la mediazione del nostro ufficio missionario, ha fatto avere altri soldi per la ricostruzione di strutture distrutte o seriamente danneggiate. Per me, Ka Philippe hanno inviato una prima tranche dei 27.000 Euro assegnati per la ricostruzione delle tre chiese distrutte, 9000 per ciascuna ricostruzione, quelle di Loubye, Viel Hatte e Fouby. Così anche a Mare Rouge per don Claudio Mainini e a Ti Rivye per don Giuseppe Grassini la stessa fondazione ha assegnato un provvidenziale contributo per la ricostruzione.
Con i soldi arrivati abbiamo potuto incoraggiare tutte le 16 comunità del territorio parrocchiale a rimettere in sesto le strade e i sentieri più importanti per non restare isolati. Abbiamo acquistato una prima quantità di cibo che è stato distribuito secondo le situazioni più urgenti. Restano tutt’ora fondi per una seconda tranche di distribuzione che faremo a Gennaio e per conservare in deposito alcune scorte per le urgenze ulteriori. Abbiamo potuto dare una prima risposta a tante necessità dovute alla mancaza di risorse delle famiglie più colpite dalla perdita di animali e dei terreni coltivabili. Abbiamo distribuito una prima rata di sementi (fagioli, mais e pistacchi) da seminare, un altra rata è prevista per le semine di Marzo. Si è potuto sostenere l’acquisto di qualche asinello perduto e utile alle famiglie per urgente. Per le caprette e le pecore e altri animali aspettiamo un pochino ancora, sia per ricevere gli altri fondi in arrivo grazie alle varie iniziative nel tempo di Avvento, sia per aspettare che i prezzi calino perchè ora sono quasi raddoppiati. Sono state sistemate alcune strutture danneggiate, due chiese e due scuole e qualcosina in parrocchia stessa. Stiamo dando un aiuto per le case, sia per l’acquisto di paglia nuova per i tetti, o di lamiere o di cemento e di sabbia. Stiamo valutando di fare qualche prestito a coloro che intendono riprendere un minimo di attività commerciale. Molti sono venuti a chiedere aiuto per pagare la scuola dei figli e molti nostri giovani che frequentano le scuole in altri luoghi. Abbiamo dato a tutti un aiuto, pur dicendo che si è trattato di un contributo possibile e straordinario grazie alla solidarietà suscitata dall’emergenza uragano. Abbiamo dato più sostegno ai nostri dispensari per la cura dei malati, per le visite e la distribuzioni di medicinali. Attualmente abbiamo quattro infermiere specializzate che prestano servizio per noi, di cui una, Schinaidyne, si dedica alle visite a domicilio e al prendersi cura dei bambini con handicapp nello spirito di Aksyon Gasmi di cui Maddalena Boschetti (Madda) di Mare Rouge è responsabile. Proprio Aksyon Gasmi ha potuto farci avere 32 sacchi di sementi da distribuire sopratutto alle famiglie con portatori di handicap. Le sementi sono già arrivate a destinazione in tutte le nostre sedici comunità, ora speriamo in un bel raccolto per Marzo.
Questi sono i SORRISI DI NATALE, sorrisi italiani e haitiani insieme, per una gioia natalizia che nessuna concorrenza consumistica può nemmeno lontanamente sperare di influenzare.
SORRISI DI NATALE sono anche alcune attività che vanno orltre all’emergenza e ci fanno guardare avanti, verso uno sviluppo e una più buona qualità della vita.
Aspettiamo la visita del carissimo ingegniere Bertani Giuseppe che grazie all’associazione Filomondo potrà aiutarci a realizzare la fornitura di acqua potabile per la nostra zona. Lo avremo tra noi a Gennaio e siamo sicuri che il progetto potrà realizzarsi come speriamo.
Tra le attività che fanno sorridere c’è quella del gruppo Kiwo (più o meno come i nostri gruppi scout) che sta crescendo in maniera esponenziale come partecipazione e presenza. Quasi tutte le comunità della parrocchia hanno giovani e ragazzi aggregati nel gruppo (pensiamo di aver aggregato almeno 300 giovani e ragazzi) Un poco alla volta, gruppo dopo gruppo, sono aiutati ad avere l’uniforme (a cui ci tengono moltissimo) e gli strumenti per la vita del movimento. Abbiamo sostenuto e stiamo sostenendo la loro formazione con incontri nelle varie località, sia invitando educatori esperti nel movimento, sia organizzando per dare da mangiare e da dormire. Qui vedete qualche immagine del gruppo di Ka-Philippe che ha animato la festa di Cristo Re.
Sempre per i giovani abbiamo proposto un corso di musica per apprendere l’uso della chitarra, dei tamburi e delle tastiere. Grande successo, con circa 50 giovani partecipanti, con due incontri alla settimana a partire da ottobre e con l’idea di arrivare a Giugno.
Durante le vacanze ho in mente di mettere in piedi una scuola professionale per chi è a casa e non lavora. Spero di poter proporre corsi di informatica, cucito, cucina, musica, falegnameria e di arte. Sarà una occasione stupenda per aver contatto quotidiano con tanti giovani e per incoraggiarli per il loro futuro.
Ho notato la loro predisposizione per la musica, davvero un talento naturale in molti di loro. Mi piace vedere come, già adesso, amano ritrovarsi in parrocchia, alla sera per suonare e cantare insieme.
Per gli adulti è in corso una scuola per chi non sa ne leggere e scrivere. Anche qui la partecipazione è grande e inoltre è ben dislocata nelle varie comunità con il servizio di professori volontari. C’è un sostegno promesso sia dalla diocesi sia dal ministero della pubblica istruzione, che per ora non so bene in che termini verrà dato. Intanto l’attività c’è ed è provvidenziale. Noi diamo gratuitamente quaderni e materiale utile e gli spazi dove tenere i corsi.
Poi ci sono tanti sorrisi quotidiani di cui potrei parlarvi, ma lo spazio e il il tempo non lo permettono. Vorrei tanto farvi partecipi di quanto viviamo qui con un contributo più frequente, ma per ora faccio fatica a mantenere questa promessa.
Intanto vi benedico e vi auguro un NATALE DI SORRISI, un Natale che vi dia motivo di gioire e sperare nonostante tutto e nonostante tante crudeltà, miserie e violenze di cui le cronache ci parlano ogni giorno
Con affetto e sorridente amicizia
Pè Levi
BOURIK ENTELIJAN YO, ASINI INTELLIGENTI…
ASINI INTELLIGENTI
Chi l’ha detto che gli asini sono senza cervello? Solo perché li vedi, con una certa passività, a sopportare con pazienza carichi pesanti, come se non avessero una volontà propria, un modo per affermare la propria personalità? Un giorno, proprio davanti alla porta della chiesa ho visto un asinello rotolarsi con fare gioioso sulla terra del sagrato e ragliare con gusto al cielo. Uno spettacolo indimenticabile tra il comico e il tenero. Ogni tanto gli asinelli hanno di questi scatti di vita che sorprendono tutti. Sono gli animali haitiani che preferisco, e invece delle solite bastonate, ricevono da me carezze e pacche amichevoli.
C’è una storia che ho tratto da quelle del mitico Bruno Ferrero e l’ho tradotta per la situazione haitiana. Protagonista un asinello da soma che tentava di passare su un punto dove il sentiero era franato e dove l’acqua caduta in grandissima quantità a causa dell’uragano aveva scavato una enorme voragine. Qui ad Haiti si vedono gli asinelli andare anche per conto loro, mentre il padrone è a distanza con altri animali, ormai conoscono la strada per arrivare alla casa del padrone, una cosa che fanno sin da piccoli, giorno dopo giorno. Fu così che l’asino cadde dentro la voragine. Era sano e salvo, niente di rotto, ma incapace di risalire da quel buco profondo qualche metro. Il padrone e gli altri, arrivarono poco dopo, tentarono di farlo salire, ma non c’erano corde, non c’era alcuna possibilità di recupero. Decisero così di seppellirlo li, con la terra che c’era attorno, almeno avrebbe avuto una meritata sepoltura dopo tanto servizio. Gli haitiani della mia zona non mangiano gli asini, perché sono per loro come uno della famiglia. Una volta morti vengono sotterrati. Il problema è che questo asinello era vivo e ragliante. Così cominciarono a buttare terra nel buco con l’idea di vederlo scomparire soffocato e seppellito.
Ma l’asinello non si scoraggiò, man mano che la terra cadeva la pestava sotto i suoi piedi, salendo un po’ alla volta più in alto. Così la terra che doveva seppellirlo è diventata come un ascensore per uscire dal buco. Dopo qualche ora, ecco l’asinello fare un ultimo balzo e uscire sano e salvo dalla voragine ormai riempita di terra. Tutti contenti e felici, ma soprattutto l’asinello che si rotolò a terrà ragliando per la gioia.
Questa storiella molto gradita da piccoli e grandi, mi è servita per dire che l’uragano piombato su di noi assieme al ciclone tropicale che l’ha seguito con forti piogge, hanno prodotto un disastro terribile e caricato di nuovi problemi la vita haitiana già così vissuta al limite della sopravvivenza. Ho detto che dobbiamo fare come l’asinello, mettere sotto i nostri
piedi ciò che potrebbe seppellirci nella disperazione, utilizzare questa occasione per essere ancora più forti, più solidali e più uniti. Ci vorrà tempo e pazienza per uscire da questa voragine di distruzione, ma ce la possiamo fare. In tre quattro giorni uragano e ciclone hanno distrutto il lavoro di anni. Ci vorrà tanto tempo per uscirne. Ma non siamo soli. Ad esempio gli amici italiani ci stanno aiutando in tanti modi. Altre nazioni stanno inviando aiuti anche se concentrati sul sud dell’isola.
Nel nord ovest (nod wès) si è visto ben poco, da noi ancora nessun aiuto internazionale. Solo ieri i primi segni di attenzione, a più di un mese dal disastro, grazie alla Caritas di Port de Paix insieme a Food For The Poor che ci hanno chiamato per ritirare nei magazzini di Lavò 16 sacchi di riso e altre piccole scorte di cibo, insieme a coperte e cuscini. Comunque non siamo stati ad aspettare (come si faceva?) e grazie ai soldi inviati dall’Italia, dagli amici di Arcisate, di Brenno, di Melzo e di Desio abbiamo potuto intraprendere qualche primo intervento. Così è stato anche per don Claudio a Mare Rouge e per don Giuseppe a Ti Rivye, anche loro aiutati da tanti amici e comunità che li sostengono dall’Italia.
Con la terra sotto i piedi
Nella riunione fatta con tutti i responsabili delle 16 comunità sparse sul vasto territorio parrocchiale, si è convenuto di cominciare secondo alcune priorità.
Anzitutto incoraggiare a sistemare le strade stravolte e rese impercorribili, in certi punti anche a piedi. Così abbiamo dato ad ogni comunità una somma utile per dare da mangiare alle squadre di volontari, pagare la benzina della moto a chi andava nei tratti più lontani, dare una piccola quota a ciascuno per le proprie famiglie. Ogni comunità ha organizzato le proprie “Konbit”, cioè le squadre di volontari spesso invitati a voce con il megafono, o interpellati casa per casa. Ogni zona ha provveduto a sistemare i sentieri e le strade più strategiche, quelle che portano a prendere l’acqua potabile e quelle che collegano con i mercati e le scuole. La grande strada nazionale sarebbe dovuta essere di competenza dello stato, ma ci sarebbero voluti ancora parecchi giorni prima di vedere in azione qualche scavatrice (a tutt’oggi zero). Isolati come eravamo, senza il passaggio dei camion con materiali e provviste, senza possibilità per le jeep stesse di passare, abbiamo deciso di fare da soli. Così in un giorno abbiamo riaperto la strada che da Hans Rouge collega a Jean Rabel o a Port de Paix. C’era due punti veramente distrutti. Soprattutto quello vicino al fiume che si è ingrossato a dismisura portando via tutto e aprendo grosse voragini anche dove c’era un po’ di cemento. Così, il ripristino minimo della strada nazionale è stata una salvezza per noi perché i camion sono finalmente transitati con materiale e cibo, così anche i bus per il trasporto in capitale. Inoltre, a causa di problemi sulla strada di Port de Paix, è diventa l’unica strada percorribile per i mezzi di soccorso e di altro. Senza il lavoro dei volontari della parrocchia tutta la regione sarebbe rimasta isolata. Ho provato ad andare a Port de Paix per ritirare dei soldi arrivati in banca, ma percorrere l’altra strada nazionale, la più importante del nord ovest, è stata una avventura da safari-trekking. Una volta lasciata la strada sistemata da noi, la nostra piccola fuori strada si è impantanata diverse volte. Ci sono volute le spinte di diversi uomini per farla uscire dal fango. Gli haitiani del posto ne hanno approfittato per prendere qualche mancia in cambio di una buona spinta. Ancora adesso, nonostante che le due amministrazioni comunali responsabili dispongano di mezzi pesanti, nonostante l’importanza vitale di tale via, nessuno si è dato da fare per sistemarla. Solo le moto e le jeep veramente potenti passano a fatica. Camion e bus non passano. Ogni camion o bus che passa davanti alla chiesa mi fa pensare con un certo orgoglio al lavoro fatto da centinaia di volontari. Davvero ringrazio ancora di vivere una dimensione comunitaria dove si decidono insieme le cose da fare e dove tutti ci mettono il proprio contributo in cambio di ben poco, un piatto di riso e fagioli e magari 100 gourdes (un euro e mezzo, c.a).
Insieme all’emergenza strade, c’è quella della fame, soprattutto per le famiglie già molto povere o dove ci sono anziani, infermi e ammalati. Così stiamo acquistando del cibo da distribuire secondo una lista mirata e verificata per non cadere in facili opportunismi. Sono contento che la Caritas locale, quella di Port de Paix, abbia telefonato promettendoci l’invio di 50 Kit di cibo per le famiglie che potrebbero bastare almeno per un centinaio di famiglie. Con la nostra Caritas milanese avevamo già comunque avviato in agosto l’attività di un deposito per stoccare cibo per le emergenze che continuiamo a tenere rifornito con riso, pasta, fagioli, farina e olio.
In terzo luogo l’emergenza sarebbe quella di sostenere la piccola e diffusissima attività commerciale basata sul compravendita di piccole quantità di materiale, riso, fagioli, farina, ortaggi, legumi, frutta, zucchero, bevande. Le famiglie sopravvivono andando nei vari mercati a rivendere ciò che hanno comprato o raccolto (magari dopo ore di cammino, e alla fine della giornata aver guadagnato 150, 250 gourde, cioè dai 3 ai 4 euro). Il fatto di essere stati isolati per una decina di giorni ha fatto perdere a molti quelle piccole scorte destinate al commercio, ma inevitabilmente utilizzato per la stessa famiglia rimasta senza niente per mangiare. Inoltre la strage di caprette (4300) e di altri animali ha tolto a loro l’ulteriore riserva di denaro da investire. Di solito una famiglia poteva vendere una capretta o due per riavere il denaro da investire. Ora non hanno più niente. Non siamo nella stagione dei raccolti e non c’è altro da mettere in gioco. Così stiamo valutando deciso di creare un fondo di prestito, senza interesse, per rilanciare questa piccola ma strategica economia famigliare. Adesso vediamo cosa possiamo raccogliere dalle offerte inviateci dall’Italia. Ho visto che sono già stati donati più di 20.000 euro e altri arriveranno. La Caritas di Milano ha raccolto in diocesi una cifra da inviare alle nostre tre parrocchie Fidei Donum di Haiti di oltre 30.000 euro da dividere in tre.
In quarto luogo c’è da prevedere un aiuto per la semina in corso, con l’acquisto di sementi e la distribuzione a prezzi molto favorevoli, se non gratis per le situazioni più difficili.
In quinto luogo ci sono da rimediare i vari danni alle strutture e alle case. Circa 2000 case danneggiate, circa 150 cadute a terra del tutto. Ho tre chiese crollate e altre tre o quattro danneggiate. C’è stato un serio danno ad una scuola che è stato già riparato. Si sta progettando di chiedere alla fondazione Lambriana di sponsorizzare i progetti di ricostruzione.
Devo anche sistemare il tetto e la facciata posteriore della chiesa di Ka-Philippe perché altrimenti l’acqua tende ad entrare dalle fessure e allagare la parte delle stanze come è successo abbondantemente durante l’uragano. Se sistemiamo bene si può ricavare un buon spazio come deposito, nel sottotetto, in vista del ben di Dio che da Arcisate, gli amici di Levhaiti, hanno già messo in spedizione.
Per le case degli haitiani stiamo incoraggiando la sistemazione con il dono di qualche trave o asse, di chiodi, sacchi di cemento e lamiere per il tetto o pacchi di foglie di palma per la copertura tradizionale.
Il colpo economico si fa poi sentire nella impossibilità di pagare le rette scolastiche e le richieste di sostegno alla scuola si stanno moltiplicando.
C’è un aumento di persone malate, spesso a causa di malnutrizione o per le condizioni disastrate delle case. Abbiamo dovuto fare un acquisto straordinario di medicinali da distribuire nei nostri quattro dispensari. Dall’Italia arriveranno delle buone scorte spedite sempre dagli amici dell’associazione Levhaiti, ma non prima degli inizi di dicembre.
Infine c’è il problema delle migliaia di animali perduti. A parte qualche intervento urgente per situazioni di bisogno particolare, il problema potrà essere affrontato con l’acquisto di un certo numero di animali da far gestire ad un comitato sia per assegnare l’animale sia per redistribuire i piccoli che nasceranno ad altre famiglie ancora non servite. E’ un tipo di progetto già collaudato e richiede un buon sistema di controllo e di verifica. C’è chi si sta industriando per raccogliere fondi per questo, come gli amici di Desio con l’iniziativa “adotta una pecorella” e altre simili.
Vorrei infine dire davvero grazie a tutti voi. Alcuni sono amici da sempre e ci lega un grande affetto che gli anni non hanno affievolito, anzi! Poi ci sono altri che non conosco più di tanto, ci sono anche persone sconosciute del tutto. Che dire? Credo che la cartolina con il messaggio già diffuso recentemente possa esprimere il nostri sentimenti, quelli miei e quelli della nostra gente.
GRAZIE A VOI, anche se dopo tante sofferenze
causate dal terribile uragano
e pur in mezzo a tante difficoltà,
NOI POSSIAMO DI NUOVO
TORNARE A SORRIDERE
Questa puntata del blog è stata tutta dedicata all’emergenza uragano. Naturalmente la vita continua e ci sono molte cose belle di cui vorrei parlarvi nel prossimo contributo che spero di pubblicare al più presto.
Un abbraccio forte a tutti
Pè Levi
Gadè anlè… Guarda in alto, non guardare giù!!!
Gadè anlè…
Guarda in alto, non guardare giù!!!
Il Card. Martini negli ultimi anni della sua vita ci ha regalato le sue riflessioni più sapienti e più interpretative delle varie situazioni della nostra vita. Ad esempio ho trovato una piccola e preziosa miniera nel testo edito dalla Mondadori “Colti da Stupore” che raccoglie la sua predicazione ultima. Provato dalla malattia, il cardinale è costretto a pronunciare con grande fatica omelie sempre più brevi, Non soltanto commenti puntuali, da parte di un fine biblista, ai passi delle Scritture proposti dalla liturgia, ma meditazioni semplici e intense, interventi brevi ma ricchi di stimoli, per aiutare a comprendere a fondo il messaggio universale di amore e accoglienza proclamato da Gesù e narrato nei Vangeli.
Carlo Maria Martini parla del suo ministero e ricorda la sua prima omelia in occasione della Festa dell’Assunta. “La pronunciai nella basilica di Muralto, presso Locarno, in Svizzera, dove mi trovavo per le prime prove del mio ministero. Aveva come titolo: Guarda in alto! Immaginavo uno scalatore che stava salendo in parete e a un certo punto, preso dalla voglia di guardare in basso, veniva colto dalle vertigini. Allora sorgeva il grido ammonitore: «Guarda in alto!». Questo grido mi pare molto importante anche oggi. Se ci guardiamo intorno e sotto di noi, infatti, vediamo tante cose che non vanno e che ci destano paura o smarrimento, … “. Questo mi ricorda le mie prime esperienze di arrampicata su roccia nella palestra naturale del Campo dei Fiori a Varese e le urla di mio fratello Carlo e del suo amico Abramo (formati alla scuola del CAI), quando mi vedevano esitare e tremare ad affrontare alcuni passaggi a strapiombo. Ma sono le stesse urla che qualche anno più tardi facevo ai ragazzini, Lucianino, Marietto e company nelle prime prove di arrampicata sulle paretine della valletta, dietro le fornaci di Arcisate…
Ispirato dal Cardinale ho utilizzato anch’io questo esempio nella predicazione dell’altra domenica, applicandolo però a coloro che salgono sulle piante di cocco per prendere i frutti ad altezze vertiginose e senza nessuna sicurezza. Ho scoperto che anche loro usano dare lo stesso consiglio a chi si arrampica per la prima volta: Gade anlè, gade anlè, pa anba! Guarda in alto, guarda in alto, non guardare giù… Così ho potuto dire a loro che non devono guardare solo alla loro povertà, a ciò che manca, al vuoto socialesotto i loro piedi, ma anche a ciò che possono realizzare, a ciò che fonda una speranza più forte delle loro miserie. Il rischio di scoraggiarsi, di restare passivi a guardare (rete chita) o di limitarsi alla lamentazione, è la tentazione quotidiana di molti haitiani.
GUARDARE IN ALTO, OLTRE I CONFINI…
Guardare in alto, andare oltre i confini rassicuranti, superare certi limiti, sconfinare in nome del servizio…. Questo è il messaggio che ci hanno regalato gli amici del servizio civile operanti ad Haiti per conto dei progetti della Caritas Ambrosiana e che prima di concludere il loro periodo di volontariato hanno deciso di visitare i confini a nord ovest dell’isola, la zona più povera. Così hanno scritto sul blog “scheletri nell’armadio”:
Abbiamo visto, a Ka Philippe
E abbiamo anche visto.
Abbiamo visto una persona tenere aperta la porta della propria casa per dare un sorso d’acqua ad ogni bambino. Perchè tanto una persona che è lì per gli altri non ha nulla da nascondere dietro una porta chiusa ma tutto da condividere.
Abbiamo visto un uomo con due occhi che brillavano per l’entusiasmo e per la voglia di fare.
Perchè se hai in testa di portare l’acqua al villaggio non puoi restare indifferente.
Abbiamo visto un papà che cerca il meglio per i suoi bambini.
Perchè un bimbo è sempre un bimbo e non si cresce senza Tom e Jerry.
Abbiamo visto un prete che per fede fa il parroco tra le montagne su un’isola dei Tropici e siamo sicuri che si spingerebbe anche oltre.
Perchè se hai una strada la percorri incondizionatamente.
Abbiamo visto uno sconfinato sconfinare.
Perchè per incontrare la tua gente non importa se hai chilometri di sterrato da fare in moto, in macchina o a piedi; ci vai e basta!
Abbiamo visto e ve lo abbiamo raccontato perché qualche giorno fa abbiamo incontrato don Levi a Ka Philippe tra la sua gente e tra i suoi sogni nella sua missione…
Letizia, Marta, Stefania, Francesco, Laura e Matteo
Il video mostra la giornata trascorsa insieme, in parte come animazione per i ragazzi e in parte come incontro con me per ascoltare la mia testimonianza diretta.
Davvero grazie per l’ascolto e lo spirito di servizio che avete mostrato. Tutti i bambini erano entusiasti e ancora oggi ricordano i vostri nomi. Ci avete regalato davvero una giornata sconfinatamente bella!
GUARDARE IN ALTO,
LA’ DOVE DIO CHIAMA AD AMARE DI PIU’
Simone, Ronel e Francesco, tre seminaristi di Milano, che a settembre hanno fatto il passaggio alla terza teologia e ammessi al Lettorato e all’Accolitato, hanno vissuto tre settimane nella nostra zona, il più del tempo a Mare Rouge, con don Claudio, per il servizio di animazione con alcuni volontarie del Vispe. Poi hanno concluso con quattro giorni a Ka-Philippe, come miei ospiti, e per condividere e conoscere come sia una missione ai suoi inizi. Temevo che la povertà dell’alloggio e dei servizi, gli spazi ristretti da condividere, l’essenzialità del cibo, ecc… avessero potuto metterli in difficoltà, ma invece si sono adattati benissimo con grande spirito di condivisione. Per me è stata un’occasione d’oro per rileggere con loro il senso della missione e della mia presenza come prete Fidei Donum, sia nel pregare insieme, sia con delle belle chiacchierate dopo cena, sia nel vivere insieme alcuni aspetti del ministero.
Si sono lanciati nel fare animazione con i ragazzi e nel intrattenere il dialogo con i giovani. Anche quando io avevo i miei impegni hanno preso l’iniziativa di fare qualche giro attorno, sia a piedi che con la mia moto. Simone, fra l’altro, è un provetto pilota ed è abituato con le moto da cross, e ha subito fatto notare i limiti di queste moto cinesi, molto economiche, ma con molte pecche, soprattutto nella manovrabilità.
Sono stato veramente contento di vedere seminaristi di questa qualità, un segno di grande bella speranza per avere dei bravi, santi e ben motivati sacerdoti del futuro.
Domenica mattina, dopo aver celebrato le Prime Comunioni a Ka Phlippe, siamo partiti per andare in capitale con la nostra umile Toyota RAV 4. Siamo stati ospiti da don Luca, in servizio nella nunziatura vaticana ad Haiti, proprio nell’ambasciata vaticana. Nonostante il prestigio dell’ambiente e il livello che potrebbe definirsi aristocratico, don Luca ci ha messi a nostro agio con molta premura e semplicità, ben lieto di chiacchierare con noi e di illustrarci il suo delicato compito di rappresentanza della Chiesa cattolica. Il suo impegno è quello di affiancare e sostenere la responsabilità del nunzio con tutti gli annessi e connessi nella relazione con le altre ambasciate straniere, la chiesa haitiana, le varie congregazioni, il governo, i progetti di solidarietà della CEI, del Santo Padre… L’autista della nunziatura è stato poi incaricato di accompagnare i nostri seminaristi all’aeroporto e io ho potuto fare un po’ di commissioni in città utili per la missione, dare una sistematina alla macchina che soffre alquanto la condizione pessima della nostre strade, per poi tornare il giorno dopo a Ka Philippe, dopo un’altra notte come ospite gradito della nunziatura.
TE A FIDEL
Enrica Hofer, operatrice della nostra Caritas di Milano, che coordina e promuove l’attività della Caritas diocesana di Port de Paix in collaborazione con quella ambrosiana, è venuta a farmi visita per mettere a punto il progetto di sicurezza alimentare che comprende tre interventi sul territorio parrocchiale e che era stato ideato insieme a Davide Boniardi in occasione della sua recente visita nel mese di Giugno.
Questa volta, oltre alle inevitabili attenzioni al progetto su carta e alle documentazioni necessarie, abbiamo potuto andare a vedere in moto alcune delle zone interessate dal programma. Siamo stati nella lontana zona di Dlo Salè dove è stato dato un contributo per l’acquisto delle sementi da seminare.
Enrica non ha potuto fare a meno di notare la povertà e la desolazione del territorio ancora a secco di acqua. La gente è stata gentilissima e contenta della visita. Le sementi sono state acquistate, ora tutti attendono le piogge per cominciare la prima semina. Quel territorio che ora sembra un deserto, si trasformerà davvero in un giardino perché, come dicono gli haitiani di qui, “TE A FIDEL”, la terra è fedele e non tradisce. La terra di per se è buona, è fertile, può dare due raccolti all’anno. Il problema è che non sempre le piogge sono garantite come si desidera e non c’è ancora un sistema di irrigazione.
TE A FIDEL, la terra risponde se la tratti bene, se non la trascuri…
Così ho pensato che anche la gente povera di qui è come la sua terra, è buona, è fedele, da ottime e sorprendenti risposte, ma ha bisogno di sementi e di pioggia, di qualche mezzo in più e di un buon governo. Nel mese di ottobre avremo l’ennesimo tentativo di fare le elezioni del nuovo governo. Speriamo bene!
TE A FIDEL anche sotto l’aspetto della Fede. Percepisco in questa popolazione del nord ovest un grande senso di fede. Mi pare un terreno fertilissimo per seminare il Vangelo, per mettere in atto dei nuovi e più aggiornati cammini di Fede, soprattutto con i giovani. Un’altra semina importante è quella della crescita del senso di solidarietà e dell’istituzione di vari comitati Caritas nelle varie comunità del mio territorio. Sarà tutto il lavoro più interessante da fare in questi mesi.
In parrocchia, grazie all’energia dei pannelli solari, ho potuto istallare una di quelle colonnine adatte per refrigerare l’acqua da bere, per metterla a disposizione di tutti.
Quando offro un bicchiere d’acqua fresca ad un bambino, lo vedo socchiudere gli occhi e gustarla come noi gusteremmo la migliore bibita della terra o il vino più prelibato. Qui sanno apprezzare anche le cose più piccole come un grande dono. Una penna, un quaderno, una maglietta dell’oratorio feriale, un paio di occhiali da sole, una caramella, un legaccio colorato per i capelli, un palloncino da gonfiare …
E’ stato bello aprire gli scatoloni arrivati dall’Italia insieme al gruppo dei bambini che ogni giorno bazzicano il cortile, perché ad ogni cosa che usciva dalle scatole prorompevano in un grande ooooohhh di meraviglia con il luccichio negli occhi. Nei giorni seguenti, in occasione della festa patronale, ho fatto distribuire ai bambini, a chi collaborava e alle famiglie più bisognose, quasi tutto quello che è arrivato. In tanti mi hanno ringraziato e io ho detto che è dono delle famiglie italiane di Arcisate e Brenno e ho detto di pregare per loro. In questi giorni farò il giro delle scuole per dare le penne, i colori e l’altro materiale.
Peppo, con gli amici di Moving for Africa-Haiti e della Registri Buffetti di Desio, ha potuto inviare in dono una macchina Risograph per la stampa, un vero gioiello (tutti conoscono la mia passione per questi strumenti, eh… eh ..). Adesso posso produrre il materiale per la liturgia, la catechesi e la scuola assolutamente inesistente finora. Sarà davvero un bel salto di qualità nell’azione pastorale. La scuola è da poco cominciata e ho potuto già stampare le prime schede per gli esercizi e per sostenere la partecipazione degli alunni. Sto istruendo due o tre giovani perché imparino ad usare bene lo strumento che potrebbe diventare anche una piccola fonte di reddito anche per loro (se stampiamo anche per altre parrocchie o organizzazioni).
Infine, vi potrei parlare di tante occasioni avute in questo periodo per celebrare altre feste patronali, amministrare Battesimi e Prime Comunioni. Un periodo intenso ed emozionante, con tanti spostamenti in macchina, in moto e a piedi. Vi lascio un po’ di video e tante foto che danno meglio l’idea.
KENDYA
Una cosa triste è avvenuta proprio l’altro giorno, una bambina di otto anni si è ammalata e nel giro di 15 giorni è morta, a Gounò, una comunità isolata che si raggiunge solo a piedi, a 45 minuti di buon cammino da Ka Philippe. Si tratta di Kendya, una bimba che avevo battezzato il 17 luglio. La potete vedere in questo spezzone di video ed è la bambina nella zona di destra con il fiocco rosso tra i capelli.
Ho chiesto, non senza una punta di rabbia, perché non mi avevano avvisato perché così avrei potuto mandarla all’ospedale più attrezzato. Loro mi hanno risposto che avevano già chiesto al dispensario della loro zona e che gli è stato detto che non avevano medicinali adatti per lei e così si sono rassegnati a lasciarla morire.
Dai sintomi che hanno descritto sembrava una crisi di anemia dovuta alla malnutrizione. In altri casi, il ricovero in ospedale, con una settimana di ricostituenti e di flebo abbiamo potuto salvare la vita di almeno altri due giovanissimi. Il funerale è stato davvero straziante soprattutto per il pianto di una sorella maggiore tantissimo affezionata a lei e che avevo battezzato nello stesso suo giorno. Sono poi passato dalla sua scuola per avvisare i bambini della sua classe, quelli del terzo anno e per dire una preghiera anche con loro.
Questo mi rende ancora più convinto di aver fatto una buona scelta nell’assumere Schnaidyne, una giovane infermiera per le visite a domicilio, per raggiungere i posti più isolati e per evitare che l’ignoranza e la rassegnazione possano mietere altre vittime.
LA GRANDE FESTA
Il 14 Settembre, Festa dell’Esaltazione della Croce, abbiamo celebrato la Festa patronale di Ka-Philippe,la prima della storia come parrocchia. I preparativi sono stati intensi sin dalla metà di Luglio. Il tutto si è poi concentrato negli ultimi quindici giorni, sia per le ultime prove di canto, sia per la preparazione delle varie danze, sia per il neonato gruppo Kiwo con tanto di divisa, tamburi e bandiera nuovi di zecca, sia per la messa a punto degli ambienti, con tinteggiatura, decorazioni e pulizie. Ho trovato una grande collaborazione da parte di tutti. Dal punto di vista spirituale abbiamo proposto un triduo di preghiera con la predicazione di due padri haitiani: Pè Bernadel e Pè Fresner. Il tema ben indicato da una scritta posta alla base del bel crocifisso restaurato era “Lakwa se sous renmen an”, la Croce è la sorgente dell’amore. Uno degli impegni più grandi è stato anche preparare il cibo da distribuire a tutti i partecipanti. Un folto gruppo di mamme e di nonne hanno lavorato per giorni, compresa tutta la notte prima della Festa. C’è stato chi ha provveduto a portare legna ed acqua come dono. Un maiale, un bue intero e quattro capretti sono stati sacrificati, insieme a grandi quantità di riso, di legumi e fagioli. Sono stati presenti e attivissimi alcuni rappresentanti degli haitiani all’estero, in particolare il gruppo proveniente dalla Florida che ha dato il suo contributo in dollari raccolto dalla comunità haitiana di Miami. Hanno partecipato una decina di sacerdoti del decanato e dintorni.
Naturalmente non sono mancati ne don Claudio di Mare Rouge e ne don Giuseppe di Ti Rivye. Don Mauro ha mandato il suo augurio dall’Italia dive è ancora in riposo in attesa del suo nuovo incarico ambrosiano. Don Noli ha telefonato dal Niger e mi ha pregato di salutare per lui anche tutti gli altri sacerdoti. Era presente anche Madda con alcuni dell’equipe di Aksyon Gasmi.
Nel primo pomeriggio il gruppo Kiwo di Ka Philippe si è esibito con la sua sfilata danzante, con causa in chiesa a causa di un forte temporale che è scoppiato per benedire i partecipare e soprattutto la terra assetata in vista della prossima semina
Davvero una bella festa che non posso documentarvi in tutta la sua ricchezza di particolari. Hanno fatto un video trasformato in un DVD che non riesco per ora a postare. Comunque qualche immagine e qualche spezzone visivo li trovate qui.
Infine vi mostro qualche foto degli ultimi lavori per ristrutturare una parte adibita alla scuola, al deposito Caritas per stipare il cibo utile per le emergenze e alla cucina scolastica e parrocchiale. Tutto lo stabile stava comunque per crollare ed era un pericolo costante. Il progetto è rientrato in parte nel progetto di sicurezza alimentare promosso dalla nostra Caritas di Milano e in parte l’ho pagato con gli aiuti ricevuti dall’Italia. Ho colto l’occasione per riordinare il cortile, rappezzare il rappezzabile e dare una bella mano di tempera. Potete vedere la differenza tra il prima e il dopo. Questo mi ha messo un pochino in difficoltà economica, ma era davvero necessario.
Così, dopo questa puntatona doppia, visto il ritardo, mi riprometto di scrivere più di frequente.
Se il blog non è sufficientemente attivo, rischia di cadere nell’oblio, lo so, ma gli amici veri sono comunque fedeli, come la terra haitiana, te a fidel.
Contando sulla vostra amicizia e preghiera, non mi stanco di ringraziarvi e di affidarvi alla benedizione invocata dai nostri poveri per voi.
Pè Levi
DAL FANGO AL MARE
Depi labou jiska lanmè
DAL FANGO AL MARE
Dal fango (labou) al mare (lanme), è il titoletto che potrei dare ad una variante della famosa storiella sulla statua di sale che voleva conoscere l’oceano e che per fare questo ha accettato di lasciarsi sciogliere dalle acque del mare. Il concetto è: conosci il mare se ci entri dentro, se diventi tu stesso mare! Si può applicare alla conoscenza di Dio, al concetto di amore o di verità. Ho cambiato la storiella in una statua di fango perché la gente di qui conosce bene la materia. In certe zone, dopo una bella pioggia, il fango è dappertutto e mi sono immaginato che un bambino si fosse divertito a fare un pupazzo di fango (malatan). Dopo averlo fatto, stile spaventapasseri, ha voluto lasciarlo li perché si seccasse al sole per poi portarlo nel campo di mais a spaventare gli uccellini voraci. Prodigio dei prodigi, il pupazzo riceve una forza misteriosa, una specie di spirito vivente e comincia ad avere intelligenza e possibilità di muoversi come una persona. Nella sua testa frulla un desiderio fortissimo: l’acqua impastata con la terra mi dice che devo andare all’oceano, devo andare là dove ogni corso d’acqua desidera trovare la grande casa di tutte le acque. Così decise di muoversi e seguire il corso di un ruscello, badando bene di non finirci dentro. Ed è così che il pupazzo di fango, dopo tante avventure (qui il racconto ha infinite possibilità di aggiunte e variazioni) arriva sulla spiaggia. La vista di quella immensa distesa di acqua la lasciò a bocca aperta, era veramente una cosa assolutamente meravigliosa e attraente. Il pupazzo chiese al mare: “Sei tu, dunque, quello che chiamano oceano?”. Il mare risponde: “Certo che sono io. Ma se vuoi conoscermi veramente devi entrare in acqua e lasciarti immergere completamente da me”. Il pupazzo rispose con timore:” Ma se faccio così io potrei morire ”. “Coraggio” rispose il mare “Entra e vedrai, smetterai di essere semplicemente un pupazzo di fango sporco, avrai una nuova vita e diventerai parte della mia meravigliosa immensità”. Così la statua di fango entrò, prima con un piede, poi con l’altro, poi con il resto del corpo, fino a sciogliersi felice nelle acque dell’oceano gridando con gioia: “Adesso anch’io sono oceanooooooooo!”.
Ho utilizzato il racconto per spiegare ai bambini il significato del battesimo durante la celebrazione e l’ho anche applicato al senso della comunione con Gesù nell’Eucaristia.
Per me personalmente, la storiella dice anche il senso di questa missione, del mio progressivo immergermi nel mistero del Regno di Dio presente e operante nel nord ovest di Haiti.
Il primo pensiero è a don Mauro Brescianini che proprio mentre scrivo è già arrivato in Italia, dopo nove anni di servizio missionario come Fidei Donum ad Haiti. Lui, certo, si è lasciato immergere nella vita di questa nostra gente ed è certo, come lui stesso ha ammesso nella preghiera di commiato da noi italiani, la sua vita è veramente cambiata in questi anni e il suo cuore è ora colmo di riconoscenza. La gente ha avuto modo di salutarlo con tanta commozione e gratitudine, in occasione della messa di domenica, della serata dedicata a lui e in tante altre e svariate forme.
Tanti auguri don Mauro e adesso in particolare per la tua nuova re-immersione nella nostra diocesi di Milano, dove potrai metterci un pizzico di quel gusto speciale che il Regno di Dio ha qui da noi, in Haiti.
Continua invece, la mia progressiva immersione nella vita e nella fede del popolo haitiano, soprattutto in questo periodo veramente intenso perché ricco di celebrazioni dei sacramenti in occasione delle diverse feste patronali celebrate nelle varie cappelle e frazioni. Il periodo da giugno a settembre ha un calendario davvero esplosivo. Ci sono almeno Dodici feste patronali con l’amministrazione di battesimi, prime comunioni, matrimoni, confessioni…. Più qualche altra ricorrenza legata ad un gruppo o ad altre realtà. Tutto questo con la difficoltà degli spostamenti, in moto e a piedi e con la variante di temporali o altre incognite. Naturalmente potrei illustrarvi tutto con tante foto e video per rendervi partecipi di tanto ben di Dio e per consentirvi di immergervi anche voi con me in questo oceano di canti, danze, colori, odori e profumi. Le immagini spesso sono legate alle celebrazioni liturgiche perché per loro la festa è anzitutto la messa ben cantata e animata e in secondo luogo il momento del pasto, della condivisione del cibo che si è potuto recuperare e cucinare un po’ per tutti. Per arrivare alla celebrazione ci sono state infinite prove di canto e di danza (repetisyon), inoltre, c’è stato tutto il lavoro per allestire alla meglio il luogo della celebrazione, con drappi, tende, decorazioni e pulizia…
Certo che il loro modo di esprimere la fede e di pregare non è sempre facile da comprendere eppure contiene una spiritualità tutta da scoprire per la sua ricchezza e genuinità. Ad esempio, sto cercando di integrare lo stile della preghiera di adorazione eucaristica, con le sue pause di silenzi e di dialogo silenzioso, al modo haitiano di esprimere la comunione con Dio attraverso il movimento del corpo e l’uso ininterrotto del canto e dell’invocazione. Vedete qui il video dei primi tentativi. La strada è lunga, sia per me come per loro …
L’immersione nella vita della gente ti mette a contatto con i problemi più vitali e con le necessità più urgenti di cui cercare di farsi carico nella misura del possibile. Il problema della sanità è senz’altro tra questi. In questi ultimi mesi abbiamo riattivato due dispensari che erano stati chiusi per mancanza di personale e di fondi. Grazie all’aiuto che arriva dalla generosità di amici e di famiglie italiane, ho potuto sistemare e riaprire le due strutture di La Bellèe e di Gran Falez, rifornirle di un minimo di medicinali e garantire in ciascuna struttura la presenza di una infermiera professionale (Miss) ben qualificata. Il problema poi, è anche quello di raggiungere gli ammalati impossibilitati di spostarsi perché infermi o anziani. La provvidenza mi ha fatto trovare una giovane della comunità, molto disponibile e sveglia, che ha appena completato la formazione come infermiera. Così Shinaidine potrà fare le visite a domicilio, aiutarmi a coordinare l’attività dei quattro dispensari parrocchiali e cominciare a dare una attenzione specifica ai bambini con handicap, cioè ai Sous Renmen. A tal proposito, abbiamo già contattato e incontrato Madda e l’equipe di Aksyon Gasmi, con un bel incontro con i responsabili delle cappelle e delle frazioni per cominciare ad individuare i ragazzi presenti sul territorio e organizzare i primi appuntamenti con le famiglie interessate nelle varie zone. Sono molto contento della disponibilità di Madda e dei suoi operatori, conosco bene tutta la passione e la competenza messa in atto a favore dei bambini con problemi, che in questa società haitiana così destrutturata e disorganizzata, sono i poveri tra i più poveri.
Una immersione di vita è anche il contatto continuo con i ragazzi e i bambini che frequentano il cortile della parrocchia perché sanno di trovare un pallone, un gioco nuovo, la possibilità di attività mai svolte per mancanza di mezzi come il semplice disegnare e colorare. In attesa del famoso container che porterà tante belle cose per loro, continuo ad industriarmi con quello che ho. Guardate la gioia di ricevere un semplice palloncino gonfiabile (blad). L’entusiasmo fa diventare tutto una specie di danza.
Ho rieditato per i ragazzi il gioco delle lattine. Un successone!
Una bella attività che ormai sta prendendo forma concreta è quella della formazione del gruppo Kiwo, che sarebbe il corrispondente del nostro gruppo scout. Il movimento è ben presente e strutturato in tutta Haiti e raccoglie il consenso e la partecipazione di migliaia di ragazzi e giovani. Abbiamo vissuto una tre giorni formativa in parrocchia e abbiamo acquistato la stoffa per le uniformi. Alla festa patronale del 14 settembre (Festa della esaltazione della Croce) avremo tutto il gruppo formato da almeno 60 ragazzi e giovani con la loro uniforme nuova capace di impegnarsi nel sevizio accoglienza e di animazione della festa.
Infine vi lascio il video della festa di chiusura dell’anno scolastico della nostra scuola parrocchiale. Serve per ricordare l’altra emergenza forte che è il problema dell’istruzione. Lo stato non garantisce la scuola per tutti e il grosso della proposta scolastica è ancora possibile grazie alla supplenza delle scuole Parrocchiali e comunitarie, spesso molto povere e senza risorse. La gestione del servizio scolastico chiede molti fondi perché comunque la gente non è in grado di contribuire. Il costo più alto è quello di retribuire gli insegnanti e per ora posso farlo in maniera decente solo con una delle mie quattro scuole. Per le altre riesco a dare un contributo annuale e i professori si arrangiano per vivere coltivando i campi o con altri spezzoni di insegnamento in altre scuole. I bambini e i ragazzi amano andare a scuola e meriterebbero di vedere garantito il loro diritto all’istruzione.
Chiudo così, augurando a tutti buone vacanze.
Chissà che un giorno, quando avremo un minimo di struttura per accogliere, non possiate venire anche voi ad immergervi nel mare e nella gente dei Caraibi.
Un oceano di saluti e di benedizioni.
Pè Levi
MAY AK PWA, Granoturco e fagioli
MAY AK PWA
Granoturco e fagioli
Cosa ci fa un italiano tra gli haitiani? Cosa ci fa un unico bianco in mezzo a migliaia di neri? Cosa ci fa un prete di Milano, di origine veneta, varesotto di crescita in una parrocchia della diocesi di Port de Paix, dall’altra parte dell’oceano? Ogni tanto questa domanda affiora, soprattutto quando le differenze con la mentalità e la tradizione della gente di Ka Philippe e dintorni (così come per Mare Rouge e per Ti Rivye dove siamo presenti) si fanno sentire più forti. Mi sono trovato bene a spiegare questo a me stesso e a qualche amico haitiano con l’immagine del Mais e dei fagioli. Lo sapete che qui li coltivano insieme? E’ facile notare le piantine di fagioli crescere insieme a quelle del granoturco. Le prime volte mi dicevo che era una specie di disordine agricolo. Mi dicevo: ma come si fa? Dov’è la logica? Ma loro mi hanno spiegato che le due coltivazioni interagiscono a vicenda, una aiuta l’altra a crescere bene, nonostante siano così differenti in tutto. L’unica cosa che hanno in comune è che sono nello stesso terreno, prendono lo stesso sole o la stessa acqua (sperando che non manchi), e danno frutti essenziali per la sopravvivenza delle famiglie. Le due specie crescono bene insieme, una fa bene all’altra. Ho chiesto se sanno il perché, ma non avendo conoscenze scientifiche, spesso mi rispondono che è così perché l’esperienza lo insegna, perché è così da sempre. Dunque, ecco perché sono ad Haiti, perché sono qui a condividere la vita con loro in questa terra così difficile, ma bella. Il motivo è che in un qualche modo provvidenziale ci sarà del bene per entrambi, anche se siamo così differenti per colore, razza, e cultura. Fagioli che aiutano mais, mais che aiutano fagioli, italiani che aiutano haitiani, haitiani che aiutano italiani. Se poi penso che io sono presente, come Fidei Donum (così come don Mauro, don Claudio e don Giuseppe) a nome anche di una diocesi intera e con l’appoggio di tanti amici e di diverse comunità, allora la cosa è ancora più promettente e ricca di quanto sembri. C’è in atto uno scambio tra due diocesi lontane, tra famiglie e famiglie, comunità e comunità… Il bene che ci facciamo a vicenda riguarda il buon crescere evangelico e sarà comunque un bene per tutti…
Approfitto ancora per dire grazie a chi si sta prodigando per aiutarci e per crescere insieme a noi. Grazie all’associazione Levhaiti di Arcisate, al moving for Africa di Desio, alle varie parrocchie, agli amici sparsi un po’ dovunque… Una menzione particolare per il carissimo gruppo missionario “Le formiche” di Melzo che continua la sua nuova esperienza agricola con il “campo dei sogni”. Certo che voi adesso ve ne intendete di piante che aiutano piante. Provate anche voi il mix fagioli e granoturco…. Non si sa mai… eh…eh…
Un altro pensiero che mi ha attraversato il cuore in questi giorni è stato suggerito dalla meditazione di un testo del Card. Martini sulla preghiera “Qualcosa di così personale”, là dove parla della reazione della prima comunità cristiana difronte alle prime persecuzioni. Il Card. fa riferimento al testo di Atti 4,23-30 e sottolinea come i primi cristiani sanno interpretare tutto quanto stanno vivendo alla luce di Gesù e di quanto è successo nella vita di Gesù. Ogni occasione è buona per rivivere la vita di Gesù. …” La prima comunità cristiana capisce se stessa nel Cristo. Nel fatto di Gesù, ponendosi non come una qualsiasi aggregazione sociale o storica, ma come gruppo di uomini che sono in Cristo, il cui vivere è «essere nel Cristo Gesù». Ciò che in lui è avvenuto è segno e spiegazione di ciò che in essi sta avvenendo.” (C.M. Martini)
Martini indica che la “preghiera intelligente” è allora quella che sa domandarsi: «Cosa sto vivendo di ciò che Gesù stesso ha vissuto in questa situazione? In che modo sto vivendo, pensando, amando…. Come Lui?».
Ho pensato quindi al mio essere qui ad Haiti, in un momento in cui mi sembra di avere davanti una povertà troppo grande per i miei mezzi e per quelli di chi mi sta aiutando. Ho pensato a Gesù e ho trovato che Gesù stesso, pur avendo un immenso potere, non ha guarito tutti i malati, non ha risolto tutti i problemi della povertà, non ha fatto miracoli per tutti e per tutto.
Sono andato a visitare una signora ammalata di cancro ad un seno. Nei due ospedali dove l’abbiamo mandata gli hanno detto che non c’è più niente da fare… perché in questa parte di Haiti non c’è chi sa fare (o non ha il coraggio di correre il rischio) un operazione del genere e poi ha una certa età, è già molto anziana… L’ho già aiutata ancora per le visite mediche e le medicine, ma ormai il cancro e venuto alla luce, la carne si sta putrefacendo con tanto di vermi. Ormai aspetta la morte, è così che va la vita da queste parti. In Italia sarebbe stata operata senza difficoltà e potrebbe vivere ancora parecchi anni. Ecco i limiti che fanno soffrire. Si chiama Dorancia, ha circa 75 anni e tutti nella comunità parlano bene di lei che ha sempre mostrato tanta carità per chi aveva bisogno ed era molto partecipe alla vita della cappella. Così, con le lacrime agli occhi, le ho portato il saluto di tutti e il conforto dell’olio benedetto.
Penso che anche Gesù abbia sperimentato la sofferenza di un limite, perché, paradossalmente, c’è un limite anche all’onnipotenza di Dio. Penso che Gesù abbia sofferto anche Lui questo “limite divino”. Gesù non ci ha predicato l’onnipotenza, ma piuttosto a perseverare nella preghiera, a credere, ad amare e a sperare, ci ha indicato la via dell’amore e della misericordia e non quella del potere dei miracoli e dei mezzi economici. Ci ha insegnato che è più importante saper condividere, spezzare la vita gli uni per gli altri perché è questo che salva. Così, come Gesù, possiamo anche noi trovare la forza della preghiera, la fiducia di chi sa rimettere continuamente la propria vita, ciò che fa o che vorrebbe fare, nelle mani del Padre che è nei cieli.
E poi succede, come mi ha scritto un carissimo amico che “il limite dell’onnipotenza di Dio possa essere colmato dal bene degli uomini”.
Adesso però un po’ di notiziario con tanto di immagini e video
Una prima sorpresa, al mio ritorno, è stato il recupero di una macchina già usata, ma che promette di fare bene il suo dovere in attesa di un mezzo più forte e performante. Con poche migliaia di dollari ecco finalmente il primo mezzo a quattro ruote della missione. Il che non eviterà di fare molta strada in moto e a piedi, perché gran parte della zona non è comunque percorribile in auto. Un grazie speciale alla Fondazione Lambriana che onora il ricordo e l’opera di Peppino Vismara attraverso le sue donazioni per le missioni più povere e al nostro ufficio missionario di Milano che gestito e reso possibile questo provvidenziale contatto.
Venerdì 3 Giugno abbiamo celebrato la Festa Patronale della cappella di Boukan Patryot dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Come non sentirmi specialmente collegato spiritualmente alla comunità del sacro Cuore di Melzo? Ho veramente celebrato pensando alla parrocchia che mi ha accolto per 9 anni come sacerdote responsabile dentro la grande famiglia della Comunità Pastorale di Melzo. Un augurio particolare a don Carlo Cardani, per i festeggiamenti del suo cinquantesimo di ordinazione.
Grazie ad un contributo provvidenziale di alcuni genitori amici di Desio, in particolare per l’interessamento del carissimo Roberto Marelli, ho potuto realizzare un batteria di servizi igienici, come dono molto concreto e apprezzatissimo da tutta la gente in occasione della festa. In mancanza di questi servizi vi lascio immaginare i grossi problemi di igiene, con tanto di rischio di colera in una cappella molto frequentata e che durante la settimana si trasforma in una scuola.
Mercoledì 8 Giugno abbiamo avuto la gioia di avere tra noi la visita annuale di Davide Boniardi, responsabile diocesano della Caritas di Milano per la solidarietà e l’opera missionaria in America. Insieme a lui, c’erano Enrica, referente e operatrice della Caritas Ambrosiana nella nostra diocesi di Port de Paix e Marta, presente da tempo in Port au Prince per vari progetti e ora orientata a collaborare con Enrica per tutto il Nord Ovest di Haiti e non solo. Davide desiderava conoscere questa nuova parrocchia e vedere insieme le esigenze caritative più urgenti in vista di una collaborazione dall’Italia. Al di là delle questioni più legate al servizio caritativo, è stato davvero bello trascorre alcune ore insieme. Per me è stato senz’altro un segno di amicizia e di grande incoraggiamento. Davide, Enrica e Marta sono davvero splendide persone e sono convinto che la nostra carità sia in buonissime mani.
Domenica 12 Giugno abbiamo ricevuto la visita pastorale del nostro vescovo di Port de Paix, Mons. Antoine Polò. Ha voluto conoscere i vari responsabili delle cappelle e dei pòs e quelli dei vari gruppi e attività. L’incontro è stato breve, un oretta e mezza nel pomeriggio, dalle 16.00 alle 17,30. Per gli haitiani avere l’onore di un vescovo che scrive il tuo nome e cognome sul proprio quaderno è una grande cosa. Infatti avrei potuto dargli una lista già ben compilata con tutti i dati, ma lui ha voluto farlo personalmente e a mano per dare importanza a ciascuno. Così è stato! Ci sono cose che noi italiani (ambrosiani iperattivi) non sappiamo ancora ben valutare.
Continuo a visitare a piedi le zone della parrocchia per incontrare la gente e conoscere più da vicino la loro vita. Sono stato nella zona di Gounò e poi a Jean Valwa, due frazioni (pòs) di Ka Philippe. I luoghi adibiti alla preghiera sono veramente in condizioni misere. Anche qui ci sarà l’esigenza di fare un intervento per la costruzione di una cappella più decente. Vedremo, per ora li ho incoraggiati a continuare come possono e a pregare perché non manchino i benefattori.
Sempre nella zona di Gounò ho scoperto la presenza della macchina di legno per la spremitura della canna da zucchero. Vi lascio le immagini e il video. Non siamo nel medioevo, ma qui, fanno tutto come allora….
Ci sarebbe il progetto di acquistare una macchina per la macinatura del granoturco, alimentata da un motore a benzina. Sarebbe un grande aiuto per la loro vita quotidiana e darebbe un piccolo margine di guadagno per aiutare i più poveri.
Questo ultimo periodo di Giugno è stato caratterizzato dagli esami scolastici in tutte le nostre scuole. Sin dal mattino, la nostra nuova sala parrocchiale era gremita di giovani che studiavano insieme. Anche alla sera, grazie alla luce elettrica fornita dal sistema a pannelli solari e dalle batterie, c’era sempre un bel gruppo di studenti
Ho potuto anche celebrare qualche Messa a conclusione dell’anno scolastico. Così ad esempio è stato nella frazione di Pizè, là dove un giorno spero di realizzare la costruzione di una scuola vera e propria. Vi lascio il video che mostra come, per adesso si arrangiano ad adibire a scuola la cappella semidiroccata.
Si apre anche qui da noi il tempo delle vacanze. Penso ai giovani che avranno ben poco da fare. Alcuni hanno trovato spazio in proposte estive di formazione artigianale o professionale. Un giorno potremo fare qualcosa del genere anche in parrocchia. Per ora cerco di sostenerli a partecipare a ciò che c’è già… Ad esempio ho visitato un centro formativo diretto dai protestanti della chiesa battista che si trova a mezz’ora di cammino da qui. Vi lascio qualche foto di quello che fanno. C’è anche un corso per cucina… I responsabili sono stati ben lieti di iniziare una collaborazione con la parrocchia.
Penso di proporre qualche assaggio di oratorio estivo e di tentare qualche momento di laboratorio artistico con volontari provenienti da Jean Rabel… Vi racconterò
I ragazzi comunque si sanno industriare e con quel poco che trovano sanno fabbricare degli efficientissimi aquiloni. Spago, sacchetti dei rifiuti, rametti d’albero… ed ecco fatto. Guardate il video per stupirvi. E se l’aquilone resta impigliato tra le palme, non c’è problema, si sale a liberarlo… Qui le mamme non urlano, ma cosa fai…scendi di lì… Magari è il don Levi a farlo!
Un abbraccio caraibico a chi sogna di fare vacanza in posti come questi . Vi aspettiamo!
Pè Levi