GRAZIE ITALIA

GRAZIE ITALIA

 Sono tornato da qualche giorno e tento di mettere per iscritto il racconto del mio recente viaggio in Italia così intenso e vorticoso, quasi come essere stato dentro il cestello di una lavatrice in centrifuga. Avevo programmato tante cose, tante visite, tante iniziative… e poi ne ho potuto vivere solo la metà e in compenso ci sono state tante sorprese e tanti altri incontri felicemente non previsti… Tutto sommato ho percorso 3500 km in lungo e in largo per la diocesi per rispondere alle richieste di testimonianze o di celebrazioni o per presenziare ad eventi organizzati per raccogliere fondi e sensibilizzare.
La qualità più bella, l’elemento unificante in tutto questo marasma è stato il segno dell’amicizia. Tutti coloro che si sono mossi per aiutarmi nella missione lo hanno fatto a partire dalla storia della nostra amicizia, in nome di una relazione che ci ha unito a suo tempo grazie al mio ministero come sacerdote o semplicemente per il tratto di strada percorso insieme.
Quest’anno avevo con me Padre Zaccaria, il parroco della parrocchia di Jean Rabel dal cui territorio è stata ricavata la mia nuova parrocchia di Ka-Philippe. Siamo grandi amici e si collabora per il servizio a tutta la zona e ho ricambiato la sua grande ospitalità invitandolo in Italia. Naturalmente per lui è stata un esperienza straordinaria e non finisce più di ringraziarmi. Purtroppo è restato in Italia poco più di 15 giorni ed è dovuto rientrare per motivi pastorali. Ha però avuto l’occasione di trascorrere qualche giorno a Roma presso la comunità dei Monfortani.

Stavo per stampare un foglio ed ecco che mi ritrovo una bella lucertolina piazzata sul piano di ingresso dei fogli. Il bello è che non voleva andare via… Si vede che voleva sfidarmi con il tridimensionale… In effetti sarebbe bello avere stampanti che riproducono in 3D animali veri come le caprette ad esempio, così ne avrei da dare a tante famiglie ancora restate senza. Comunque il miracolo della comparsa di nuove caprette vere e belanti si è già realizzato grazie all’aiuto di tanti di voi e invece di marchingegni elettronici si è trattato di cuori sensibili e carichi d’amore. Così ora possiamo duplicare perché la famiglia che ha ricevuto una capretta ha promesso di dare il primo capretto nato ad un’altra famiglia che a sua volta farà altrettanto…. 100 caprette ne daranno altre cento, e queste altrettanto… molto meglio di una stampante a 3D….
Abbiamo fatto una prima riunione con tutti i beneficiari delle caprette già donate, circa un centinaio… Le caprette stanno bene e alcune sono già in stato interessante…. Purtroppo qualcuna si è ammalata ed è morta a causa della mancanza di scrupoli di alcuni venditori che hanno usato il trucco del bicarbonato. Facendo assumere del bicarbonato alle caprette queste si gonfiano, sembrano più grosse e si vendono ad un prezzo più alto. Poi, una volta portate a casa mostrano inappetenza e dolori allo stomaco e solo alcune si possono salvare se curate per tempo. Bisogna allora considerare un dieci per cento di perdite sul gruppo iniziale…

GRAZIE ARCISATE E BRENNO

Gli arcisatesi e i brennesi mi hanno dato tantissimi segni di solidarietà, di stima e affetto. Alcuni genitori hanno organizzato una cena di solidarietà al PalaVelmaio gestito dalla cooperativa che ha deciso di donarci lo spazio gratuitamente. I partecipanti erano quasi trecento o forse più e ho potuto vedere come erano tutti legati alla mia storia, per parentele, amicizie e esperienze vissute insieme negli anni giovanili. Ma la cosa che ha stupito di più è stato vedere arcisatesi e brennesi a tavola insieme (eh… eh …). Tra coloro che poi si sono dati da fare a livello organizzativo ho trovato con sorpresa Giulio Magnoni il catechista della mia prima adolescenza e che ora poteva con sano orgoglio vedere in me uno dei suoi buoni frutti da educatore.

Con una certa emozione sto celebrando le Messe in parrocchia con il calice donatomi dal coro alpino Orobica in occasione della serata dedicata al gruppo alpini di Arcisate nel 85° anniversario di fondazione. Era il sabato 27 maggio sera, nella Basilica, l’alpino e mio grandissimo amico Daniele Resteghini, anche lui alpino, che ha presentato con tanta finezza e passione la serata, mi ha fatto chiamare davanti a tutti per donarmi la grossa valigia di metallo contenente tutto il corredo della messa da campo che utilizzava don Bruno, il cappellano militare fondatore del coro e che “è andato avanti” come amano dire gli alpini quando un loro compagno muore e li precede in paradiso. Molto emozionato e preso del tutto alla sprovvista credo di aver balbettato qualcosa sul fatto che il sacrificio di tanti alpini ora può continuare a dare frutto in una delle terre tra le più povere al mondo.

Quando ho mostrato il calice alla mia gente di Ka-Philippe è sgorgato un grande ooohhh da vero coro di montagna e ho cercato di spiegare loro chi sono gli alpini. Ho detto che sono soldati specializzati a combattere sulle montagne e sono gente che ama la sua patria è che è disposta a dare la vita per respingere ogni nemico e ogni minaccia. Hanno combattuto tante battaglie e tanti sono “andati avanti”. Ora, anche in congedo, non smettono di offrire la loro vita per combattere tanti mali di oggi tra cui la povertà dei paesi più sfortunati. Sono dei veri eroi, un esempio per tutti e in Italia sono molto amati e stimati. Tutti gli alpini amano cantare insieme come gli haitiani e alcuni di loro sono veramente bravi come gli alpini del Coro Orobico che ci ha regalato tante cose belle per celebrare le nostre messe e insieme ad un grande aiuto in denaro per le nostre necessità. Così abbiamo dedicato la mia prima Messa del mio ritorno a don Bruno e alla memoria di tutti i nostri amici alpini andati avanti. I responsabili del gruppo alpini di Arcisate con il presidente del gruppo Bini Graziano, mi hanno accompagnato a Varese ad incontrare il presidente della sezione per presentarmi e verificare se una parte del fondo disponibile raccolto per Haiti può essere destinato ai progetti che seguo, in particolare quello per portare l’acqua potabile più vicina alla gente. La collaborazione con noi Fidei Donum di Haiti non è nuova, gli alpini hanno già collaborato generosamente per alcuni progetti a Mare Rouge. C’era molta disponibilità e sincera attenzione e credo proprio che la sezione di Varese potrà continuare a darci una bella mano.

Quest’anno ad Arcisate ho potuto gustare una giornata a Monteviasco (alto luinese) insieme agli amici di Levhaiti. Qui potete vedere un bel video della giornata composto dal nostro Paolo Raccagni. E’ stato davvero bello poter trascorrere una domenica in assoluto relax. Alcuni di noi sono saliti a piedi, altri con la funivia. Il paesino conta circa 5 residenti, ma è molto frequentato da turisti ed escursionisti. Ci ero stato almeno altre due volte, una da giovane con l’oratorio e una da educatore di Seminario con i seminaristi di Venegono. Vi consiglio di andarci se volete gustare un angolo di paradiso, lontano dal caos, immerso nella tipica natura prealpina con vista sulla catena del monte Rosa. Volevo proprio trascorrere qualche ora senza dover correre e guardare l’orologio. Stare semplicemente con i miei amici, con le persone che per tutto l’anno si danno da fare per animare e sensibilizzare la solidarietà verso la nostra missione di Haiti. Abbiamo pranzato al sacco e celebrato la Messa di orario delle 16.00, animandola con chitarre e bel canto, per la gioia dei due Monteviaschini presenti e di una coppia di turisti. Grazie davvero per il bel momento, per il maggio prossimo prenotiamo ancora qualcosa del genere…

GRAZIE MELZO
La comunità pastorale di Melzo mi ha accolto con tanto affetto anche se non ho potuto essere presente come avrei voluto. Il primo appuntamento è stato sabato 6 per il battesimo di Sara, la terzogenita di Diego e Daniela, membri storici del Gruppo missionario “Le Formiche”.  Sabato 20 maggio ho potuto partecipare alla serata del Mission Rock con il concerto dal vivo del gruppo Blascoforever. Ho gustato insieme a don Fabio la pizza fatta con il nuovo forno mobile e ho potuto stare un po’ con gli amici del gruppo delle Formiche tutti straimpegnati nell’animazione e nel servire la gente con le bevande, il cibo e altre buone cose. Ad un certo punto mi hanno chiamato sul palco per dare un saluto e un messaggio. D’accordo con Massimo Bari, il cantante del gruppo e mio grande amico, abbiamo invitato tutti a cantare insieme a noi “Voglio una vita spericolata” proprio per dire che tutti coloro che si prendono cura del prossimo devono avere il coraggio di buttarsi in questa avventura, lasciando ciò che è più comodo e sicuro, spericolandosi nel servizio proprio come stavano facendo gli amici del gruppo missionario che formicolavano alacremente dappertutto per la buona riuscita dell’evento il cui ricavato era destinato proprio per Haiti.
In un’altra occasione, la settimana prima di partire, ho potuto partecipare alla Messa con tutti i sacerdoti nativi o che hanno svolto il ministero per alcuni anni in occasione della festa Patronale del Sacro Cuore… Ho colto l’occasione per incontrare il nuovo parroco don Mauro Magugliani che mi ha ascoltato con grande interesse e si è informato della situazione della missione. Poi ho potuto passare dalle parti del Campo dei Sogni dove lavora il nostro gruppo missionario. Li ho trovati come sempre indaffarati e pieni di energia. Ho visto in diretta persone venire ad acquistare i prodotti già maturati come zucchine, insalata e quant’altro. Don Valerio poi mi ha accolto davvero con tanta amicizia e affabilità, abbiamo cenato insieme e così ho potuto aggiornarmi sulla situazione della comunità. Infine la Messa presieduta da don Mauro e poi un momento di rinfresco con tanti abbracci e saluti.

 

GRAZIE DESIO

Quest’anno sono stato più volte a Desio, il mio primo amore perché è li che ho svolto i miei entusiasmanti primi anni da prete dell’oratorio maschile (Beata Vergine Immacolata) dal 1985 al 1991. Dopo tanti anni devo proprio dire che gli ex giovani di allora (oramai sulla cinquantina o quasi) e i ragazzini e le ragazzine dell’oratorio (ormai adulti e con famiglia) hanno mantenuto un grande affetto nei miei confronti ed è sempre una grandissima emozione tornare per celebrare la Messa o presenziare a qualche evento organizzato per aiutarmi nella missione. Il primo impegno è stato proprio presenziare al matrimonio di Luigi Ciotti che ha chiesto di trasformare ogni regalo per lui in offerte da destinare a diverse realtà da sostenere tra cui anche la nostra missione di

Haiti. Il nuovo parroco, mons. Gianni Cesena è davvero una grande amico, l’ho conosciuto sin dal seminario e fra l’altro ha per anni guidato l’ufficio diocesano di pastorale missionaria. Grande cordialità e disponibilità da parte sua insieme ad una passione per la missione sempre viva e aggiornata. Peppo (Giuseppe Sala) si è fatto in quattro (tanto la stazza c’è eh ..eh….ma niente in confronto al suo cuore) per organizzarmi gli incontri e mantenere vivi tutti i contatti. Un evento che ha superato ogni limite di attesa e di previsione è stato la serata di concerto “Canthaitiamo” con il gruppo dei Beagles che ha suonato musica anni 60 e 70 coinvolgendo tutti i presenti, una marea di folla che ha occupato ogni posto disponibile nella sala teatro il Centro. Il cantante Lorenzo e membro storico del gruppo ha fortemente voluto l’evento coinvolgendo i suoi amici. Con Lorenzo mi ricordo le belle sfide a pallavolo, quando anch’io mi potevo permettere certe acrobazie e certe belle schiacciate. Lui era un fenomeno e io mi impegnavo a non sfigurare. Indimenticabile era stata la 24 ore di volley in palestra. Con commozione, proprio lui in persona, mi ha chiamato sul palco e mi ha regalato una mini palla di Pallavolo con la scritta Beagles come ricordo della serata da portare ad Haiti. Le ACLI di Desio hanno approfittato dell’occasione per donarmi il loro generosissimo contributo come associazione.

Sono tornato a Desio per pranzare con mons. Gianni e poter così scambiare qualche chiacchera sulla situazione ad Haiti e poterci salutare con più calma. Nel pomeriggio dello stesso giorno Peppo mi ha portato nel cremonese per visitare una fabbrica per macchine agricole per verificare la possibilità di realizzare un impianto per la trasformazione della manioca da realizzare a Ka-Philippe (ve ne parlerò in seguito). Abbiamo preso accordi per un tipo di macchina che però è molto adatta alla macina, ma andrebbe corredata con degli accessori per spelare la manioca, lavarla e poi per l’essicazione…. Vedremo….

Infine, l’ultima domenica di Maggio ho celebrato messa nella zona di campagna fuori Desio dove un bel gruppo di amici radunati da dottor Ostaldo Maurizio, con tanti genitori che collaboravano con me in oratorio, con figli e nipoti. Il posto è stato allestito per il ritrovo del gruppo che ama l’escursionismo e la montagna. C’erano i responsabili del CAI di Desio, amici di Maurizio che mi hanno offerto un contributo per Haiti e la disponibilità a continuare una attenzione di solidarietà anche per il futuro. Il dottor Maurizio che ha lavorato tantissimi anni nel reparto rianimazione dell’ospedale di Desio, ora entra in pensione e ha già programmato di venire a stare con me per tutto il mese di dicembre, sia in veste di medico, sia in veste di esperto agronomo….

Sono stato in Caritas dal nostro Davide Boniardi responsabile per i progetti in centro-America e nell’America Latina. C’era da definire il resoconto dei progetti realizzati con gli aiuti inviati in occasione del devastante ciclone Matthew e prevedere i prossimi con il resto dei fondi pervenuti. Anche Davide si è mostrato interessato al progetto per la lavorazione della manioca. Ci siamo lasciati con l’impegno di trovare esperienze già collaudate con le quali confrontarci per fare la scelta più giusta. Inoltre, abbiamo approfondito la fattibilità del progetto che impegnerà i volontari del servizio civile nella zona dove operiamo noi italiani.

C’è stato un momento in cui eravamo presenti in Italia tutti e tre i sacerdoti Fidei Donum italiani di Haiti. Agli inizi di maggio ci siamo trovati in ufficio missionario  incontrare don Antonio Novazzi, il nostro responsabile per un aggiornamento sulla situazione che conosce bene anche perchè è stato più volte a visitarci ad Haiti come nel febbraio di quest’anno. Ho incontrato anche il nostro Vicario Generale Mons. Mario Delpini sempre molto attento e premuroso per noi Fidei Donum. Nello stesso periodo era a casa anche don Giuseppe Noli che ora presta servizio come Fidei Donum nel Niger e ne abbiamo approfittato per vederci e confrontarci sul nostro impegno missionario.

Ho potuto incontrarmi anche con il nostro caro Ingegnere Giuseppe Bertani di Abbiate Guazzone per rivedere insieme il progetto per dare acqua potabile a Ka-Philippe. Il tutto procede, anche se con tempi incerti per via dell’invio del materiale e dei possibili problemi doganali. Ne riparleremo presto qui sul nostro blog

Mi fermo qui, anche se dovrei parlarvi dei tanti incontri personali, di alcune famiglie che mi hanno invitato a casa, di persone che preferiscono fare del bene nella totale discrezione. Sto ricevendo aiuti da famiglie che hanno iniziato un rapporto sul tipo delle adozioni a distanza per sostenere la vita di alcuni tra i bambini più poveri  (progetto Selfina …) o per far studiare dei giovani senza possibilità economiche. Ci sono persone che mi hanno fatto avere il loro aiuto direttamente sul conto e non riesco nemmeno a risalire alla loro identità. So che verranno fatte delle raccolte di generi alimentari e di materiale utile per la vita di qui.  Vi ringrazio ancora per quanto avete inviato e per quanto invierete ancora.

Mi dispiace di non aver visitato altre comunità che mi sono vicine e mi sostengono. Mi  renderò presente in qualche altra forma in attesa di ritornare da voi il maggio prossimo.

SELFINA

Da alcuni mesi ero a Ka Philippe, mi ero prefissato di girare attorno alla parrocchia per conoscere i miei vicini, girare per le case sparpagliate tra la vegetazione e i campi. A non più di 500 mt dalla chiesa mi imbatto in un sorrriso che spunta da dietro una pianta. Era il sorriso irresistibile di Selfina, una bambina poverissima, che non avevo mai visto prima perché non si muoveva da casa e non andava nemmeno a scuola o in chiesa per la vergogna della mancanza di vestiti.
Ho notato che aveva una gambina storta e mi hanno spiegato che era così dalla nascita. Ha un fratellino più piccolo, vive con la mamma e il nonno anziano. Vivono di ciò che coltivano e non sempre mangiano una volta al giorno.
Selfina ha 8 anni e ha frequentato pochissimo la scuola, ed è da almeno un anno che sta a casa perchè non può pagare la quota e tantomeno l’uniforme.
L’incontro con Selfinà e il suo sorriso è stato come un colpo di fulmine… La mia cuoca mi ha aiutato a recuperare dei vestiti nuovi e la biancheria intima. Ho iscritto Selfina alla nostra scuola e gli ho fatto fare l’uniforme. Ho assunto la mamma come donna delle pulizie per la scuola così da farle avere un minimo di contributo. Abbiamo trovato il contatto con un’organizzazione che si occupa delle malformazioni dei bambini e che offre in Haiti un servizo gratuito per procurare apparecchi correttivi. Selfina è stata visitata da una equipe ed è in lista di attesa per l’apparecchio correttivo. Quando l’ho portata in macchina alla visita era la primissima volta che saliva in una macchina e che si spostava da Ka-Philippe.
In vista dell’applicazione dell’apparecchio l’equipe medica ha riscontrato i segni della malnutrizione e ha chiesto di farle bere latte e mangiare cibi pieni di vitamine e proteine. Così abbiamo messo a disposizione una quota mensile per non farle mancare il necessario
Adesso Selfina viene a scuola e partecipa alla Messa. Tutti le vogliono bene e lei è davvero piena di vita.

 

 

Selfina mi ha provocato ad aprire gli occhi e a visitare la mia gente, casa per casa…. Selfina era a pochi metri da me e non l’avevo mai notata. Mi sono chiesto chissà quante Selfinà ho nel mio immenso territorio parrocchiale. Per questo lei è un simbolo, una testimonianza vivente a cui dire grazie per avermi aperto gli occhi e il cuore per intervenire su altre situazioni.  Lei è la prima della serie per questo le sono particolarmente affezionato. Naturalmente sarà fondamentale rendere tutta la comunità più attenta e più sensibile, soprattutto i collaboratori e i responsabili delle varie zone, altrimenti io davvero potrei fare poco e questo tipo di attenzione non avrebbe un futuro. Talvolta si riscontra quasi un sentimento fatalistico, un modo di pensare che sembra dire: “ Amen, è così perché Dio lo ha voluto, che ci possiamo fare?”.

PROGETTO SELFINA potrebbe essere un progetto per il sostegno dei bambini più poveri tra i poveri, un aiuto per cibo, vestiti e la scuola.
Il sorriso di Selfinà è il suo tesoro ed è una sorgente di tenerezza per chi la incontra. Come sarebbe bello se la nostra vita fosse anzitutto un sorriso, nonostante problemi e miserie?
La vita nasce da un sorriso, la vita nuova di Selfina è iniziata quando mi ha sorriso nonostante fossi un bianco e uno sconosciuto.
Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà

Che la vita sorrida al nostro piccolo Matteo, figlio di Marco e Valentina, che mi ha reso Granton-ton  (nonno zio) per la terza volta.

BUONE VACANZE A TUTTI

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