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ALLA TUA LUCE VEDIAMO LA LUCE

Pasqua 2020

Crocifisso di Ka Philippe, Haiti

È in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.

Sal 35,10

Carissimi e carissime, riprendo a scrivere sul blog di Levhaiti, dopo molti mesi di aridità comunicativa e di una preoccupante pigrizia su questo compito che mi ha sempre entusiasmato.
La situazione surreale e drammatica della pandemia attuale, costringe anche noi in missione a “restare a casa” e rispettare le direttive dettate anche dal nostro governo haitiano e dalla nostra diocesi. Pur avendo riscontrati e accertati “solo” 33 casi in tutto il territorio nazionale, si è deciso da tre settimane di chiudere le scuole, alcune attività commerciali, evitare assembramenti di persone, celebrazioni, riunioni e tutto ciò che può facilitare la eventuale trasmissione del contagio tra le persone. Si raccomanda di non circolare, ma per adesso non esiste nessun controllo ed è affidato al buon senso di chi ha capito il pericolo che corriamo.
In effetti se i casi accertatati sono solo 33 si può supporre che molti altri siano restati nel sommerso di questa società così ingestibile e incontrollabile. La gente si ammala e muore e magari non sa nemmeno se per causa di questo virus sconosciuto. Da un altro punto di vista c’è sempre il rischio di chi vuole approfittarne, magari sfruttando gli eventuali aiuti inviati per sostenere l’emergenza per interessi personali. La classe politica haitiana su questo è poco affidabile. Mi piace pensare che questo ciclone infettivo ci sfiori solamente come è successo per gli ultimi grandi cicloni passati vicino a noi, ma che hanno scaricato la loro forza devastante in altri paesi limitrofi, soprattutto in questi ultimi due anni. Avevano sofferto già fin troppo con la devastazione dell’uragano Matthew dell’ottobre 2017.

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Ad Haiti si teme una catastrofe, articolo di Alessandro Cadorin, operatore Caritas italiana Haiti

Se l’epidemia scoppiasse anche da noi sarebbe una strage vista l’inconsistenza del nostro sistema sanitario e l’estrema povertà della popolazione. Se volete c’è questo articolo di Alessandro Cadorin, coordinatore per Caritas italiana ad Haiti che è molto ben fatto e preciso: https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-04/ad-haiti-si-teme-una-catastrofe.html?fbclid=IwAR1dTYifSaC7bwrjji9OV_TQk3aqCp7SRBH6m7G_rF7uL-9IO9evmOjPd1c

In ogni caso il forzato rallentamento delle attività pastorali, mi offre tanto tempo per riflettere, pregare e anche scrivere.
Sono molto coinvolto dalla drammaticità di quanto state vivendo in Italia e davvero non ho parole per commentare quanto sta accadendo. Ho trovato illuminante un testo meditativo trovato per caso mentre volevo riflettere sulla frase del Salmo 35, 10 citata come titolo: “alla tua luce vediamo la luce”.
Lo scrive don Antonio Savone, un parroco dell’Arcidiocesi di Potenza, le cui omelie sono state pubblicate e apprezzate. Spiega la frase del salmo alla luce del mistero della Trasfigurazione:

Manca a tutti la capacità di leggere il reale oltre il mero accadere. È come se non avessimo il codice per interpretare ciò di cui siamo spettatori o protagonisti. E perciò finiamo per collezionare momenti, stati d’animo, esperienze senza riuscire a cogliere fino in fondo la loro valenza per il nostro cammino di uomini e di credenti. Era accaduto anche ai discepoli che pure hanno avuto la grazia di conoscere Cristo secondo la carne, attraverso la sua umanità. Questo accade soprattutto quando il presente si consegna a noi nel suo versante drammatico di buio, di assurdo, di negativo: non ci è dato scorgere l’oltre della pura fattualità.
Per questo torna ogni anno l’appuntamento con quel mistero di luce che è la Trasfigurazione di Gesù. Come Pietro, Giacomo e Giovanni abbiamo tutti bisogno di un luogo e di un momento che ci faccia intravedere la bellezza che è sepolta in ogni cosa, in ogni esperienza, in ogni persona e ci permetta di leggere la storia, la nostra storia con un unico sguardo.
Se acconsentiamo a lasciarci condurre in disparte dal Signore Gesù, impariamo a leggere tutto alla luce del suo volto. Che è proprio ciò che ci manca. Tutto, infatti, siamo abituati a misurare a partire dalla nostra prospettiva troppo angusta e dal fiato corto. Il Sal 35 ci fa pregare così: “alla tua luce, Signore, vediamo la luce”. E la vediamo anche quando, forse, siamo immersi nella tenebra.
Alla tua luce impariamo a scorgere la vita non come un insieme insensato di eventi ma come quella realtà che pur tra mille contraddizioni attesta continuamente che Dio è fedele alla promessa.
Alla tua luce intravediamo come nulla sia materiale di scarto; anzi, proprio ciò che volentieri rimuoveremmo, il Signore lo usa come pietra angolare.
Alla tua luce gli altri con cui talvolta facciamo fatica a camminare, sono visti come l’occasione propizia a noi offerta dalla grazia del Signore, per imparare a compiere quel passo in più che altrimenti ci sarebbe precluso.
Alla tua luce le zone d’ombra sono il punto da cui impariamo a gustare la grazia della luce.
Alla tua luce le contraddizioni sono ricomposte e le ferite divengono il canale mediante il quale giunge a noi il flusso rigenerante della misericordia di Dio.
Alla tua luce scopriamo che non è dato fermare il tempo: è necessario, piuttosto, riprendere il cammino nonostante le insidie e la fatica del viaggio.
Alla tua luce impariamo a non rimuovere dal nostro sguardo lo scandalo della croce e ad assumerlo fino in fondo nella certezza che esso è già caparra di una nuova fecondità.
Alla tua luce apprendiamo l’arte di stare nella vita come c’è stato il Figlio di Dio con uno stile di obbedienza.
(Antonio Savone – fonte: A casa di Cornelio)

Per il contagio che salva….

Non avrei saputo trovare parole migliori per invitare tutti a “guardare alla luce” quella del Risorto, proprio adesso che le tenebre tentano di farci vedere tutto nero.

Ho pensato che un po’ della luce del Signore può trasparire anche da quanto vi sto per comunicare, per aggiornarvi sulla situazione della missione.

Grazie don Hervè

Un primo pensiero va a don Hervè con il quale ho condiviso quasi un anno di missione, da fine dicembre 2018 a Settembre 2019 e che è rientrato in Italia per motivi di salute. Con lui abbiamo tentato l’esperienza di un lavoro a due, mettendo in comune la mia competenza maturata da 4 anni di presenza nel territorio e la sua di Fidei Donum esperto con il servizio svolto per 10 anni in Cameron e 4 in Niger.

Quanto più passano i giorni dalla sua partenza tanto più avverto la profonda traccia che ci ha lasciato con la testimonianza del suo servizio generoso, intelligente e umile. Non nascondo che non ero poi così preparato ad una vita a due e non tutto è stato facile, per entrambi. La nostra prima forza è stata davvero la preghiera comune, uno degli aspetti che mi mancano molto ancora. Ho trovato tanta ricchezza e profondità nel modo di riflettere, proporre e vivere la missione da parte di don Hervè e sicuramente è stato rigenerante il contatto con lui. Se adesso ho la forza e l’entusiasmo per continuare come Fidei Donum ad Haiti lo devo tanto a questi mesi trascorsi con lui, al suo esempio, alle sue salutari provocazioni e ai suoi inviti per un salto di qualità come prete e come missionario. Ogni tanto ci scriviamo o ci sentiamo per aggiornarci sulla situazione, ma adesso si sa è un momentaccio per tutti, si tratta di vivere la pazienza del “restare a casa” e trovare la gioia di fare anche così ciò che piace al Signore.

Grazie a don Hervè abbiamo già ricevuto aiuti da benefattori sensibilizzati dalle sue testimonianze e dal suo vivissimo interesse per il bene della nostra missione. Ci stiamo ancora godendo il bel cortile della scuola realizzato con i fondi da lui trovati e soprattutto in memoria di Fernanda e Nazarena Colleoni.
Un gruppo di adulti e giovani si stanno ormai perfezionando nell’uso della saldatrice che don Hervè ha portato dall’Italia e che ha insegnato ad usare facendolo diventare anche una attività redditizia per la comunità e per avere un utile per aiutare i più poveri. Stesso discorso per l’uso della macchina idro-pulitrice che funziona benissimo per il lavaggio di moto e di macchine. Sempre con don Hervè alcuni giovani hanno appreso l’arte della serigrafia e grazie al materiale procurato dall’Italia adesso sono in grado di stampare t-shirt da vendere o che sono richieste per avvenimenti celebrativi o campagne pubblicitarie di vario tipo.
Sempre dalla sua sollecitudine abbiamo ricevuto aiuti per aiutare la semina compromessa dalla strana siccità dei mesi scorsi offrendo aiuto a più di 150 agricoltori della zona la possibilità di acquistarne
Questi sono solo alcuni esempi di come la presenza di don Hervè continua ad essere sentita, concreta e amata.
Grazie ancora don Hervè, o meglio, Pè Sove (padre salvezza) come la gente ha voluto amabilmente soprannominarlo, soprattutto apprezzando il suo forte spirito di Fede

Da Sinistra: Chiara, Elena, don Levi, Francesco e Davide

Grazie Caritas Ambrosiana
Sento molto forte la vicinanza e la sollecitudine della nostra Caritas Ambrosiana soprattutto nella figura di Davide Boniardi responsabile per l’attività che si svolge in America centrale e latina. Era stato tra noi in visita dal 14 al 16 febbraio per accompagnare i due operatori del servizio civile, Elena e Francesco che vivranno il loro periodo di presenza e azione fino al gennaio 2021.
Abbiamo così potuto precisare con lui le condizioni e i dettagli per il lavoro che Elena e Francesca dovranno svolgere qui da noi, in particolare a favore dei giovani, dei casi sociali più vulnerabili e come un aiuto per me a portare avanti i progetti locali presenti e futuri sostenuti dalla nostra Caritas Ambrosiana. Era con noi anche la nostra Chiara, impegnata come coordinatrice Caritas Ambrosiana con la Caritas diocesana di Port de Paix e riferimento locale per il progetto.

Tra gli argomenti si è parlato per progetto “Cassaverie” e come arrivare in tempi brevi alla sua definitiva realizzazione, sia a livello di struttura, sia a livello di fondi da reperire, sia a livello di avvio della sua attività. Per il momento la costruzione è arrivata alla base, il piano interrato che comprende una grande cisterna e una camera per il lavaggio della manioca sfruttando il forte dislivello del terreno che ha comportato un costo assai maggiore del previsto. Per arrivare al completamento abbiamo raccolto la bella disponibilità da parte della Rotary Club della Valceresio e di Varese a sovvenzionare il completamento del progetto. Qui dobbiamo ringraziare soprattutto il dott. Commercialista Giuseppe del Bene e l’avvocato Mauro Giardini. Poi però è piombato su noi tutti il disastro del Covid-19 che ha per ora bloccato ogni iniziativa. Speriamo che tutto possa riprendere nei prossimi mesi, dopo aver sconfitto il mostro invisibile. La partenza di Elena e Francesco ha dovuto essere decisa in pochissimo tempo visto il profilarsi dei blocchi aerei ed è così che dopo un bellissimo periodo di circa un mese dove abbiamo potuto apprezzare e stimare il loro stile di partecipazione, amore e servizio, ci siamo dovuti arrendere alla decisione del loro rientro in Italia fino a data da destinarsi. Carissimi Elena e Francesco qui tutti, soprattutto giovani e bambini, vi aspettano e non vedono l’ora di potervi riabbracciare. Mettiamo qui di seguito un piccola galleria di immagini che possono riassumere la bellissima esperienza del primo mese con la loro presenza.

Grazie don Marco
Sto andando a ritroso nel tempo e arrivo al mese di Dicembre quando è stato tra noi don Marco Tagliabue che si è potuto concedere quasi un mesetto per stare con me e gustare dal vivo l’esperienza missionaria con un Fidei Donum.

E’ stato davvero un dono per noi tutti e soprattutto per me. Lui si è potuto immergere con assoluta gratuità e disponibilità nella vita della missione collaborando in tutto ciò che poteva fare e partecipando con passione ad ogni aspetto della nostra vita. Questo periodo serviva a lui come tempo di riflessione e confronto in vista del suo prossimo incarico pastorale nella diocesi di Milano. Ora è stato nominato responsabile della comunità di San Giorgio nella Comunità pastorale di Desio, anche se ha cominciato il suo servizio nel clima restrittivo e da quarantena del corona virus. Quindi con l’impossibilità di poter incontrare i fedeli ed entrare in pieno nelle varie attività pastorali sospese fino a data da destinarsi come in tutta la Chiesa ambrosiana e nazionale. Ogni tanto ci sentiamo e ravviviamo il bel ricordo dei giorni vissuti insieme. Io ho conosciuto e imparato a stimare don Marco quando è diventato prefetto presso la comunità delle medie in seminario a Venegono Inferiore di cui ero appena diventato padre spirituale. Lui era in IV teologia e io al primo anno come responsabile spirituale della piccola comunità delle medie.

E’ stato emozionante e gratificante rivederci guidati dalla provvidenza dopo tanti anni. L’ho trovato pieno di forza e profondità spirituale nonostante un periodo reso difficile per lui da incomprensioni e fatiche con alcuni responsabili diocesani. Mi sono detto ecco un vero prete ambrosiano, averne così…
Lui ha dato prova di vera capacità di ascolto, e ogni occasione era motivo per lui di stupore e di interesse. Ne sono prova i tanti video da lui prodotti e diffusi. Ne metto qui alcuni, ma potete trovarli sul canale youtube. Ho riscoperto la sua simpaticissima abilità di intrattenere i più piccoli con esercizi di magia cosa che ha saputo stregare l’attenzione di tutti e reso più facile la relazione con i bambini malgrado il problema della lingua.

Davvero grazie don Marco, sarebbe bello se tu tornassi magari con un bel gruppo di volontari della tua nuova comunità animati dal tuo stesso genuino spirito missionario.

Altri video in https://www.youtube.com/channel/UC_bVDHpYDAolSBG63xqXELA/featured

Il progetto Casa accoglienza e centro missionario parrocchiale

La presenza di Elena e Francesco per il servizio civile in parrocchia e un contributo provvidenziale inviato dalla nostra Caritas Ambrosiana proprio per creare condizioni di alloggio più agevoli possibile ci hanno spinto a fare un altro passetto in avanti nella realizzazione del Centro Parrocchiale, pensato sia come casa dei sacerdoti, sia come casa di accoglienza per volontari e collaboratori, sia come centro missionario per servire le 17 comunità sparse nel vasto territorio della parrocchia. Così abbiamo avuto l’opportunità di completare tre stanze con relativi servizi igienici e un minimo di impianto elettrico. Siamo così al 55% dell’intera opera e manca ancora un grande lavoro per il completamento della struttura con almeno un bilancio preventivo di 60.000 dollari.

I nostri sostenitori stanno facendo il possibile per accontentarci, ma ora con il blocco di ogni iniziativa e attività e la situazione terribile generata dalla pandemia tutto è nuovamente bloccato in attesa di tempi migliori, anzitutto per la nostra cara Italia. Con l’interessamento di don Maurizio Zago responsabile dell’Ufficio Missionario Diocesano di Milano si vuole chiedere ancora aiuto alla Fondazione Lambriana per vedere se è possibile un ulteriore contributo dopo quelli già inviati in questi anni. Gli amici di Desio con Mooving for Haiti vorrebbero prendersi cura della parte della casa che comprende la grande cucina comunitaria, il magazzino alimentare e il portico con i servizi connessi per l’attività della mensa. Ma adesso, anche per loro tutto dipende dall’evolversi del problema del Corona Virus e i tempi per tornare ad una ripresa economica e sociale che permetta di sostenere progetti di solidarietà come questo. Colgo l’occasione di augurare a Peppo (Giuseppe Sala) la piena guarigione dopo essere stato ammalato a causa del Covid-19

Siamo come sempre in mano alla Provvidenza e ciò che adesso mi preme di più é riuscire a portare avanti la vita di ogni giorno con le sue nuove necessità indotte dal negativo riflesso economico e sociale del Corona Virus. Temo che presto, ad Haiti, arriverà una crisi nazionale dove mancheranno i generi di prima necessità, per non parlare dell’aspetto sanitario che è già di per se un disastro come ben descritto dall’articolo di Alessandro Cadorin citato prima.

Quindi siamo alla ricerca di qualche aiuto per quanto sta per accadere e accadrà. Nel viaggio che avrei programmato di fare, come ogni anno, a Maggio, per un rientro in Italia, avevo già previsto di raccogliere dei fondi grazie all’attività di visita e animazione missionaria nelle varie comunità che ci sostengono, ma ora tutto questo è negato dalla situazione e dall’impossibilità di viaggiare. L’associazione Levhaiti di Arcisate e il Gruppo Missionario “Le Formiche” di Melzo hanno già dato le prime risposte nonostante i tempi difficili e so che non mancheranno di testimoniare ancora e poi ancora il loro amore per i poveri. Malgrado questo, i fondi rimasti dureranno poco, ancora per quasi due mesi e poi ci saranno problemi. Nonostante tutto devo dire che non sono angosciato, ho l’interiore certezza che tutto, prima poi, andrà per il meglio, nei tempi e nei modi che potranno sorprenderci… Adesso per tutti è prioritario far fronte comune al male di questa pandemia e sentirci davvero solidali e vicini. Ho molto più tempo per pregare e vedrò di non farmi sfuggire questa prima risorsa fondamentale per il bene di tutti: “alla tua luce vediamo la luce”.

Auguri , che la Pasqua continui, che sia per tutti un nuovo inizio, una vera risurrezione dopo questa prova tremenda e crocifiggente.

Con affetto immenso: Pè Levi

HAI I MIEI STESSI OCCHI

Hai i miei stessi occhi!
Ou gen menm je mwen

IMG_5850Il primo giorno che ho cominciato a dormire a Ka Philip, giovedì 10 Dicembre, dopo una mattinata spesa per il mio piccolo trasloco da Jean Rabel con la macchina di Padre IMG_5998Zaccaria parroco della zona, ho potuto visitare con lui tutte le altre comunità che ancora non avevo visto, Boukan Patryot, Gran Falez, La Belè… Poi dopo aver salutato Padre IMG_6337Zaccaria ho cominciato a raccapezzarmi per vedere come organizzare la mia vita con quello che c’era. Come prendere l’acqua per lavarmi, dove sistemare alla meglio le cose più indispensabili e in mancanza di armadi vedere cosa tirar fuori dagli scatoloni e cosa tenere stipato…. Comunque il sole stava tramontando e ho voluto uscire nel corIMG_6348tile per pregare con il vespero e godermi lo spettacolo di colori che solo il tramonto haitiano sa regalare. Una ragazza del cortile lì vicino, una quindicenne, mi è venuta incontro come per dirmi IMG_6054una cosa importante, una cosa che la faceva sorridente e tutta premurosa. Mi ha detto: “Mon pè, nou genyen menm koule je, noi abbiamo gli occhi con lo stesso colore!”. I miei sono marrone scuro… L’ho guardata meglio è ho detto: “E’ vero abbiamo gli occhi dello stesso colore, che bello! Anche i tuoi sono marrone scuro come i miei! Così, abbiamo già scoperto di avere qualcosa in comune, già al primo giorno che sono qui!”. Non posso dimenticare la gioia con cui mi ha comunicato questa sua scoperta, la sua soddisfazione di avere una cosa in comune con me. Poi mi ha dato un bacio sulla guancia ed è andata via saltellando dalla contentezza. Come avrà fatto a notare il colore degli occhi? Forse mi ha visto arrivare, forse era tra quelli che formavano un piccoIMG_6065lo gruppetto di benvenuto, mi avrà squadrato da cima a fondo, perché tutti sapevano dell’arrivo di un padre bianco e ha subito cercato in me qualcosa di speciale per lei

Se questa nIMG_6107on è una specie di premonizione, non so cosa altro pensare. Un po’ di romanticismo missionario non guasta e ho davvero colto questo fatto come un messaggio per me. Avere lo stesso colore degli occhi può voler dire cercare di avere lo stesso tipo di sguardo, cercare di avere lo stesso punto di vista per vedere le cose, cercare di entrare in situazione senza pregiudizi o strategie precostituite e quindi ascoltare, osservare e domandarmi: Che cosa per loro è degno di attenzione? Che cosa per loro è bello, che cosa per loro merita di essere notato e valorizzato? Partire dal loro punto di vista e poi cercare di condividere, se possibile, anche il mio di sacerdote italiano e dell’illustrissima diocesi di Milano.
Beh, grazie Wolanda (Rolanda è il nome della giovane dagli occhi marroni come i miei), mi hai dato subito l’imput più bello.

Per il resto vi descrivo qualche altro dettaglio della situazione.

IMG_6072Al momento non sono ancora nominato parroco e la cappella di Ka Filip non è ancora stata proclamata parrocchia. Il vescovo mi ha già detto che tutto è IMG_6515stato deciso e approvato, mancano solo i tempi burocratici per mettere nero su bianco il decreto ufficiale. Mi ha consigliato di cominciare comunque una presenza più stabile e di avviare il mio lavoro pastorale con gradualità, ma già nello spirito di sacerdote responsabile di Ka Filip e delle altre comunità del territorio affidato.

IMG_6408Sto cercando di sistemare alla meglio un minimo si spazio abitativo e un minimo di struttura comunitaria.
Dopo quasi 15 anni di assenza di un sacerdote e con la IMG_5963povertà della situazione, le strutture, ormai in disuso, sono diventare poco agibili e cadenti. La nostra piccola scuola a Ka Filip è tra le più disagiate, dovreste vedere come sono conciati certi spazi dove i bambini fanno lezione.

IMG_6152Ho già potuto celebrare in tutte le cappelle salvo che in quella più lontana di La Belè dove però è arrivato a celebrare Padre Zaccaria ancora nella sua funzione di parroco. IMG_6246Dopo ogni celebrazione della Messa ho potuto incontrare il comitato responsabile che mi ha puntualmente presentato la situazione pastorale della cappella, i problemi delle strutture, il IMG_6045funzionamento del dispensario (ce ne sono ben cinque) e della scuola comunitaria. Ogni cappella è da anni che gestisce in maniera quasi autonoma la IMG_6247conduzione dell’ufficio domenicale (liturgia senza la Messa), la catechesi in preparazione ai sacramenti e una minima attenzione ai malati e ai bisognosi. Certo è che la situazione è di grande povertà sotto tutti gli aspetti e rasenta spesso la sopravvivenza.

Ormai mi sto abituando a spostarmi per conto mio con la moto in attesa di trovare una jeep e i fondi per acquistarla. Tra cappella e cappella IMG_6047le distanze sono grandi e a piedi ci metterei molto tempo. C’è da dire che andare in moto ha il suo lato piacevole, diciamo più sportivo e soprattutto offre un IMG_6329contatto più ravvicinato che permette di rispondere alla gente che spesso mi saluta, oppure mi chiede di fermarmi per un piccolo dialogo o per mostrarmi la casa dove abita.  Ho fatto IMG_6397qualche visita a piedi a qualche ammalato che abita più all’interno, ma appena sarò più stabile conto di organizzarmi per una visita più pianificata.

IMG_6352Il problema dell’acqua potabile è uno dei più forti, basti pensare che normalmente per andare alla sorgente più vicina ci vogliono dalle 3 alle 4 ore a piedi, tra andata e ritorno. Anche l’acqua che bevo mi viene portata da un incaricato dentro due bidoni che durano quasi quindici giorni. Per lavarmi ho la fortuna di attingere ad una grossa cisterna costruita sotto la chiesa e che raccoglie l’acqua piovana recuperata dalla copertura in IMG_6318lamiera. Comunque, è questo uno dei punti su quali mi piacerebbe trovare fondi per vedere di realizzare qualcosa di simile a Mare Rouge. Dovrò bussare alle porte di organizzazioni come la nostra “Filomondo” e mettermi in lista di attesa per ottenere il sostegno necessario. Forse nell’ambito dei progetti Caritas si possono reperire fondi per fare dei pozzi e cercare l’acqua nei punti più vicini alle abitazioni. C’è già stato qualche tentativo in passato, ma poi i soldi non sono stati sufficienti per continuare le ricerche e le perforazioni.

IMG_6435Vorrei anche cominciare ad offrire ai giovani uno spazio dove ritrovarsi e per studiare insieme alla sera.
Per questo sto sistemando una sala e provvederò a mettere un sistema a pannelli solari per dare luce e corrente. Così potrò proiettare qualche film e prossimamente vedere come reperire un sistema per la tv satellitare come ulteriore strumento di informazione e di animazione culturale.

IMG_6360In questi giorni di vacanze scolastiche i giovani della zona hanno organizzato un torneo di calcio serale che si è svolto nel piccolo cortile della scuola nazionale vicina alla IMG_6366parrocchia. Tanti giovani erano coinvolti e c’è stato anche il torneo con le squadre femminili. Ho cercato di dare una mano soprattutto per i palloni e per la sistemazione delle barriere di paglia per limitare il campo. Per l’illuminazione ci si è affidati ad un generatore a benzina e a delle semplici lampadine sospese in aria da una corda. C’era anche un impianto musicale e tanto di cronista sportivo.

Ho celebrato il mio primo Natale a Ka Filip con una certa emozione, soprattutto con la celebrazione della vigilia molto ben partecipata e che abbiamo fissato alle 19.00. Non è stato possibile celebrare a Mezzanotte perchè la gente arriva dai posti più lontani, percorrendo i sentieri al buio e bisogna tenere conto di questo.
IMG_6490La comunità è stata molto contenta perché da anni non celebravano il Natale con la Messa e la gioia è esplosa nel canto finale, danzato al ritmo del tamburo mentre ci scambiavamo abbracci e strette di mano.

Proprio ieri, tutti noi italiani presenti sul territorio, don Mauro, don Claudio, don Giuseppe, Madda, le suore di Mol Sen Nicola ci siamo concessi una giornata per stare IMG_6527insieme e scambiarci gli auguri. E’ stato bello IMG_6530trascorrere qualche ora per una bella chiacchierata e pranzare insieme in riva al mare. C’era anche Agostino, un amico di don Claudio che è venuto a trovarci e che proveniva da Boston dove ha svolto un periodo di lavoro di ricerca e di studio in vista di ottenere il dottorato in fisica.

Vi metto qui di seguito il messaggio natalizio che ho cercato di già di inviare quando la connessione internet me lo ha permesso e rinnovo un augurio per tutti voi e per le vostre famiglie.

 Dove sarà veramente Natale
IMG_6341Colgo l’occasione per dire grazie e per benedire tutti coloro che in occasione del Natale hanno voluto farmi avere un aiuto in denaro per la missione. Sono ben contento di fare da canale tra la vostra solidarietà e la vita dei più poveri, la cui riconoscenza e preghiera vale più di ogni benedizione.

Buon Anno
Un abbraccio e una benedizione
Pè Levi