FRATELLI TUTTI, LIBERI TUTTI….
Carissimi e carissime, tutti voi che continuamente siete coinvolti da questa avventura missionaria haitiana e ne siete partecipi in tanti modi, auguro di vivere l’ottobre missionario come ulteriore occasione di rimotivare il vostro amore per l’annuncio del vangelo, soprattutto quello che risplende nella vita chi come voi non sta a bordo campo, ma entra in gioco e fa tutto quello che può per generare e alimentare la speranza.
Come noi tutti, anch’io ho appena incominciato a leggere con cura la nuova enciclica di Papa Francesco ed è davvero un dono poterla meditare in un mese come questo, ma già mi ha illuminato lo spirito, anche solo dal titolo.
“Fratelli tutti”… mi ha risuonato come il grido del gioco a nascondino quando l’ultimo ancora libero arriva, batte il colpo e dice: ”Liberi tutti”. Se davvero vediamo in ogni altra persona una sorella o un fratello, al di là del colore della pelle, del livello sociale, delle varie differenze che ci provocano e ci arricchiscono, siamo davvero liberi come lo sono i figli di Dio, liberi tutti, fratelli tutti!!! E pensate l’ironia del gioco, è l’ultimo che salva tutti, è l’ultimo dei fratelli che salva tutti gli altri, che li libera… Penso che sia un privilegio stare tra coloro che la società mondiale reputa tra gli ultimi, perché sono e saranno loro la nostra salvezza.
Fratelli tutti si può tradurre anche nell’amare tutti, vuol dire non avere paura di questo amore perché è lo stesso di Gesù anche se non sai fin dove e a chi ti porterà. Via i confini, via i limiti, via i pregiudizi, via le ideologie, via le etichette, via le diffidenze, via i nazionalismi e i partitismi … Fratelli tutti!!!!!
Ci teniamo informati sulla situazione che state vivendo in Italia e il picco di contagi che sono ricominciati a salire, proprio quando ormai si sperava di cominciare ad uscire dall’emergenza dei mesi scorsi. E’ proprio vero che adesso è il momento di imparare a convivere con il persistere del virus, tenerlo a bada mentre la vita deve comunque continuare e non restare in balia dei vari lockdown. Ma è facile a dirsi, eh?
Qui da noi, la catastrofe preventivata non si è verificata, non c’è stata quella devastazione che si temeva. Non più di 8800 contagiati, 7000 guarigioni e 229 decessi in tutto il territorio nazionale. Per me ha qualcosa di miracoloso, visto quello che è successo anche in altri paesi dei Caraibi o dell’America Centrale. Nella Repubblica Domenicana nostra conterranea i casi sono stati ben 115.000 con 2100 vittime.
Anche da noi si è deciso di riaprire le scuole a partire dal mese di agosto per arrivare a metà ottobre con la conclusione dell’anno scolastico interrotto da Febbraio. A novembre si riprende per l’anno nuovo.
Non c’è mai stato un vero lockdown, se non per le scuole e le chiese, tutto il resto è andato avanti quasi come se niente fosse. Nelle banche e negli uffici pubblici sono state adottate severe misure di controllo e l’obbligo della mascherina, qualcosa di più in certe zone della capitale, ma nelle zone rurali come la nostra, nessun controllo vero e proprio, ma grazie a Dio ci è andata bene almeno per ora.
Il problema, come già ribadito in altre occasioni, resta quello economico e sociale. Le grandi organizzazioni e tutti gli enti benefici che normalmente sostenevano progetti e iniziative e facevano girare un po’ di fondi, sono ancora abbastanza bloccate, visto che dipendono da paesi dove ancora oggi il virus sta furoreggiando come negli Stati Uniti. Nel Nord Ovest di Haiti, qui da noi resta ammirabilmente attiva la nostra Caritas ambrosiana soprattutto nel campo della malnutrizione dei più piccoli grazie alla collaborazione della Unione Europea.
C’è stato un periodo tra Marzo e metà agosto, dove il dollaro era salito alle stelle, fino a quota 122 gourde per dollaro. Questa aveva causato una fortissima svalutazione e un incremento esponenziale del costo della vita, soprattutto per i generi di prima necessità. Adesso il contrario il dollaro è stato deprezzato più del 50% arrivando a valere soli 62 Gourde. Sarebbe una buona cosa per il popolo haitiano se però al contempo i prezzi fossero calati nella stessa misura, ma non è così. Ad aumentare subito, ma a diminuire proprio no. Il problema è che il conto della missione che è in dollari ha visto perdere della metà il suo valore e così tante altre realtà simili. Una vera sberla economica per noi.
Così avevo iniziato l’ultima fase dei lavori per il Centro Parrocchiale, grazie alla seconda tranche di aiuti inviata dalla fondazione Lambriana, ma ho dovuto smettere perché tutti i bilanci e i preventivi sono stati stravolti. Speriamo che il dollaro si assesti ad una quota decente, utile un po’ per tutti.
Qui di seguito ecco il video che invece riassume lo stato dei lavori fino a questa forzata interruzione che proprio non ci aspettavamo.
QUALCHE AGGIORNAMENTO SULLA VITA DELLA MISSIONE
Dopo l’articolo di Maggio non vi avevo scritto ancora niente nonostante le solite buone intenzioni. Così sono successe tante belle cose nonostante i limiti legati agli effetti dell’epidemia.
LE FESTE PATRONALI
Abbiamo ripreso a celebrare con la gente e abbiamo potuto festeggiare i vari patroni nelle varie comunità.
Quest’anno è stato tutto in tono minore per la mancanza di mezzi e per la non partecipazione di amici e conoscenti che di solito provenivano da altre zone e anche dalla capitale. Nonostante l’intenzione di fare il minimo indispensabile, le varie feste sono bene riuscite, soprattutto per la celebrazione Eucaristica. Sono state ben 13 compresa la più importante nella chiesa madre di Ka-Philippe, nella Festa della Esaltazione della Croce il 14 Settembre.
Qui , dopo le foto viste sopra ecco un intenso video che prova a riassumere tanti bei momenti delle varie feste celebrate
UN NUOVO CORTILE PER GIOCARE INSIEME, GRAZIE A DON HERVE
Tra le belle iniziative che sono servite anche per uscire dallo stress del lock-down, dopo mesi di assenza di giochi e attività in parrocchia, abbiamo organizzato un campionato di calcio a tre. Lo abbiamo pensato anche per valorizzare nuova sistemazione del cortile parrocchiale che serve anche per lo spazio ricreativo della nostra scuola. Don Hervè aveva ideato il progetto e lo ha realizzato con il contributo alla memoria di Fernanda e Nazzarena Colleoni. Oltre ad un bello spazio per il gioco, abbiamo risolto il problema del fango e della polvere che ritrovavamo dappertutto.
Cosi era nel 2016 Cosi nel 2020
IL DONO DI UN NUOVO SACERDOTE HAITIANO PER KA-PHIIPPE. La bella novità per la missione è stata la scelta del vescovo uscente, mons. Antoine Paulo, di rispondere positivamente all’ipotesi di avere con don Levi un sacerdote haitiano, come coadiutore. Nel corso dell’ultima riunione con tutto il presbiterio diocesano del 12 agosto, dopo aver dato le consegne pastorali, lo ha fatto chiamare per dargli con un bel sorriso soddisfatto la bella notizia: “la commissione diocesana ha scelto di mandarti un sacerdote come aiuto, si tratta di Pè Wilter, in servizio a Mol Sen Nicola”. Dice don Levi:”Il bello è che non riconoscendo il sacerdote nominato, appena uscito, ho domandato al primo reverendo che ho incontrato: – Tu conosci Pè Wilter? Il vescovo lo ha scelto come mio vicario. Dovrebbe essere attualmente in servizio a Mol Sen Nicola.-. Mi ha risposto sorridendo: – Pè Levi, sono proprio io!!!”-. Così, con un bel abbraccio antivirus è cominciata la nostra avventura di fraternità”.
Questa scelta di avere a fianco di don Levi un sacerdote locale era stata accennata in uno degli ultimi colloqui con Mons. Paulo, dove don Levi mostrava di temere il momento di passare la parrocchia alla responsabilità del clero locale e confessando qualche bel limite dovuto alla differenza culturale e non solo. Viste altre esperienze del genere, il timore era di aver creato uno scompenso pastorale dovuto a delle inevitabili diversità di guida della comunità rispetto ad una gestione haitiana. Si aggiunge che poteva esserci il rischio di una certa assuefazione, quasi a dire che forse avevamo raggiunto il nostro limite, che più di così, un prete italiano da solo, non era in grado di far evolvere la situazione delle comunità.
Dice don Levi: “Secondo una prospettiva stabilita con don Maurizio Zago, responsabile del nostro ufficio missionario, al quale avevo ventilato anche questa prospettiva di un sacerdote haitiano con me, potrei restare ad Haiti fino al marzo del 2023, quando verrebbe a scadere il terzo triennio della convenzione. Ho quasi tre anni per vivere in comunione pastorale con un sacerdote locale e per arrivare pronti all’eventuale passaggio delle consegne senza causare traumi. Non è detto che nel frattempo emergano disponibilità di altri sacerdoti Fidei Donum di Milano a venire al mio posto o a condividere un tratto di cammino insieme come era successo con don Hervè Simeoni, sarebbe ottimo”.
Don Levi ha affermato che “è davvero stimolante e promettente questa condivisione pastorale con Pè Wilter, è arricchente pregare insieme e portare avanti la pastorale guardandola con il suo stesso sguardo. Lui si concentrerà soprattutto sulla liturgia, la pastorale giovanile e scolastica, ma mi aiuterà anche a regolare certe questioni economiche nella linea della sensibilità haitiana e di un apporto economico sostenibile”.
Pè Wilter sa guidare benissimo sia la moto come la macchina e conosce naturalmente tutto il territorio anche se lui proviene da Bassen Bleu, confinante con la regione dell’Antibonite. Vediamo come, grazie a lui, si intrecciano sempre di più anche le collaborazioni o lo scambio di presenze con altri sacerdoti del presbiterio diocesano e non di rado passano da Ka-Philippe per restare a dormire una notte e poi ripartire . Così ci si confronta sulle varie modalità della pastorale e sulle prospettive di sviluppo della diocesi e anche la nostra visione della realtà haitiana si arricchisce e si allarga sempre di più.
Altri momenti significativi della vita delle nostre comunità
Il periodo tra maggio e settembre è stato ricco anche di altre belle occasioni per incontrare la gente, malgrado i limiti di sicurezza richiesti dalla norme anti-contagio. Abbiamo potuto celebrare sia i battesimi che alcune Prime Comunioni in qualche comunità. Malgrado le restrizioni sul numero di fedeli in chiesa, sono stati celebrati dei matrimoni e anche dei funerali. All’inizio abbiamo detto qualche no per precauzione, ma poi, vista la scarsissima, pressoché inesistente presenza del contagio, abbiamo ricominciato a celebrare con il concorso dei fedeli.
Resta nel cuore di tutti un momento toccante, quando abbiamo celebrato purtroppo il funerale di una carissima bambina, Nadialy, di soli 10 anni, nella vicina comunità di Vidy. Lei era nel gruppo danza ed era anche nel gruppo Kiwo (potremmo dire Scout cattolici haitiani). Era sempre tra le prime a presentarsi per ogni attività. Un aneddoto raccontato dal capo del gruppo Kiwo dice come lei amasse ogni creatura, in particolare si era affezionata a dei piccoli uccellini appena nati. Per questo per andare a prendere l’acqua alla sorgente, ogni giorno faceva inspiegabilmente il tragitto più lungo e faticoso pur di passare sotto quell’albero dove aveva scoperto il nido dei piccoli uccellini. Così poteva visitarli e vedere come stavano e come crescevano. Durante la celebrazione, al momento del ringraziamento, il gruppo delle amiche che danzavano con lei, le ha reso un ultimo commosso omaggio, danzando attorno alla sua bara agitando dei fiori. Vi rendo partecipi di queste forti emozioni con un video che mi è stato concesso da uno degli animatori.
Vorrei concludere questo contributo postando anche una storiella che ho già pubblicato per il notiziario di Arcisate, visto il mese missionario in corso, magari può offrire uno spunto in più per qualche animazione sulla missione. La sento molto come vera in un momento in cui sarei tentato di perdermi d’animo a causa dei grossi problemi economici del momento. Non sono mai stato così al limite come in questi tempi sconvolti dall’epidemia di cui noi ne sentiamo i pesantissimi riflessi a livello sociale.
UCCIDETE LA MUCCA!!!
Un profeta predicatore si aggirava tra i villaggi più poveri della zona. Affamato e assetato si fermò presso una poverissima capanna, dove lo accolsero con gioia un gruppo di bambine e bambine di ogni età che andarono subito a chiamare mamma e papà. I genitori riconosciutolo lo invitarono ad entrare e lo fecero sedere su uno sgabello sgangherato, il meglio che avevano. Il profeta non poté fare a meno di notare l’estrema povertà di quella gente e quasi quasi si penti di essere lì a chiedere qualcosa da mangiare e bere. La signora tutta premurosa gli offri un bicchiere di latte fresco e un tozzo di pane appena commestibile.
Lui accettò commosso e poi disse: «Siete veramente poveri, ma però avete il latte che è qualcosa di assolutamente raro da queste parti». «Si padre», rispose la donna, «non abbiamo niente se non una vecchia mucca che mungiamo ogni giorno per avere un po’ di latte. Una parte lo vendiamo e ricaviamo quel minimo per non morire di fame». «Volete un consiglio?» rispose il profeta. «Si certo, voi siete un uomo di Dio, e qualsiasi cosa ci direte noi la faremo» disse la donna con fervore. Il Profeta parlò con tono deciso: «Uccidete la mucca, oggi stesso!».
Malgrado la sorpresa e il dolore per dover uccidere la povera bestia che li aveva sostenuti da anni, decisero di obbedire perché questa era sicuramente la volontà di Dio.
Il profeta si alzò, benedisse tutti, anche la mucca che pascolava ignara dietro la casa e se ne andò. Dopo circa un anno il profeta tornò da quelle parti e volle visitare ancora quella brava famiglia che lo aveva accolto. Stentava a riconoscere la casa, risistemata e ingrandita. Nel cortile i bambini giocavano gioiosamente ed erano ben vestiti, c’erano animali da cortile, delle belle caprette, un bel maialone in un angolo riservato con tanto di fango per ruzzolarci dentro.
Una moto nuova era parcheggiata fuori dalla casa con uno dei figli più grandi che la stava lavando con cura. Appena lo videro gli corsero incontro, la signora più di tutti lo ringraziò e gli disse: « Veramente grazie, la nostra vita è cambiata da quando abbiamo obbedito alla sua voce, abbiamo ucciso la mucca e subito dopo trovandoci davvero senza niente, ci siamo dati da fare, ognuno collaborando, dai piccoli servizi fatti ai vicini, a intraprendere una piccola attività di mercato prima credito e poi con i soldi guadagnati, a cercare piccoli lavoretti in città e nei dintorni, un po’ di artigianato in casa per fare cesti e borse di vimini,…
Piano piano abbiamo capito che quella nostra cara mucca ci teneva legati a se, quasi schiavi del suo latte quotidiano, senza accorgerci che potevamo fare molto di più per uscire dalla nostra miseria!».
A parte la povera mucca che ci ha rimesso la pelle e non solo, direi che la storia è molto carina per dire che la rassegnazione è una brutta bestia come arrendersi alla propria miseria. Quando l’ho raccontata qui a Ka-Philippe ho percepito l’attenzione di tutti e anche qualche bel sonoro alleluia di approvazione.
Questa storia è un monito per me che come missionario potrei diventare come quella mucca e il mio impegno sociale come quel latte che da un minimo per sopravvivere, ma che non risolve il problema di fondo. Si tratta della differenza tra fare dell’assistenza e promuovere lo sviluppo, tra creare dipendenza o accendere lo spirito di iniziativa. Dipende come si guarda la persona, se la definisci un povero, povero resta, se lo vedi come una persona che ha capacità e un bel potenziale da esprimere, la povertà è già sconfitta in partenza, persona povera, ma non povera persona.
Vi auguro di concludere con forza e spirito questo mese missionario così particolare, mi affido alle vostre preghiere e al vostro buon cuore. Da qui non mancheranno le nostre preghiere e soprattutto la nostra benedizione
Pè Levi