Archivio mensile:Aprile 2018

AKOLAD

 

AKOLAD

In lingua creola “akolad” vuol dire abbraccio. Il termine prende spunto dal verbo “kole” che vuol dire incollare, tenere insieme. Avevo chiesto che termine usare per dire l’abbraccio. Infatti volevo esprimere in lingua una bel passaggio di un commento di Ermes Ronchi sull’arcobaleno apparso dopo il diluvio universale. Diceva che l’arco colorato apparso in cielo era segno del nuovo patto di amore tra Dio e la nuova umanità superstite dopo il terribile disastro. Come un abbraccio tra cielo e terra, tra il Signore e questo nuovo inizio di vita sulla terra.

Dicevo alla gente che abbracciare una bella ragazza o un bel ragazzo, un amico o un’amica, la propria mamma o il proprio papà, un nipotina o una nipotino, il proprio figlio o la propria figlia, è facile ed è anche spontaneo. Ma abbracciare un estraneo, uno che non è dei nostri, addirittura un nemico, uno che ti ha fatto del male, uno che non merita il tuo affetto, non è possibile, sembra una cosa contro-natura, ci vuole un amore come quello di Gesù per noi testimoniato sulla Croce. E’ dalla croce che Gesù abbraccia tutti, è dalla croce che scaturisce la forza del perdono. Noi siamo in cammino dietro a Gesù, dietro a questa sua croce, per imparare ad amare, a perdonare, a riconciliare, a trasformare i nemici in fratelli e figli dello stesso Padre… Così a Pasqua, vediamo il Risorto che sembra andare a rintracciare tutti quelli che si erano persi e che avevano perso la speranza in lui, per riabbracciarli. Ho visto un crescere di partecipazione nelle varie celebrazioni della Settimana Santa e soprattutto ho visto i giovani diventare protagonisti del servizio e della animazione

IL PROGETTO DELLA CASA DI ACCOGLIENZA

Parto subito con il presentarvi il grande progetto in corso per la costruzione del Centro Parrocchiale o come amerei dire il centro di accoglienza con gli spazi utili per ospitare diverse persone e per accogliere gruppi e favorire le attività. In questa casa si troverà ufficio e l’abitazione del sacerdote, un grande cucina, una spaziosa sala da pranzo, due sale per incontri, quattro camere per gli ospiti, depositi, cisterne per l’acqua piovana, un garage utile per le manutenzioni dei mezzi (sempre messi alla prova dalle nostre terribili strade), diversi tratti di portici per collegare gli spazi e creare maggiore abitabilità e accoglienza. Quando ero arrivato a Ka-Philippe avevo trovato un grande rudere di ciò che era rimasto di una struttura adibita a scuola professionale per meccanici. Padre Ferdinando, morfortano, di origine tedesca, si era stabilito a Ka-Philippe, nel 1990 e grazie a cospicui fondi di cui disponeva ha realizzato molte opere, tra cui diverse chiese e scuole. L’ambasciata tedesca aveva sponsorizzato la costruzione della scuola per i meccanici e lui aveva aperto una casa di accoglienza per gli orfani.

Dopo il suo ritiro per motivi di età e di salute, il tutto è stato pressoché abbandonato per più di 15 anni andando in disuso e rovina. Il primo giorno che ero venuto per visitare il posto e per rendermi contro della situazione ho trovato alcuni membri del comitato responsabile che probabilmente per incoraggiarmi a dire di sì alla proposta del loro vescovo mi hanno mostrato un mucchietto di rocce ammassate in un angolo. Mi hanno detto che le avevano raccolte loro per la costruzione della casa parrocchiale. Adesso che ci penso, e sono solo a nemmeno la metà dei lavori, ci sono voluti già una decina di camion di quelle rocce per le fondazioni e per irrobustire ciò che dell’esistente era recuperabile. Devo dire che la loro collaborazione poi si è manifestata molto bene nel procurare l’acqua per fare il cemento, la legna per far da mangiare agli operai e l’acqua da bere. Gli stessi lavoratori hanno deciso di decurtarsi una parte della loro paga così sudata per contribuire ad acquistare qualche sacco di cemento. I ragazzi mi hanno chiesto di essere loro a procurare il gravye, cioè i sassi frantumati a mano utilissimi per le colate di cemento sulle fondazioni, i pilastri e il fondo dei pavimenti. E’ stato un modo per poter aiutare le loro famiglie con qualche soldino, ma anche per farli sentire protagonisti dell’opera in corso sentita come una grande dono per tutta la comunità. Ho potuto iniziare i lavori grazie ad un fondo iniziale di 10.000 euro racimolato con diverse offerte giunte dall’Italia. A questo ho potuto aggiungere un decisivo contributo procurato dal nostro ufficio missionario che ha coinvolto la Fondazione “Lambriana” di Peppino Vismara per farci arrivare ben 40.000 altri euro. Per arrivare al completamento dell’opera pensiamo siano necessari almeno altri 35.000/40.000 euro e stiamo aspettando qualche bella risposta. Vi lascio il link per vedere la presentazione di quanto realizzato finora con un bel contributo fotografico e un video….

REALIZZAZIONE PROGETTO CENTRO PARROCCHIALE_U

 

 

UNA MOTO PER SOCCORRERE CHI E’ MALATO

La parrocchia di Opera, nell’agosto 2017, era venuta in visita da noi con il parroco don Olinto, anche lui con una forte esperienza come Fidei Donum in Zambia, mio compagno di ordinazione, e un gruppo di giovani e adulti molto sensibili per le situazioni di missione e di povertà. Nella giornata trascorsa insieme a Ka-Philippe ho avuto modo di presentare la situazione e i vari progetti in corso o in attesa di fondi per cominciare. Hanno scelto di aiutarmi per acquistare una moto e tutto l’occorrente per sostenere il servizio di visite a domicilio da parte della nostra infermiera, miss Shinadine, soprattutto per i malati più gravi, più anziani e lontani dai nostri dispensari. Ci voleva una moto speciale ed ecco che grazie ai soldi inviati da Opera e raccolti nelle iniziative natalizie, abbiamo acquistato la moto (1350 dollari tasse, targa e assicurazione comprese) e dotato Shinadine di tutto l’occorrente per svolgere il prezioso servizio (zaino, medicine, strumenti vari e un aiuto per il compenso mensile). Lei stessa ha imparato a condurre la moto, ma nei percorsi più difficili (che sono la maggior parte) si fa portare da un guidatore esperto. Qui potete ammirare il mezzo e vi assicuro è davvero ciò che ci voleva. Grazie a don Olinto, al gruppo che lo ha accompagnato e a tutti coloro che hanno contribuito.

PROGETTO SALUTE

Sempre per stare nel settore della sanità, come non citare, la presenza del nostro dottor Maurizio Ostaldo che è venuto a trovarci e a stare con noi per un mese, dall’8 dicembre 2017 al 6 gennaio 2018. Così abbiamo potuto anzitutto gustare la nostra amicizia e poi fare il punto della situazione medica per verificare le necessità più urgenti e come dare una mano a migliorare il servizio. Il dottor Maurizio è stato davvero instancabile e si è prodigato in tutto, oltre alle visite di pazienti, a far sperimentare alle nostre infermiere dei metodi più approfonditi ed efficaci di diagnosi delle malattie con l’utilizzo di nuovi strumenti portati dall’Italia (microscopio, test per la malaria, l’emoglobina, la sorprendente sonda portatile per l’analisi di organi e tessuti interni, …) ha trovato il tempo per riordinare gli ambienti medici, di costruire scaffalature da ottimo falegname fai da te e per non parlare della sua passone per le coltivazioni da giardino che lo ha visto tentare di piantare pomodori, zucche, meloni e quant’altro. Nonostante la bravura di Maurizio, di tutto ciò che è stato piantato stanno crescendo timidamente solo le zucche e l’aglio. Come già lui stesso ipotizzava non era il clima e la stagione adatta per gli altri prodotti… Ma tentare va sempre bene, mai perdersi d’animo. Il tempo è così volato via e adesso dall’Italia Maurizio sta vedendo come raccogliere qualche fondo per garantire una presenza settimanale di un dottore haitiano della zona. Questo medico, oltre al visitare i pazienti, potrà recensire i casi che meriterebbero una operazione chirurgica. Si ipotizza che in un prossimo futuro si possa coinvolgere qualche altro medico italiano a venire ad operare gratuitamente e ad utilizzare le due sale operatorie disponibili presso l’ospedale dei Camilliani a Port Prince. Il dottor Maurizio le ha ispezionate e trovate in ottime condizione e sufficientemente attrezzate. Così noi potremo sfruttare al meglio il poco tempo a disposizione dei medici che verranno, inviando in capitale i pazienti già monitorati e schedati secondo le patologie e il loro grado di urgenza. Molta gente soffre, e non trova soluzione al suo male, proprio perché non si può risolvere il problema alla sua radice con il necessario intervento chirurgico. Così, per motivi di povertà economica, si continua con il palliativo e spesso abusato uso dei medicinali, soprattutto degli antibiotici. Per non parlare di tanta gente, che ancora oggi, si rivolge agli stregoni, al mondo della magia, delle fatture e dei sortilegi tipici del voduismo. C’è da riconoscere che in mezzo a tutto questo c’è anche la presenza di una buona tradizione legata all’uso delle erbe naturali e ai rimedi tramandati da secoli che hanno comunque un loro valore, ma davvero insufficienti e illusori per molti casi gravi.

PROGETTO ACQUA POTABILE

Un altro grande progetto che ci sta impegnando è quello di far arrivare l’acqua potabile a Ka-Philippe. La sorgente più abbondante e utile al progetto è quella di Kabonet che si trova in basso ad un dislivello di 300 metri e una distanza da percorre di 3 km abbondanti. Ho riassunto il progetto nel pdf che potete consultare qui. Abbiamo un fondo che è un contributo mandato dalla sezione Alpini di Varese in collaborazione con il gruppo alpini di Arcisate. Purtroppo alcune emergenze causate dagli ultimi cicloni di settembre e dal periodo di forte maltempo di gennaio, hanno chiesto di attingere a questo fondo riducendo la quota a disposizione per costruire l’acquedotto. L’associazione Filomondo di Abbiate Guazzone con l’interessamento speciale e appassionato dell’ingegnere Giuseppe Bertani sta provvedendo all’acquisto del materiale e al suo invio con un container (un regalo da 30.000 euro). Lo stesso ing. Giuseppe aveva fatto il sopralluogo sul posto per verificare la fattibilità e per progettare il tutto. Verrà a trovarci ancora appena sarà risolto il problema dell’invio del materiale. Una cosa molto bella è l’aiuto che ci hanno offerto gli haitiani di Ka-Philippe che lavorano all’estero, soprattutto in Florida e in Canada. Stanno facendo una sensibilizzazione e una raccolta di fondi per lo scopo. A Desio, un gruppo di amici, con Ernesto, Mariuccia, Peppo, Carlo, il dott. Maurizio e altri che conoscerò meglio quando li incontrerò a maggio,  si stanno muovendo per raccogliere i fondi che occorrerebbero per i lavori sul posto (costruzione bacini di raccolta, stazioni di pompaggio, stesura dei tubi, punti di distribuzione…). Trovate qui il loro volantino

Progetto Acqua Potabile Ka-Philippe con foto

Volantino degli amici di Desio per la raccolta dei fondi
VOLANTINO INIZIATIVA RACCOLTA FONDI

PROGETTO MANIOCA

Infine, tanto per stare solo sui progetti più grossi e importanti, stiamo progettando insieme alla nostra Caritas Ambrosiana, per diretto coinvolgimento del responsabile dell’America Latina e Centrale, Davide Boniardi, un intervento che favorisca lo sviluppo agricolo e in particolare valorizzi e i incoraggi la coltivazione della manioca che trova a Ka-Philippe e dintorni il suo habitat naturale. Questa coltivazione resiste meglio ai capricci del tempo e ai periodi di siccità e offre un prodotto dalle diverse potenzialità nutritive. Si prevede di costruire un centro per la raccolta e trasformazione della manioca in farina e con questa produrre la cassave, una specie di pane-focaccia molto apprezzato dalla popolazione. Occorre costruire un magazzino e acquistare i macchinari più adatti. Intanto la Caritas di Port de Paix ci sta seguendo negli incontri di formazione, grazie alla presenza delle nostre due operatrici Chiara e Francesca e un agronomo haitiano della stessa Caritas locale che conosce bene questo tipo di intervento avendolo realizzato in altre situazioni e zone di Haiti. Si sta sensibilizzando la partecipazione di tutti i coltivatori della zona perché riprendano fiducia nel coltivare il prodotto tipico della regione che rischiava di essere abbandonato proprio per la difficoltà della sua lavorazione e trasformazione. Si sta indagando presso i vari centri possibili, nelle varie località e città, per verificare lo spazio di vendita e la domanda di mercato che sembra comunque molto promettente. Con questo progetto, oltre a valorizzare la coltivazione più tipica della zona, daremo lavoro a molte persone e un vantaggio economico e sociale per molte famiglie. Era nato come un progetto per la sola località di Ka-Philippe, ma ora vede coinvolte anche le altre cappelle e le altre comunità più piccole che hanno risposto all’appello. Penso che questa attività con la manioca sarà anche un ottimo strumento pastorale per cementare l’unità tra tutti i miei fedeli così sparpagliati in tutte le direzioni. Ho la grazia di avere qui l’operatrice Caritas Francesca Brufani che da Mare Rouge viene regolarmente a Ka-Philippe, a volte per più giorni, per aiutarmi sui vari progetti Caritas in corso e per coordinare il tutto con la Caritas di Milano e quella diocesana dove opera Chiara Catenazzi, l’altra nostra operatrice che risiede a Port de Paix.

GRAZIE A TUTTI E A TUTTE VOI
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che nelle varie parrocchie e gruppi continuano a prendersi cura di questa nostra missione ad Haiti: Arcisate, Brenno Useria, Melzo, Desio e Zibido San Giacomo e le associazioni come Levhaiti di Arcisate, Mooving for Africa di Melzo e il “mio” adorato gruppo missionario “Le Formiche” di Melzo. Grazie alla mediazione di don Giuseppe Grassini abbiamo anche la possibilità appoggiarci alla associazione onlus “Sguardi” di Monza (www.sguardionlus.it) per chi volesse fare una offerta detraibile dalle tasse (vedere sezione come aiutare).

 

DON ANTONIO E MONS. MARIO…. 

Ho un grazie e un augurio speciale da fare a don Antonio Novazzi, responsabile dell’ufficio missionario diocesano, che il Giovedì Santo ha ricevuto la nomina come Vicario Episcopale per la Zona VII di Sesto S.Giovanni. Ci unisce una grande e sincera amicizia e credo proprio che saprà servire con amore e competenza una zona così complessa e vivace e che don Antonio conosce bene, come conosce bene tutti i nostri sacerdoti che operano nell’hinterland di Milano. Nei giorni scorsi  era  in viaggio per Cuba dove da non molto tempo è iniziata una nostra nuova presenza di Fidei Donum.  Il nostro nuovo Arcivescovo, Mons. Mario Deplini, ha voluto fare questo viaggio con lui mostrando il suo profondo e attento spirito missionario. Ci sarà poi da trovare un degno successore di don Antonio e preghiamo lo Spirito Santo per chi sceglierà per noi.

STORIE

JOHN LOVE, CHIERICHETTO E POI….

Ho tante storie da raccontare e tutte prese dalla vita quotidiana della gente di qui. Tante volte mi dico “adesso la scrivo per non dimenticarla” e poi il tempo passa… Tra le tante ecco quella di Johnlove, un chierichetto del folto gruppo che rende servizio in parrocchia. Lui però è davvero speciale.

Johnlove è un chierichetto di 12 anni che ama il suo servizio e non manca mai di essere presente ogni mattino alla messa delle ore 6.00, sia se tocca a lui servire come turno, sia come semplice fedele. E’ un ragazzino molto educato e rispettoso, non ha mai chiesto nulla come fanno spesso gli altri, né caramelle, né regali, né materiale per la scuola, soldi per le scarpe o altro. E’ un ragazzino che tutti stimano e più di qualcuno dice che potrebbe avere la vocazione a diventare sacerdote. A casa è sempre disponibile ad aiutare, ad andare a prendere l’acqua con l’asinello giù in basso alla vallata dove c’è la sorgente o andare ad accudire gli animali al pascolo. A scuola è sempre attento e non trascura lo studio e di fare i compiti a casa. In parrocchia viene spesso, quando è libero, per giocare a calcio o stare con gli altri ragazzi

Abbiamo aiutato la famiglia nel realizzare il progetto della propria casa da costruire nuova dopo il disastro dell’uragano Matthew, così come abbiamo aiutato tante altre. Il papà è spesso in capitale per il lavoro, la mamma si dà fare con un piccolo commercio e nel lavoro dei campi.

Un giorno John è caduto dall’asinello a causa di uno slittamento sul sentiero che percorreva per portare l’acqua a casa. Cadendo ha battuto la testa perdendo momentaneamente i sensi. Per fortuna c’è chi lo ha visto cadere e da dato l’allarme. A casa si è ripreso un pochino, ma sembrava avere la vista annebbiata e provava un forte dolore alla testa. Lo abbiamo portato subito all’ospedale di Jean Rabel con la nostra jeep. Il dottore che lo ha visitato non ha riscontrato problemi particolari. Per alcuni giorni ci ha tenuto in apprensione perché non riusciva a mangiare, aveva una forte emicrania, mancava di equilibrio… Siamo stati a trovarlo di frequente, pregando per lui. Poi, giorno dopo giorno, si è ripreso e ora lo vedo fedele come sempre venire a Messa ogni mattino. Ho però notato che stranamente non faceva più la comunione e allora gli ho chiesto come mai e se avesse bisogno di una confessione. Si è presentato un pomeriggio per chiedere di essere confessato e assolto. Il problema che secondo lui gli impediva di fare la comunione era il fatto di essere stato da un boko, uno “stregone” voodoo per cercare dei rimedi nel periodo che stava male. In effetti questo non è buono per chi è credente e cattolico e inoltre si tratta spesso di personaggi che sanno approfittarsi della buona fede della gente e chiedono molti soldi per i loro riti e le loro pozioni guaritrici. Se John ci è andato non è perché lo ha voluto lui, ma è perché la sua famiglia lo ha deciso e non si è fidata del valore dei farmaci dispensati dal dottore e dalla nostra infermiera. Qui da noi c’è ancora un forte legame con l’antica religione voudou e i boko sono ancora rispettati e ricercati. Molti cattolici, non lo mostrano apertamente, ma non hanno mai lasciato del tutto certe tradizioni ufficialmente proibite. L’ho tranquillizzato, assolto e il sorriso è tornato a fiorire sulle sue labbra.

L’altra mattina, la pioggia cadeva abbondante e io ho tentato di avvisare la gente per la Messa suonando come sempre la campana alle 5.30. Sapevo che probabilmente non avrei avuto fedeli, viste le condizioni del tempo e dei sentieri pieni di fango. Si è però presentato John, tutto inzuppato, il solo che è venuto. Abbiamo aspettato un quarto d’ora e poi ho deciso di lasciare perdere e di rimandare a casa John prima che si ammalasse di nuovo bagnato com’era. La sua casa dista a circa mezz’ora di cammino dalla chiesa. Abbiamo però scambiato due parole e gli ho detto se per caso sentiva nel suo cuore il richiamo a diventare un sacerdote. Ha sorriso, ha annuito con la testa. Gli ho detto che per ora c’è tempo per pensarci e pregarci su. Gli ho detto di continuare a voler bene a Gesù, al suo servizio come chierichetto e di voler bene ai suoi famigliari e a tutti. Poi gli ho dato un lecca lecca e gli ho regalato un Ke-Way che avevo portato dall’Italia. Te lo meriti, gli ho detto, perché tu vieni ogni giorno e non ti ferma nemmeno la pioggia. Adesso con questo chi ti ferma più?